lunedì 16 agosto 2010

E ANCHE QUESTO E' FATTO


Ho finito "L'Arlechin che copa i gati". Come al solito l'ho fatto leggere a Betti. Tutto bene, mi ha dato una buona dritta sul dottor Balzano (oltre a qualche citazione latina, la mente, citazioni di poesie d'amore, il cuore) e mi ha suggerito una scena d'insieme stile musical bollywood (molto in piccolo). Ma ci ha trovato un eccesso di idiomi. Allora: i tre conti parlano in italiano colto, sir Locco nell'italiano storpiato da un inglese, Balzano in un italiano un poco magniloquente, Flaminia e il figlio Ginetto in un italiano nordico dialettizzato (più nella sintassi che nel lessico), Isabella un poco in italiano un poco in veneto, tutti gli altri in un veneto semplificato.

Sì, sembra una babele.

Ci ho pensato, mi piace così, anche perché è una sperimentazione che sto facendo in poesia (vedi a parte o in facebook). Questa, perlomeno, è una base, poi dovrò fare i conti con l'espressività dei ragazzi.

A parte questo, la commedia è dinamica, con personaggi delineati, e non ha più niente a che fare con Goldoni. Non interni borghesi, ma esterni da film: la piazza e il magazzino abbandonato. Non chiacchiere senza fine, ma dialoghi veloci che aprono all'azione, non tematiche relative a rapporti sociali tra pari, ma l'emarginazione, la violenza sui bambini e sulle donne, il parassitismo politico, l'amore impossibile...

Mi sono divertito molto a scrivere, mi divertirò di più a mettere in scena. Come me, ne sono sicuro, si divertiranno gli interpreti e il pubblico.

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