domenica 5 dicembre 2010

UOMINI-ANIMALI


Riporto l'inizio delle recensione di Massimo Vallerani, docente presso l'Università di Torino, a "Visibilmente crudeli. Malviventi, persone sopette e gente qualunque dal Medioevo all'età moderna" di Giacomo Todeschini, ed. Il Mulino. L'ho letta durante la serata di presentazione dei miei libri, per spiegare in quale modo risultassero collegati.

"Quando i venerabili patres cristiani del secolo IV costruirono il complesso edificio istituzionale e ideologico della chiesa cattolica immaginarono una società a cerchi concentrici, con un nucleo di eletti illuminati dallo spirito santo, formato dagli stessi vescovi e da quanti tra i fedeli erano in grado di capire le sacre scritture; al di fuori di questa cerchia si trovavano i semplici fedeli, di buona fama e rispettabili, vale a dire obbedienti ai precetti della chiesa cattolica; poi, più esterni, i villici, gli abitanti del suburbio, simplices, ignoranti e fragile preda di superstizioni contrarie alla fede; ancora dopo, tutti i "minorati" per qualche ragione, giuridica o fisica, anche senza colpe, come le donne, gli infanti, i pazzi, gli stolti; e infine, fuori di qualsiasi recinto, i reietti, i nemici della fede, gli eretici, gli apostati, gli ebrei e in generale i delinquentes, persone malvagie, incuranti della propria reputazione e per questo nemici naturali e impenitenti della fede cristiana. Tutti questi, esclusi, o più frequentemente autoesclusi e per nulla consapevoli della propria condotta, non solo erano fuori del novero dei fedeli, ma dovevano essere espulsi anche dal consesso civile, perché ritenuti indegni, incapaci di fides e dunque privi di credibilità e di affidabilità. Erano persone naturalmente ribelli, perché la mancanza di fides religiosa portava con sé un'assenza sia di fides come fiducia, necessaria a stabilire relazioni sociali positive, sia di fidelitas come obbedienza al potere politico.
Di più, per i dotti padri della chiesa, intrisi di cultura romana – che aveva attentamente graduato la personalità giuridica secondo l'età, il sesso e la condizione sociale dei soggetti –, i non credenti e gli infedeli erano di fatto "non persone": erano "uomini-animali", privi delle facoltà intellettive necessarie a penetrare la parola divina e ad accettare la guida imposta dai patres della chiesa trionfante. L'uomo non cristiano è respinto in uno stato di abbrutimento animalesco che lo denuda della stessa definizione di uomo: chi non ha lo spirito santo, è "segregato dalla chiesa", e dunque è un animalis, conduce una "vita bestiale", come scrive sant'Agostino sulla scia di san Paolo. Al di fuori della civitas cristiana, che si identifica con la società politica in generale, si trova solo una silva incolta, abitata da demoni e da bestie."

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