sabato 22 settembre 2018

BAMBINI D'OMBRA



Un libro dell'agosto 2013, pubblicato in Amazon Kindle. Lo inserisco qui perché sono incappato in una pagina web che lo presentava. Ecco l'acuta e sensibile recensione di Benedetta Bonacina.

Leo subisce una metamorfosi improvvisa e devastante. Diventa un’Ombra. Invisibile, perde ogni contatto con il mondo che conosce. Che cos’è, l’ombra? Solo una variazione di luce? O un destino a cui non si può sfuggire, che fa chiudere gli occhi su una stanchezza letale? Leo deve affrontare le Torce e soprattutto se stesso. Non può continuare a essere quello che non fa mai gol. A sostenerlo c’è la persona a cui è più affezionato: il padre defunto. Ma a spingerlo a cercare la luce oltre l’ombra è Yuri, il suo piccolo amico, un amico da salvare.

“Né consolatorio né buonista né tradizionale. La famiglia come luogo interiore di Leo, mentale e affettivo. Il dolore è uno spegnersi silenzioso. E la rabbia brucia senza scaldare. Forma e contenuto sono note che si fondono in un accordo potente. Le emozioni scolpiscono il ritmo trascinante delle parole e il linguaggio si piega, docile, a dipingere i sentimenti. Il significato e la forza comunicativa del libro non sono riducibili alla sfera infantile, se non nella metafora letteraria. Il percorso dei bambini d’ombra non ha confini cronologici: penso alla sofferenza di chi si sente incompreso (a qualsiasi età) e rifiutato, di chi perde un riferimento affettivo, di chi cade in quello che è chiamato il disagio mentale. Nel finale non c’è una famiglia che apre le braccia e dice, come nei film, andrà tutto bene. Leo si trova davanti il “fuori da sé” esattamente come lo ha lasciato, con le stesse difficoltà e durezze; ha attraversato l’ombra ed è riuscito a tornare indietro, ma la strada da percorrere è ancora tutta da costruire, non facciamoci illusioni. Sotto quel “cielo di ferro”, però, si accende una luce, perché Leo è comunque tornato, e non da solo. Egli non si sente più soltanto un io ma anche un noi; e il noi scalda, dà forza. L’innocente può essere colpito con crudeltà, perché la vita è così, ma vale sempre la pena di cercare una via di salvezza, soprattutto quando il viaggio si fa in compagnia.” (Benedetta Bonacina)

martedì 11 settembre 2018

IL TEATRO DELL'AULA



Molti pensano che la vita sia l’intervallo di tempo tra la nascita e la morte. Alcuni, tuttavia, sanno che viene offerta a tutti la possibilità di vivere più di una vita. Basta trovare il coraggio per dichiarare “morto” un periodo e l’energia per ricominciare da un’altra parte e in una situazione diversa.

Per me è sempre stata così. La vita come una serie di passioni a tempo, tutte sincere e generose. Ogni volta che si prospettava un cambiamento, mi si presentava anche la possibilità di una rinascita. I gruppi teatrali che sono nati e non morti, vivi nella memoria e nell’acquisizione di prospettive, tecniche, argomenti, sperimentazioni, esperienze sempre più ricche e arricchenti. Dalla Gabbia Aperta all’Altra Eva, da Tecneke al Teatro dei Passeri fino al Teatro dell’Aula attraverso decine e decine di lavori con scuole materne, elementari e medie, centri d’incontro, diversamente abili, collettivi, associazioni… un luna park scenico che spesso mi fa girare la testa.


Con quest’ultima dimensione concludo la mia “carriera”. E con un cambiamento per me imprevisto. Il passaggio dalla tragedia alla commedia. Quest’anno mettiamo in scena una “Alcesti in commedia” che porterà i miei ragazzi ad acquisire nuove abilità. Hanno impersonato dei ed eroi greci, hanno sondato la sfera drammatica al suo massimo grado, con le Baccanti, Medea e le Troiane. Ora li aspetta un pubblico  che vuole ridere, e per soddisfarlo devono imparare a ridere loro per primi. Devo apprendere nuovi ritmi, nuove relazioni attoriali, usi diversi della mimica… In poco tempo. Vorremmo presentare l’opera l’8 marzo, per la festa della donna. Ma sono ragazzi in gamba, ce la faremo.


Forse anch’io ho bisogno di prendermi una pausa dalla passione per la tragedia greca e ne approfitterò per ridere insieme a loro. Il lavoro di quest’anno sarà l’ultimo tassello per completare il mio libro sul teatro, un libro intitolato “Il Teatro dell’Aula”. È pronto, manca solo questo capitolo sulla commedia. Uscirà quindi prima della prossima estate.


Pubblicato il libro, mi sentirò davvero soddisfatto.


Perché percepisco come molto significativa questa esperienza? Perché il Teatro si inserisce nella scuola non come elemento estraneo o comunque proveniente dall’esterno, ma innestato nel corpo stesso della scuola. Gli alunni passano davanti all’aula, sbirciano, si incuriosiscono, fanno domande ai compagni che recitano, provano magari il desiderio di provare. Non è più solo una recita scolastica, è Teatro con la T maiuscola, ed è a loro disposizione. A me, questo, emoziona.