venerdì 28 dicembre 2012

UN ARTICOLO SU STRATAGEMMI




Maddalena Giovannelli fa parte della redazione di www.stratagemmi.it, rivista di teatro sia online sia cartacea. L'estate scorsa mi ha chiesto di scrivere qualcosa sulla mia drammaturgia. Per me è stata un'occasione molto importante e coinvolgente. Ero a Otranto e ho scritto di getto l'articolo, ripercorrendo trent'anni di avventure teatrali in provincia e con Lupusagnus e il Teatro dei Passeri. 

Mi sono reso conto che è giunto il momento di capire e di motivare le mie scelte drammaturgiche. Perché determinati argomenti? Perché l'umorismo nero? Perché la mancanza di didascalie? Perché l'affezione per rime e filastrocche? E molte altre cose. Non mi sento un ritardatario o un superficiale. Fa parte del mio metodo di lavoro, sempre stato impulsivo e perfino avventato. Ho scritto tanto, tantissimo, sia per adulti sia per ragazzi. Ora per continuare a scrivere sento il bisogno di definire un metodo.

Prendo come punto di riferimento il dio greco Pan. Divinità anomala. Pan è dio, uomo e bestia. L'unico dio che può morire. E infatti una leggenda racconta che al tempo di Tiberio (42 ac-37 dc), il pilota di una nave egiziana sente gridare "Thamuz Panmegas thetneke" (Thamuz, il grande Pan è morto!). La Chiesa fa di Pan il diavolo, Satana. Sia per le sue fattezze sia e soprattutto per le sue libertà sessuali. Pan che terrorizza (timor panico) e che suona il flauto. Pan emarginato sia dagli dei sia dagli uomini, Pan che vive a stretto contatto con la natura (Pan come tutto). 
Insomma, ci sono gli elementi per avviare un'indagine sulla mia drammaturgia, quella che è stata e quella che sarà: il senso panico della vita, la morte, l'arte, la difficoltà di comunicazione, la solitudine, la violenza, l'emarginazione, l'irrisione dei valori civili...

Sto raccogliendo materiale per il mio saggio e sto in contemporanea scrivendo un'opera riflettendo su come voglio che sia, un'opera di teatro. Quindi, per il momento accantono la prosa. Ho scelto di scrivere un sequel di "Mamma mammazza" con il titolo provvisorio di "La casa dei gatti".
Con la madre, che si chiama Emma, vivono i gatti che hanno mangiato Piero. Alcuni maschi e una femmina, legata alla luna, al sogno, alla ricerca di una vita diversa. Emma attende con ansia e timore il ritorno di Chiara. Si trova in conflitto: vuole accoglierla a braccia aperte e nello stesso tempo ucciderla. Poi non so. Vado cauto. Per me, è un'opera importante. Quella che segna una via nuova. Se ci riesco. Non tutto mi è chiaro. Forse non sono in grado di fare ciò che in modo confuso mi prefiggo.
Ci tento.
Ecco il link per scaricare l'articolo in pdf:


martedì 25 dicembre 2012

THE SAGAN SERIES

Una traduzione approssimativa:


"La Terra, un piccolo punto blu. Guardatelo a lungo. Poi cercate di convincervi che Dio ha creato l’intero universo per una sola delle dieci milioni di specie che abitano quel granello di polvere. Siamo portati a proiettare la nostra natura su tutta la natura. Darwin: “L’uomo, nella sua arroganza, si crede meritevole di una creazione divina. Credo sia più giusto e più umile considerarlo discendente dagli animali”. Siamo gli ultimi arrivati. Viviamo nei sobborghi dell’universo. Siamo emersi dai microbi e dal letame. Le scimmie sono nostre cugine. Non sappiamo controllare i nostri pensieri e sentimenti. Addirittura, stiamo rovinando il mondo. Siamo un pericolo per noi stessi. Noi stessi abbiamo costruito la trappola che ci si apre sotto i piedi. Ci troviamo in caduta libera. Se bastano miti e rituali per farci attraversare una notte che sembra infinita, come non simpatizzare con l’altro e capirlo? Vogliamo sentire di essere qui per uno scopo. Anche se, superate le illusioni, pare che non ci sia alcuno scopo evidente. Solo la saggezza e il coraggio rendono significativa la vita. Siamo i custodi del significato della vita. Vogliamo un genitore che si prenda cura di noi, ci perdoni e ci salvi. Meglio, però, conoscere che ignorare. Meglio affrontare la dura verità che raccontarsi una favola rassicurante. La scienza è stata un viaggio nell’ignoto. Una lezione di umiltà a ogni tappa. Le nostre percezioni istintive possono sbagliarsi. Le nostre preferenze non contano. Non godiamo di un trattamento privilegiato. Se è una finalità cosmica che cerchiamo, allora troviamoci un obiettivo degno."

WIKI:
Carl Sagan (New York9 novembre 1934 – Seattle20 dicembre 1996) è stato un astronomodivulgatore scientifico e autore di fantascienza statunitense. È stato uno dei più famosi astronomi e astrochimici del XX secolo. Lo si ricorda inoltre come grande divulgatore scientifico, come scrittore di fantascienza e come epistemologo in qualità di maggiore esponente dello scetticismo scientifico. Nel corso della sua vita Sagan pubblicò più di 600 tra articoli scientifici e articoli di divulgazione scientifica, e fu autore, co-autore o editore di più di 20 libri. Nelle sue opere ha frequentemente appoggiato l'analisi scettica, l'umanesimo secolare e il metodo scientifico. È stato uno dei fondatori del Progetto SETI per la ricerca delle intelligenze extraterrestri.

Su YOUTUBE anche gli altri video della serie.

ANTONIO ALLA SCENOGRAFIA

Antonio Di Bari al lavoro su uno dei fondali di "La città dei bambini pirati". Questa riproduzione di "Gli Archeologi" di De Chirico riveste un paravento che rappresenta la "casa" delle ragazze, il loro rifugio dalla 
chiassosa e distruttiva invadenza dei maschi.

Il laboratorio di ceramica che gestisce a Ghemme:



PICCOLI NEL GRANDE, GRANDI NEL PICCOLO

giovedì 20 dicembre 2012

AUGURI


UNA LEZIONE AL TEATRO SOCIALE DI COMO

Stefano De Luca è a Buenos Aires con l'Arlecchino. Tiene un corso al Teatro Sociale di Como e mi chiede di sostituirlo all'incontro di mercoledì. Volentieri. Eccomi a Como. In onore alla crisi, un video mapping da togliere il fiato. Entro in teatro. Ci trovo sette allievi al sesto anno di corsi settimanali. Mi presento, presento il programma. Loro hanno le copie di "Peggio per chi resta", un mio piccolo atto unico che avevo scritto per i ragazzi da utilizzare per il saggio finale. Ma io ho portato i libretti di "Death watch". Si dividono in tre gruppi (tre, tre, uno). Hanno mezz'ora di tempo per leggere due pagine del monologo e prepararne la lettura. Poi si esibiscono. La materia è ardua, un racconto duro e drammatico. Non manca quindi un'interpretazione sanguigna. C'è poi un duo: voce sofferta e voce dura e neutra (una prigione che richiama il campo di concentramento). Il terzo gruppo presenta una voce maschile lenta e scandita, che crea suspence; a seguire, una voce femminile spiazzante, il registro dell'ironia; infine, una voce femminile drammatica. Mi complimento, in poco tempo sono emerse idee molto interessanti. Ogni gruppo ha elaborato anche, a grandi linee, un progetto di messa in scena, che si è rivelato uguale per tutti: luce bianca fredda, gli elementi di arredo citati nel testo, sbarre sullo sfondo.


Faccio notare come tutti si sono limitati a leggere da fermi. A nessuno è venuto in mente di legare la lettura al movimento. 

Mostro il video dei Passeri ed espongo le linee guida della regia: luci colorate, nessun arredo di scena, solo un tappeto di pvc con la griglia di tre celle, movimento incessante dei tre attori che interpretano l'unico personaggio, Zaccheo.
Invito a lavorare per altri dieci minuti sui movimenti. Ed eccoci alla parte più ostica. Ho l'impressione che abbiano approfondito la dizione, l'espressività della voce, l'immedesimazione del personaggio...  secondo un teatro che vede la scena come uno specchio della realtà. Il palcoscenico salotto. Sul quale si cammina, ci si siede, si corre, ci si accascia, ci si stende... come nella realtà. Non sanno bene che cosa fare, dato che inseguono la consolidata strategia di "dare corpo al personaggio". Ma un detenuto nella cella della morte... quali movimenti può fare? Hanno visto nel video che i Passeri percorrono la griglia, si agitano, lottano, fanno strani movimenti... Hanno visto che funziona, ma non ne colgono la logica. Non sono movimenti che corrispondono alle parole. Non sono onomatopeici.

L'attore non si muove nel realismo di un ambiente riconoscibile. Non recita una fotocopia della realtà. Dico loro che a me dell'immedesimazione non interessa granché. L'attore si muove non nel senso che si sposta, si siede, si rapporta, esce e entra... Si muove nella musica e nella luce, nella parola e nello spazio, nella relazione interpersonale e in quella oggettuale. E non parla come un ipotetico personaggio (non sarà mai lui, non potrà mai non essere se stesso, e quindi o recita se stesso o scimmiotta).

Ponetevi il problema del pubblico, dico per concludere. Non annoiatelo mai. Dategli un prodotto comprensibile, interessante, emozionante, spiazzante, divertente. Dategli ritmo, colore e movimento, suoni e musiche. Non dategli una fotocopia scialba della vivida realtà. Ma questo è un discorso troppo lungo, e ci salutiamo.


lunedì 17 dicembre 2012

DEATH WATCH 2









"Death watch". Le prime prove mirano a far acquisire ai ragazzi lo spazio di lavoro: tre celle anguste, nelle quali ognuno è anche l'altro, ognuno è detenuto e anche guardia e aguzzino di altri detenuti, nelle quali non si è soli: si convive con insetti e silenzi, psicosi e ricordi, allucinazioni e continua ricerca di risorse per sopravvivere. Gilberto, Giovanni e Nicola (Alba fa in pratica da vice regista, annota e dà contributi) si trovano di fronte a una prova nuova e impegnativa. Per il "Teatro dei Passeri", l'opera rappresenta un punto di inizio e di non ritorno. Stiamo affrontando la dizione, per dare dignità espressiva al parlato. Vorrei trovare un'insegnante di street dance per curare alcuni momenti, con figure popping o comunque hip hop. La regia non si focalizza sull'interpretazione di tipo realistico, ma su una ricerca di espressione di stati d'animo e situazioni attraverso il movimento, l'interazione coreografica, la sintonia fisica con la musica e l'utilizzo della voce nel modo più ampio possibile (corale, quasi cantato, alternarsi di registri...). Lorenzo, che sarà supportato da Carlo alla chitarra, sta componendo le musiche al computer, con il superamento della melodia e la ricerca di corrispondenze al ritmo interiore, e con ricorso a effetti sonori.
Insomma, per noi dilettanti, un affacciarsi al teatro con l'ambizione di voler raccontare qualcosa di nuovo, che sia d'impatto e tolga il fiato, e che emozioni a livello profondo, nella zona in cui l'estetica e l'empatia s'incontrano con l'intelligenza e lasciano una traccia forte.

sabato 15 dicembre 2012

CHRISTMAS ADVENTURES

La neve ha dissuaso molti dal portare i piccoli alla lettura dei Pettirossi in biblioteca, ma l'incontro è stato comunque piacevole ed emozionante. I Pettirossi, gruppo di bambini lettori nato nell'ambito di Nati per leggere, si sono esibiti in tre letture animate (musiche, effetti sonori e movimenti). Testi di Aquilino. "Un Natale di streghe puzzose", "Un Natale bestiale", "La Befana vola ancora". Applausi!


Nuovo appuntamento in primavera, quando i Pettirossi porteranno le letture alla scuola materna.

giovedì 13 dicembre 2012

I SEGRETI DELLO SCRITTORE


Si ritiene che lo scrittore sia sempre soddisfatto (gli artisti sono narcisisti, no?), quando le persone intorno a lui parlano delle sue opere in termini elogiativi, o perlomeno con interesse sincero. Di solito, rimarcano le qualità più immediate e popolari: l’intreccio, i personaggi, l’atmosfera, la scrittura precisa evocativa comunicativa eccetera. Eppure, a volte, lo scrittore sente un nodo in gola, manifesta una ritrosia ingiustificata, vorrebbe scappare via, s’ingarbuglia con le parole che riteneva adeguate e invece sono solo suoni, bolle di sapone che esplodono in aria. Intanto, nel segreto dell’intimità suscettibile e nevrotica, quasi una foglia di mimosa pudica, si chiede che cosa ci stia a fare in un luogo di parole estranee, di pensieri alieni, di progetti incondivisibili, di energie spese per il mercato, l’impresa, il successo. E fissa la propria mano, una carne di vene in rilievo, di dita inquiete, di pelle molle che denuncia l’età, di rughe la cui profondità raccontano il senso della vita… Ma, soprattutto, gli viene a galla, come un detrito di mare, briciola di relitto di naufragio, la sua verità. E vorrebbe gridare: non gridate, per favore, quello che sembra; cercate invece la verità, che è semplice. Sempre semplice, la verità. Gridate, per favore, la ricerca di purezza, non una parola in più; l’equilibrio delle parti; il dolce compromesso della comunicazione; la misura delle cose, la misura delle cose. Gridate l’empito di umanità in un personaggio in apparenza burattinesco, una mascherina che cela invece un dramma sconfinato. Gridate l’esigenza di dire cose grandi, anche nel piccolo. Gridate la necessità di scrivere per i deboli, che altra scrittura non esiste. Gridate l’ingiustizia, che è pane quotidiano. Nell’avventura, nell’horror, nella comedy… cercate l’uomo, cercate la donna, il bambino, la bambina, cercate la vita, la sua tragedia. E se invece parlate di target best seller altri inglesismi che allo scrittore non competono, allora tenetevi i vostri grandi successi, e prosperate. Lo scrittore è raro che prosperi. Di solito, sopravvive.

venerdì 7 dicembre 2012

L'INCONTRO CON L'AUTORE

Questa volta, senza prendere auto o treno. A piedi fino in biblioteca, dove giungono le due classi Quarte della scuola elementare "Maraschi". Gli incontri fanno parte del progetto "Il mangialibri". I ragazzi parlano di libri con me, tornano poi in biblioteca per iscriversi e prendere libri in prestito; infine, chi vuole può partecipare al concorso, preparando la rielaborazione di un libro letto (finale diverso, episodio nuovo...). Da febbraio può recarsi in biblioteca per scrivere il vproprio brano al computer; in questo modo ci si assicura che la scrittura sia davvero del bambino, senza correzioni e interventi più o meno pesanti degli adulti. A conclusione, la premiazione.
Quando gli alunni sono bene preparati dalle maestre (e in questo caso lo erano) è un piacere parlare con loro di come si fa un libro, dallo spunto iniziale all'ultima correzione; di quello che fa la casa editrice (editor, stampa, distribuzione, promozione...); del valore della lettura e della scrittura; e di tante altre cose.
Niente è mai noioso, per un bambino, se lo si racconta con passione, simpatia, rispetto per il piccolo ascoltatore. I bambini sono avidi di conoscenze, sono curiosi, ribollono di sogni e progetti, amano raccontare le proprie esperienze.
A questi incontri, quindi, io parlo, ma tocca anche a me ascoltare; se all'inizio sono io che rispondo alle domande, poi tocca a me farne e ricevere le risposte in un gioco interattivo che getta un ponte solido tra lo scrittore e l'alunno, tra l'adulto e il bambino.
Il tempo passa in fretta, ma è più che sufficiente per lasciare un ricordo piacevole e prezioso.

giovedì 6 dicembre 2012

PASSEROTTI 6


Esercizi. Camminiamo tacco-punta, elastici, su il ginocchio, lo tira un filo in avanti, come un altro filo tira la testa in alto, le braccia remano… Ostacoli: mani in tasca, passo strascicato, braccia rigide, testa bassa, busto a bandiera, piede piatto, distrazione, gioco… Cerchio: ripetere la mia frase a un compagno a scelta, che deve poi ripeterla al contrario (di tonalità velocità, intensità…). Quindi, a specchio: frase più gesto. E adesso la prova. Abbiamo pronti venti minuti che presenteremo alle mamme e ai papà mercoledì 19, in modo da offrire agli attori un primo assaggio di impatto con il pubblico.

Entriamo nella fase più difficile e delicata. Finora i bambini (nove e dieci anni) si sono limitati a imitare. Il rischio dell’imitazione è che ha durata breve e non risulta convincente. Si tratta ora di attingere alla consapevolezza. I piccoli attori dovrebbero introiettare le indicazioni ricevute e sviluppare una piena coscienza di sé, del proprio corpo, del modo di relazionarsi. In questa fase, sfera psicologica ed espressiva si toccano e interferiscono.

Se un bambino tende a recitare voltando le spalle al pubblico in modo a volte ostentato, forse rivela un atteggiamento provocatorio e una certa difficoltà a relazionarsi in modo sereno con gli adulti. La bambina che struscia i piedi e ha difficoltà a mantenere una postura corretta, forse manifesta resistenza al coinvolgimento emotivo. Quello che approfitta di ogni occasione per combinare uno scherzo o per mettersi a giocare, forse vuole solo essere colto sul fatto e rimproverato. E chi cammina in modo disarmonico, sta facendo i conti con la crescita improvvisa ed eccessiva, fuori controllo. E poi la voce: di tonalità alta, una sirena che attiri l’attenzione; tenuta dentro, ritrosia e timidezza nei rapporti. Per tutti vale la ricerca di un “equilibrio di attenzione”. C’è chi la cerca disturbando, fingendo di essere distratto e interrompendo un’azione, o ridendo e facendo un dispetto; e chi la cerca, al contrario, affossandosi sulla sedia, in silenzio, costringendo gli altri a dargli un richiamo.

Insomma, muoversi nello spazio, manipolare l’emissione della voce, stabilire contatti e relazioni con i compagni, porsi sul confine tra realtà e immaginazione, mettere sotto controllo mani gambe busto testa sguardo… sono tutti elementi deflagranti, che cozzano contro abitudini vecchie, immagini di sé, tipologie caratteriali, difese, inibizioni… Il teatro è micidiale, costringe a prendere in esame aspetti di sé che erano stati accantonati. Costringe ad affrontarli e a risolverli, quando si presentano in modo conflittuale. E così, nel gioco della finzione, sulla ribalta c’è la realtà dell’Io in un coinvolgimento forte con gli altri. Se il bambino è collaborativo, avrà non solo applausi, ma preziosi momenti di crescita. 

mercoledì 5 dicembre 2012

MESSALINA DI BRUGHIERA

Mi manda un'email Lampi Di Stampa, l'editrice on demand che ha pubblicato "Death watch. Pane e lacrime" in quanto vincitore del Premio Gerundo. Mi offre una promozione per la pubblicazione di un altro libro. Colgo l'occasione, visito l'archivio e ne tiro fuori "Messalina di brughiera", un romanzo breve (154 pagine) che avevo scritto per rilassarmi e per mettermi alla prova con qualcosa di più commerciale. Ho pensato di rivolgermi alle lettrici (molte mie opere di teatro sono sulle donne) e ne è scaturita una storia influenzata dalla serie di Albino Guidi. Qui, però, non ci sono gli dei dell'Olimpo, ma alcune divinità celtiche. Chiedo a Gianna Cannaos, l'amica che ha curato le scenografie di spettacoli con bambini, di realizzare un'immagine per la copertina. Ecco la presentazione sul retro di copertina:

"Lina si lascia alle spalle il marito, accusato di un reato ignobile, ma soprattutto le certezze. Si ritira in una casetta di campagna dove l’attendono l’inaspettato e l’incomprensibile. Si può amare un dio? Un dio come Beleno, forte e protettivo? Si può, ma non per sempre. Il vero amore si presenta sulle note del “Don Giovanni” di Mozart. “C’erano cose… cose che non stavano né in cielo né in terra, e che avevano origini sia nel cielo sia nella terra. Io, così umana, come potevo prendere in mano la situazione? La mia volontà cozzava contro forze soprannaturali.”

Lina Donati, una signora di Milano, va a vivere in provincia, in una cascina malmessa che il suo vicino di casa, il misterioso Beleno, rimette a nuovo. Viene aggredita da un corvo, che si trasforma in... Nemain, spirito guerresco, il cui nome significa frenesia e furia. Chi sono Beleno, Nemain, Efrenia e Tirubio? Quale mistero unisce le quattro case? Chi trama alle spalle di Lina? E Lupo, l'affascinante regista, tornerà a farsi vivo?

Tempo fa, ho leggiucchiato l'articolo di una giornalista che invitava i colleghi a non recensire i libri pubblicati a pagamento. Meglio una piccola casa editrice, scriveva, che una on demand o ad acquisto di copie. Grazie, signora. Lei continui pure a recensire i libri dei premi letterari, delle grandi case editrici, magari scritti da calciatori o cantanti, delle redazioni che stanno diventando un "fai da te", tanto dell'autore vero nessuno ha più bisogno: tutti sanno scrivere, tutti sanno fare i saccenti. Da parte mia, continuerò a pubblicare con chi mi pare, dato che non vado alla conquista di folle oceaniche di lettori (non scrivo per le folle), ma di libri nuovi da scrivere, per cui mi si rende necessario archiviare i vecchi o su carta o in forma digitale. Nessuno mi recensisce, ma a me sa quanto me ne importa?

Aquilino, "Messalina di brughiera", Lampi Di Stampa, a breve disponibile online e nelle librerie.

domenica 2 dicembre 2012

AUTUNNO

MALUS PERPETU EVERESTE
CAMELIA SASANQUA

IL FRUTTO DEL PITTOSPORO
ILEX VERTICILLATA

sabato 1 dicembre 2012

PASSEROTTI 5


Delimito lo spazio utilizzabile: quattro metri per tre. Lo chiamiamo palcoscenico. Se uno oltrepassa la linea, facile che un compagno dica: sei caduto giù dal palcoscenico. Tracciare sul pavimento il rettangolo è come dare una casa agli attori. Dà sicurezza. Non più confini indefiniti. Ora se uno deve spostarsi in avanti sa che può farlo fino a un certo punto, e lo stesso sui lati. Camminiamo lungo il perimetro, attenti agli angoli e alla diagonale quando si passa davanti alla porta: strusciamento di punta e via, si cambia direzione. Qualche prima osservazione sulla postura e sulla deambulazione: c’è chi è sempre scomposto, chi strascica i piedi, chi s’irrigidisce, chi vive braccia gambe corpo come elementi estranei, fuori controllo.
Ora ci  si sposta lungo un perimetro o una diagonale o tagliando per il largo o per il lungo. Strade invisibili, che danno un senso all’andare in giro per il palcoscenico. Può apparire rigido, ma serve per impedire che il bambino si muova in modo insensato, ora avanti ora indietro, senza mai sapere quanto andare e dove fermarsi. D’altronde, la zona di recitazione è spiazzante, un’area con pochi punti di riferimento, con l’impiccio del pubblico di fronte al quale non devo girare le spalle, e gli altri impicci dei compagni sparsi qua e là. Una griglia dà senso allo spazio vuoto.
Anche le sedie devono essere disposte secondo un a geometria sensata: a semicerchio, in modo che tutti siano visibili, con un corridoio dietro per uscire o prendere i compagni alle spalle.
Ecco, lo spazio è strutturato.
Ora qualche esercizio di vocalizzazione. Scansione e massimo utilizzo dell’aria inspirata. L’attenzione va ai movimenti di inspirazione ed espirazione. Le voci dei bambini sono di tonalità alta, perfino stridula; di intensità insufficiente, a volte solo un soffio; di velocità incontrollata, per cui le parole vengono sparate senza pausa e senza intonazione. Esercizi per ascoltarsi per ascoltare.
Esercizi per guardarsi in faccia. La tentazione è forte, di dire le battute al vuoto; non al pubblico o al compagno, perché sia il pubblico sia il compagno sono fonti di emozioni. Consapevolezza dello spazio, dello sguardo, della relazione instaurata.
Proviamo la prima parte dello spettacolo, più volte. Ogni prova ha due obiettivi: consolidare quanto acquisito e perfezionare con piccole aggiunte e approfondimenti. Di volta in volta, aumentano le competenze. Per fortuna, il bambino ama la ripetizione. Purché, naturalmente, la situazione sia coinvolgente. Procediamo con buon ritmo. Qualche rimprovero perché, nei momenti di attesa fuori dell’aula, scatta il gioco. Difficile, per loro, comprendere il significato e l’importanza di “concentrazione”. L’intendono come silenzio e disciplina, più che come preparazione mentale e fisica alla performance. E, per fortuna, questo teatro li diverte e li appassiona. Quando toccano la porta e si sentono i versi spaventosi del tirannosauro… l’emozione si rinnova, il gioco è sempre bello. Arrivano i genitori: tutti a casa. Raccomandazione: studiare tutto a memoria!