martedì 31 agosto 2010

IL PIU' BELLO DI TUTTI I FRATELLI - FONDOTOCE


8 Settembre 1943/2010
Celebrazione del 67° anniversario

mercoledì 8 settembre ore 10.00

presso la Casa della Resistenza, via Turati 9 Verbania Fondotoce.
Programma
Ore 10 Saluti del Presidente Vittorio Beltrami
Saluti delle autorità
Irene Magistrini introduce la testimonianza di Mario Parachini, ex internato militare
Ore 11 Spettacolo teatrale “Il più bello di tutti i fratelli”.

Testo di Aquilino, messo in scena dalla compagnia L’Altra Eva.
Lo spettacolo Teatrale “Il più bello di tutti i fratelli” sarà replicato per gli studenti intorno alla metà di settembre in occasione della testimonianza di Franca Volpe, figlia del Tenente Volpe internato militare in Germania dopo Corfù

LUPUSAGNUS RIPARTE


Mi telefona Stefano, vengo stasera con Marta. Bene. Corsa alla Coop, vino bianco leggero di Locorotondo, bresaola e prosciutto crudo serviti con fichi e susine del giardino, insalata mista ricca, assortimento di mini gelati... Parliamo della trilogia e dell'allestimento di "Canicani". A settembre i provini per trovare i nuovi interpreti (ben sette personaggi). Nel frattempo, riscrivo l'opera modificando soprattutto il secondo atto. Ci vengono ottime idee. Lo spettacolo sarà montato in provincia di Parma. Stefano ha trovato la disponibilità di un'associazione che gestisce una struttura in grado anche di ospitare la compagnia. Io mi metto subito al lavoro. Sono tre atti, li riduco a due. Metto meglio a fuoco i personaggi, ma soprattutto mi prefiggo di caratterizzarli a livello di linguaggio. Spedisco il primo atto a Stefano lasciando in sospeso le parti cantate, dato che non è stato ancora deciso che tipo di musical sarà. Ma sarà un musical. Crudo e orgiastico, violento e raccapricciante, humour nero, pathos, un altro sipario squarciato sulla famigliola della villetta a schiera che alleva figli come cani per venderne la carne all'amico e complice ristoratore. Ahi ahi, prevedo ancora una volta reazioni forti da parte del pubblico.
Sono molto contento. Stefano è carico di energia, io pure. Fuochi artificiali.
L'appuntamento è per febbraio, al Teatro Binario 7 di Monza.

lunedì 30 agosto 2010

MARINAR 5


Stavo là che rimiravo.
Me disevo: sì sta bravo,
sto giardin l’è proprio beo,
l’è ‘n giardin degno d’on deo.
Po’ na vose rintronante
e ‘l Signore go davante.
“Cosa fai nel mio giardino?
Cosa rubi, malandrino?”
Oh, Signor, che son ste accuse?
Damme subito le scuse!
“Questo è l’eden che ho creato,
qui nessuno ti ha invitato.”
Sarà pure ‘l tò vangelo,
mi per terra e ti su in cielo,
ma chi zappa, pota e vanga,
chi fa il mulo sulla stanga?
Deh, Signor, se sei il creatore,
io sono il lavoratore,
con i calli sulle mani,
mentre tu… re dei sovrani.

sabato 28 agosto 2010

MARINAR 4





Se va ‘n mona ‘l mondo, vo
in del giardin. Slungo ‘l braso al rosmarin,
po’ rastrelo via l’alloro
e che aroma che me punze pì che a vespa!
Sono qua che m’innamoro
tra ‘l basilico e l’issopo,
stropo i oci, me fo cieco,
e me porta via un sogno e ‘l prima e ‘l dopo
non cianno più senso: è tutto
un odor d’immenso.
Strepo salvia che strasborda,
ne faso un vaso alla cusina. Intanto aneto
me raconta ‘l so profumo.
Vo a trar su na fragoleta, e che sospir.
Fo lo stesso ai pomidoro, na carezza
e su le dita resta un’eco
del respir de terra e aria.
E ‘l lemon ch’è fatto d’oro?
L’oro vero è freddo e muto,
ma ‘l lemon che l’ho spremuto parla e canta:
va’ lontan, no stare qua
a sentir del mondo mona,
va’ lontan con i profumi, a respirar
forte, e va’ lontan, a respirar.

GIRASOLI

I girasoli nati dai semi che le cinciallegre fanno cadere dal contenitore appeso all'olivo. Sullo sfondo la legnaia (nell'altra foto la metà riservata alla legna). L'olivo, come gli oleandri, ha subito la lunghezza e la crudezza dello scorso inverno. Ramo dopo ramo sembrava dovesse arrendersi, poi, ormai tutto spoglio, ha germogliato dalla base. Ora mi sta crescendo un olivo cespuglioso. Il fauno, dalla legnaia, va e viene, ma lo vedo solo io.

MARINAR 3


Quanta zente in della piassa!

De ogni posto e d’ogni rassa.

Tuti in pìe, tuti a criare:

e viva e viva e viva viva e viva!

Fino a qua ‘l casin me riva,

eppur sì che son distante.

De colpo tase la folla esultante

ch’el riva lu, e cumincia a parlare.

Cossa dise non importa,

occhio falso e bocca storta.

E chi ride o piagne o cria:

e viva e viva e viva viva e viva!

Fino a qua ‘l casin me riva,

l’è na noia, l’è na piva.

Po’ vien un co a divisa, un comandante

che me fa: tu che fai costì distante?

Vieni insieme agli altri e grida

e viva e viva e viva viva e viva!

Go da fare, generale,

go i lavori del giardin,

ma voi prego andate avanti

a sberciare tutti quanti:

e viva e viva e viva viva e viva!

Che tanto, prima o dopo,

quel ch’è vivo è tutto morto.

martedì 24 agosto 2010

FAUNO: IL COMMENTO DI STEFANO DE LUCA




Il Fauno! L'ho tenuto così a lungo sul comodino, a portata di mano, e l'ho aperto proprio quando mi era necessario. Così mi succede a volte con le letture che restano. Sono lì, come in attesa. E poi all'improvviso sembrano rispondere ad un'urgenza dell'anima. E il tuo Albino con il suo coro di fronde mi hanno parlato davvero all'anima. E al cuore. Mi hanno detto di te, certo, ancora molto più di quanto già non sapessi. Ma anche di me e del Mondo. Delle sue contraddizioni. Della vita e della morte. E del tempo. E del sacro. grazie grazie grazie. Che gli dei dell'Olimpo e il frusciare degli aceri e dei pruni continuino sempre a sussurrarti parole magiche da regalare al mondo.
(Stefano De Luca - http://www.stefanodeluca.it/)

venerdì 20 agosto 2010

MARINAR 2


Ce son giorni che me sento
‘l core cupo.
Proprio allora se me guardo nel torrente
vedo ‘n lupo:
l’acqua corre e il lupo resta.
Me fa ‘n cenno co la testa:
nun è niente, va’ a far festa.
Ma de andar in tra la zente
co ‘sto lupo drento l’ombra
no me va.
Se me movo, lu se move;
se me giro, lu se gira.
Et allor sto qua,
co ‘sto lupo che me fissa,
che cià gli occhi de na bissa.

mercoledì 18 agosto 2010

APPUNTI SUL FAUNO

QUALCHE SPUNTO PER LA PRESENTAZIONE DI "Un fauno in legnaia" a Librinpiazza di Orta.



Il libro comincia così: “Albino guidava attento verso casa. Voleva mantenersi vigile per evitare guai con i distratti e con gli avventurieri del sorpasso. Lui era un mite, al volante; ma gli altri erano pirati.”
Albino è attento, vigile, mite.
Gli altri sono distratti, avventurieri, pirati.
Il libro è la storia di un’emancipazione. Albino si libera anzitutto di se stesso, dell’immagine fasulla di uomo di successo, agiato, rispettato, scoprendo che i valori in cui crede la maggioranza della gente non sono per niente valori, ma strutture labili che non assicurano serenità e felicità.
Si libera dei rapporti fasulli, quelli con la fidanzata Lucilla e con i suoi amici goderecci e superficiali, perbenisti e ipocriti. Si libera di una fede che sente estranea. Ma tutto questo senza fare battaglie e nemmeno polemiche. Lui non farà altro che stabilire nuove relazioni. Inaccettabili, però.

Albino non si lascia alle spalle la propria storia per sentirsi poi svuotato e annichilito. Anzi, scopre nuovi modi di essere. Entra in sintonia con la natura, attraverso la cura del giardino, e con la storia universale che non si cura di presente/passato/futuro, ma che coagula sempre tutto in un presente eterno. Le antiche dee greche sono vive e attuali e sono magistrae vitae. Grazie a loro, Albino prende le distanze dalle piccole miserie quotidiane dell’ambiente sociale e si apre a dimensioni di più ampio respiro.

Il libro comincia con un malessere che Albino non sa identificare. È riuscito ad andare in pensione, può contare su una certa agiatezza economica, ha conseguito un buon successo professionale, è stimato da tutti, ha una fidanzata che si prende cura di lui, ha perfino l’auto nuova…
Che cosa è successo da farlo stare così male?
È appena morto suo padre. Una fine umiliante. “Albino lo aveva assistito con affetto, e aveva sofferto della sua dignità calpestata, della sua solitudine disperata. E quando era morto aveva pensato con sollievo e strazio: è finita, papà. Era addolorato per l’ingiustizia della vita che aveva ridotto in quel modo un uomo buono e giusto.”
Forse, quindi, la leva che sta operando il ribaltone della sua vita è la morte, che comunque lui non teme e che accetta con rassegnata serenità.

Un giorno, una donna gli si para davanti all’auto mentre sta rientrando da una visita alla madre. “Sono Atena, la dea della chiarezza – disse l’apparizione – Stai per affrontare cambiamenti che possono schiantarti, ma io sono con te.”
Il primo effetto dell’incontro è il ripudio della sua immagine di scrittore per ragazzi. Di colpo, non gli interessa più il successo letterario, non sente più il bisogno di essere qualcuno. La sua identità è altrove.
Per cambiare la propria vita, Albino cambia il giardino. Gli fanno da guida Atena e un’amadriade di nome Filli.
“Nel pomeriggio, dopo avere scavato la buca per il pino, mise a dimora le piante tra le ginestre, e quando al crepuscolo rientrò e poi dalla serretta contemplò il lavoro fatto provò una sensazione strana, come se il riordino non riguardasse solo un angolo di giardino, ma anche il proprio mondo interiore che sapeva non più così completo e definito come se l’era sempre immaginato.
Anche dentro di lui c’era da potare, trapiantare, eliminare, concimare, annaffiare…
“Con calma,” disse Atena apparsa al suo fianco. “Cedi all’entusiasmo, ma non alla fretta. Hai tempo fino all’estate per rinnovare il paesaggio.”
“E poi?”
“L’autunno, il riposo. E la tempesta. Ti servirà per affrontare l’inverno. Così apprezzerai la solenne potenza della primavera.”
“E tu starai qui fino all’estate?”
“Te l’ho detto. Avrai bisogno di aiuto. Ci saranno battaglie da combattere.”
“Contro chi?”
“Coloro che presumono di essere gli unici giusti.”

Va a pranzo con Lucilla, la fidanzata. Il loro tavolo è occupato da Atena, Filli e Afrodite.
“Simpatiche, no?”
Lucilla tacque per cinque secondi esatti, solo per fare pesare la risposta.
“Di sicuro la gente se n’è fatta un’idea… Sembrano tre… tre donne di quelle.”
“Quali?”
“Ma non hai visto come sono vestite? E come ti guardava quella là, Afrodite? Ma che nomi sono Atena e Filli e Afrodite? Nomi di prostitute, no? Da dove venivano, dalla guerra di Troia?”
Lucilla tirava fuori il peggio di sé, quando era molto irritata.
Albino deglutì. Ogni volta che Lucilla era molto irritata, desiderava essere altrove.
“Non ti sono simpatiche.”
“Albino, qui non si tratta di simpatia. Tutto il paese si sta chiedendo chi frequenti.”

Ecco, Albino ha superato la linea di confine. Frequenta persone che non dovrebbe frequentare. Se frequenta loro, non può più stare con la gente con cui ha sempre vissuto. Nella legnaia vede un ragazzo, ma ha le gambe di capra: è Pan. Lo invita a scrivere, quando invece Albino aveva pensato di non essere più in grado di scrivere niente. Gli incipit. Gli inizi di tante nuove storie.

Lucilla gli manda padre Conservo Maiori, un prete integralista e fanatico, con brutte storie alle spalle. Vorrebbe parlare con Albino, entrare in casa, invitarlo in chiesa… ma nel giardino appare un centauro, scambiato per il diavolo.
Ormai Albino è condannato, si è messo dall’altra parte, dalla parte del male.
“Il prete non smise di sorridere. Albino non si mosse di un centimetro, come se avesse messo radici, e nemmeno mutò l’espressione dura e ostile. Stava per accampare un pretesto banale, quando vide calare un’ombra sul viso dell’uomo che gli stava di fronte. Un’ombra di incredulità e di paura. I suoi occhi ora puntavano al di là della testa di Albino, su qualcosa che era comparso alle sue spalle; e non avevano più il luccichio di arroganza travestita da umiltà, ma erano velati dallo smarrimento. Le labbra si piegarono all’ingiù e poi la bocca si dischiuse in un grido muto, mentre un lieve tremore si impossessava della testa.
Albino si girò.
Un centauro camminava lento verso di loro. Il corpo di cavallo era quello di un sauro varietà ciliegia, a pelame folto e lungo; il torso era di un uomo muscoloso e glabro, un uomo dallo sguardo luminoso e beffardo, i cui lunghi capelli biondi erano intrecciati con steli di issopo e menta.”

“Aveva visto il diavolo.
Il diavolo, aveva visto!
Il diavolo esisteva! E solo quando se l’era ritrovato davanti, possente e gradasso, aveva preso coscienza di non averci mai creduto davvero. Lui credeva in quello che diceva, ma non in quello che significavano davvero le parole. E invece… il diavolo, l’inferno, la dannazione eterna… tutto vero. E ridevano di lui, gli atei!
E invece… era lì, in forma di centauro, uno dei simboli del paganesimo: l’umanità bestiale.
Ma che cosa ci faceva il diavolo in casa dell’amico di Lucilla? Avevano stretto un patto? Non poteva credere che Satana fosse al suo servizio. Conosceva di fama il professor Albino Guidi, benemerito e amato. Non praticante, vero, ma le vie del Signore erano infinite, lo aveva verificato più volte. Lui stesso aveva visto agnostici e anticlericali riaccostarsi ai sacramenti con gli occhi umidi, dopo uno dei numerosi miracoli che avvenivano durante le sante messe. Non poteva credere che Albino si fosse venduta l’anima per… per che cosa? Il successo come scrittore per ragazzi? Ridicolo. Soldi? Non si era mai visto che bramasse il lusso. Immortalità? Ma no, era invecchiato e si vedeva. E nemmeno il sesso, lo si capiva al volo che non ci era portato.
Il diavolo non era lì per Albino, al quale forse non si era nemmeno manifestato. Era lì per lui. Sei un peccatore, Conservo! Così gridò nella propria anima, chiudendo gli occhi e sentendosi mancare il respiro.
Allo stesso tempo, si sentì santo. A chi appariva il diavolo se non ai santi? Se gli era apparso, era perché lo temeva. E quindi… i soldati di Maria, le sue messe prodigiose, gli esorcismi, le profezie… lui era davvero un caposaldo della fede e Satana in persona era venuto per sfidarlo!
Non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Avrebbe solo dato a intendere che lui il diavolo lo aveva visto per davvero, e lo avrebbe fatto gridare a tutti: Il diavolo esiste! Io l’ho visto! Ma non avrebbe detto come e dove l’aveva visto. Chi gli avrebbe creduto? I suoi fedeli fanatici sì, ma gli altri… i miscredenti figli di Babele?
Padre Conservo gemette a lungo, ma di piacere.
Tutta la faccenda non era che la prova del favore divino. Dio metteva lui in prima fila, contro il demonio. Dio gli chiedeva di combattere al proprio fianco. E Maria, naturalmente.
Doveva convocare al più presto i suoi soldati. Una messa straordinaria. Ci voleva il sacrificio. Flagelli. Cilici. E miracoli, miracoli eclatanti per contrapporre allo sguardo senz’anima del centauro la fede vittoriosa in Cristo.
Ma quell’Albino Guidi…
Davvero non aveva visto il centauro?
Davvero non aveva niente a che fare con Satana?
Padre Conservo rabbrividì.
Forse c’era una crociata da fare al più presto. Gli brillarono gli occhi. Di eccitazione.”

Quando la processione dei fedeli marcerà sulla casa di Albino, il cielo si aprirà e ne scenderanno…

lunedì 16 agosto 2010


Dal 12 al 23 agosto 2010 si svolgerà ad Orta San Giulio, Piazza Motta, Palazzotto

LIBRINPIAZZA

a cura di Librami Arona

L'iniziativa rientra nella programmazione della manifestazione
"Scrittori e Sapori"
organizzata dall'Unione dei Comuni del Cusio e dal Comune di Orta San Giulio
Troverete una mostra mercato con un'ampia scelta di libri gestita dalla libreria LIBRAMI; vi attende inoltre un ricco calendario di incontri letterari.


martedì 17 agosto ore 18,00 - "Un fauno in legnaia" e "Le crociate dei Santi Innocenti"

presentazione di Nicoletta Cardi

MARINAR 1


Ièra drio in del me orto
a stirpar erbasse mate
e tira tira e tira ancora
son cascà de drio - a la
malora!
Sento alor quaivun che ride
che me dise:
“Vegna a mi ‘n del me giardin,
no bisogna che laóri
a mi basta che m’onori.”
El furbasso.
“Ma… no so… sto ben par mi,
tropa zente me sconfonde.”
E lu, ancora:
“Vegna a mi ‘n del me giardin,
no bisogna che laóri.”
Oh, Signor de li viventi (e Signor anca de’ morti),
go capìo! Famme solo respirare.
Se non vengo in del giardino
l’è per quela situation non tanto bona,
de do omeni e ‘na dona,
solo guai, a mi me pare.
Cossa vengo a fare là, el satanasso?
Grazie, no. E lu, ancora:
“Vegna a mi ‘n del me giardino” -
me rompe ‘l casso.

E ANCHE QUESTO E' FATTO


Ho finito "L'Arlechin che copa i gati". Come al solito l'ho fatto leggere a Betti. Tutto bene, mi ha dato una buona dritta sul dottor Balzano (oltre a qualche citazione latina, la mente, citazioni di poesie d'amore, il cuore) e mi ha suggerito una scena d'insieme stile musical bollywood (molto in piccolo). Ma ci ha trovato un eccesso di idiomi. Allora: i tre conti parlano in italiano colto, sir Locco nell'italiano storpiato da un inglese, Balzano in un italiano un poco magniloquente, Flaminia e il figlio Ginetto in un italiano nordico dialettizzato (più nella sintassi che nel lessico), Isabella un poco in italiano un poco in veneto, tutti gli altri in un veneto semplificato.

Sì, sembra una babele.

Ci ho pensato, mi piace così, anche perché è una sperimentazione che sto facendo in poesia (vedi a parte o in facebook). Questa, perlomeno, è una base, poi dovrò fare i conti con l'espressività dei ragazzi.

A parte questo, la commedia è dinamica, con personaggi delineati, e non ha più niente a che fare con Goldoni. Non interni borghesi, ma esterni da film: la piazza e il magazzino abbandonato. Non chiacchiere senza fine, ma dialoghi veloci che aprono all'azione, non tematiche relative a rapporti sociali tra pari, ma l'emarginazione, la violenza sui bambini e sulle donne, il parassitismo politico, l'amore impossibile...

Mi sono divertito molto a scrivere, mi divertirò di più a mettere in scena. Come me, ne sono sicuro, si divertiranno gli interpreti e il pubblico.

martedì 10 agosto 2010

ANCORA SULL'ARLECHIN


Ho scritto il primo atto, sei scene. Se non avessi vincoli, in pochi giorni completerei l'opera. E invece la scrittura procede lenta e guardinga, attenta a non prendere strade sbagliate. Dubbi, esitazioni, timore di non farcela, notti agitate. Se non avessi vincoli, procederei lungo le vie maestre dell'efficacia narrativa, del personaggio principe, della situazione madre... insomma, sarei padrone di trattare i personaggi con la massima libertà.

E invece sono sopraffatto.

Quindici personaggi più il suggeritore (che quest'anno interagisce di più) mi obbligano a una revisione continua. Ecco che cosa succede.

Finito il primo atto, conto le battute e il numero di scene in cui compare ogni personaggio. Ne risulta che, poniamo, Marianna e Scerlocco compaiono solo in due scene, ma lei ha 43 battute e lui solo 6. Può succedere che due personaggi si siano un poco persi per strada e bisogna quindi recuperarli per aqssicurare loro una pari dignità.
Eh, sì, siamo proprio nel campo delle pari opportunità.
Devo stare attento che i personaggi abbiano una durata scenica equilibrata e soprattutto che siano tutti caratterizzati e significativi. L'ho già scritto, qui si tratta di combinare insieme sedici protagonisti.
Intanto, ho identificato le tre tematiche della commedia: il comizio elettorale dei tre conti, la strage dei gatti, il rapimento di un bambino.
Tutti i personaggi, nell'unità di tempo e di luogo, sono coinvolti nelle tre vicende, in un intersecarsi di situazioni comiche, drammatiche e patetiche. Un bel garbuglio!
Passo secondo: ipotizzo la trama delle sei scene del secondo atto, distribuendo i personaggi in modo da raggiungere l'equilibrio di cui sopra. E questo l'ho fatto. Da domani mattina vado con la scrittura.
Ma tutto ciò non toglie spontaneità, non fa rischiare un andamento macchinoso, non rischia di lasciare lati oscuri?
Non lo so, e non m'interessa più di tanto. E' un lavoro che faccio volentieri perché è un ottimo esercizio di scrittura teatrale. Non mi concentro tanto sulla chiarezza dello sviluppo drammatico quanto sull'efficacia delle singole scene. Voglio che il pubblico affronti un percorso obbligato di risate ed emozioni durante il quale non gli è dato il tempo di chiedersi se ha proprio capito tutto. C'è un livello di chiarezza estetica e di piacere che sta al di sopra di quello logico, del quale comunque non fa per niente a meno.
Finito qui?
No, c'è la questione della lingua. Alcuni personaggi parlano in italiano, altri in un veneto addomesticato. Non ho ancora raggiunto i risultati che vorrei. Mi piacerebbe aggiungere un altro idioma, un italiano un poco grammelot. Mi sono organizzato in questo modo: internet (siti di dizionari, proverbi, filastrocche in veneto...), dizionario italiano-veneto Vallardi, I Dialoghi del Ruzante tradotti da Aldo Busi, commedie di Goldoni (Baruffe, Rusteghi, Antiquario), La Venexiana di anonimo, Citazioni in latino...
Riepilogo: non scrivo lasciando che siano i personaggi a derminare le situazioni e a prendere per mano lo scrittore (altrimenti ne ricaverei un'opera squilibrata riguardo al "peso" di ogni personaggio), ma preparo una struttura di contenimento, in modo che alla fine le tre tematiche e i sedici personaggi non sgomitino tra di loro e non si facciano ombra.
Ecco l'esercizio di scrittura: imporre un equilibrio delle parti cercando di non sacrificare la spontaneità, il ritmo, l'efficacia, la comprensione.
A maggio dell'anno prossimo saprò se qualcosa di buono ne è venuto fuori.
Altrimenti ci riproverò.

sabato 7 agosto 2010

AVERLA CINERINA




Sulla strada per Vaprio, l'averla cinerina.
(da Wikipedia)
In Italia il maggior numero di coppie nidificanti la si trova sull'Appennino meridionale, e nella Pianura padana, ma ce ne sono sparute coppie sparse nella penisola, specie in habitat costituiti da zone agricole, ed ai margini di boschi, al di sotto dei 900 m s.l.m.. Frequenta anche campi, strade campestri con vegetazione arborea e giardini. Si riposa sulle più alte cime degli alberi.
Dieta ed abitudini uguali a tutte le averle, anche se si nutre prevalentemente di insetti, millepiedi e qualche frutto ma anche piccoli mammiferi e rettili, che usa uccidere e poi infilzare in spine. Quando capita pulisce piccole parti di carogne di animali più grossi.
Mostra temperamento aggressivo a chi tenta di darle fastidio a lei, alle sue uova ed ai pulli. Può aggredire anche i suoi simili e pure animali più grossi. Si fa un nido emisferico regolare con graminacee ed altre piante erbacee o arbustive.
L'averla cenerina è in diminuzione ed a rischio di estinzione a causa del bracconaggio, dell'inquinamento, del disboscamento e dell'ampliamento delle città. È specie protetta.

venerdì 6 agosto 2010

LA TESI DI MARTA OSTI


Marta Osti è una ragazza di Milano che si è laureata quest'anno con una tesi su teatro e psicologia. Dopo una dotta discussione, presenta "una compagnia fra teatro e psicologia", Lupusagnus. illustra "Mamma mammazza" e poi analizza "Verginella". Ciò che rende la tesi preziosa (per me) sono le interviste al regista, agli attori e a me. Sembra strano, ma mi hanno aiutato a scoprire nuovi lati della personalità dei miei compagni di avventura teatrale. Quando c'incontriamo è quasi solo per parlare di teatro, non c'è tempo per esplorarci a vicenda.

E poi il questionario su "Verginella" è stato davvero emozionante.

Non mi ero mai soffermato a pensare quanto potesse incidere sulla sensibilità del pubblico uno spettacolo unico nel suo genere.

Il questionario è molto ricco e articolato e progetto di pubblicarlo al più presto sul mio sito (aspetto l'ok di Marta che ora è in ferie). Ci sono stati spettatori che avrebbero voluto salire sul palco per portare via la bambina, che hanno pianto, che hanno avviato un dialogo profondo con se stessi...

Bene. Questo è il teatro che mi appassiona. Quello che appassiona lo spettatore.

L'ARLECHIN CHE COPA I GATI


Il titolo è definitivo. E quello c'è. Sto scrivendo "L'Arlechin che copa i gati", terza avventura per i passeri dopo "L'Arlechin fantasimo" e "L'Arlechin ladro e ladron". Quindici attori in scena più il suggeritore. Sedici interpreti, dagli undici ai quattordici anni. Tutti da trattare come pseudo-protagonisti. Qui non ci sono comparse o parti secondarie, ma sedici personaggi da caratterizzare con uguale dignità. Un bel problema. E pensare che io volevo solo sette/otto interpreti al massimo! Ho scritto più di un terzo dell'opera e per il momento sono soddisfatto, ma battuta dopo battuta diventa sempre più difficile tessere una trama complessa e giungere alla fine avendo sciolto ogni nodo. Per regolarmi, conto addirittura le battute, in modo che vi sia un certo equilibrio di "tempo occupato" da ogni personaggio. Ma non è questa la difficoltà.

Anzitutto, mi chiedo ancora se la formula che ho scelto sia valida. Dev'essere una commedia e deve fare ridere, d'accordo. Ma non mi dà abbastanza soddisfazione scrivere una commedia che faccia ridere e basta. Ho voluto inserire un pizzico di patetico e un pizzico di thriller e sto ancora osservando che cosa succede. Si continua a ridere, ma ogni tanto passa via una nota realistica e ansiogena: un bambino rapito e disperato, la vita di strada di due bambini stranieri, la cupa violenza del cattivo, il cinismo dei potenti...

Ma che cosa è rimasto del teatro di maschere? Non lo so. Sono partito dalla commedia dell'arte e sto esplorando nuove possibilità, tutto qua. Senza propormi grandi ambizioni. Seguo l'istinto, il gusto di giocare al teatro, il piacere di scoprire cose nuove... e provo a scrivere come non ho mai scritto.

Mi sono detto: smettila di scrivere da scrittore, scrivi anche da regista. Sembra una banalità, ma per me è importante. Il mio è un teatro di parola. Di solito non ci sono didascalie nei miei testi. solo le parole dei personaggi. Non do mai indicazioni di tempi e spazi, ambienti e accessori. Questioni che riguardano il regista.

Mettendomi a scrivere da regista mi sono prefisso di anticipare la messa in scena e di affrontare già con il testo aspetti emersi l'anno scorso, soprattutto sull'importanza delle relazioni tra i personaggi. Che cosa fa un personaggio quando non è in scena? Non scompare nel nulla, è lì e lo si può vedere, sullo sfondo, che passa via, che confabula... che pronuncia battute segrete e misteriose mancanti nel copione.

Una specie di montaggio cinematografico. La videocamera si sposta nel tempo e nello spazio. In teatro, una scena si inserisce in un'altra, o è parallela. Una presenza emblematica e silenziosa rende più chiara o più confusa una situazione.

Insomma, un andamento non sempre lineare, un'unità di tempo in cui nessuno scompare per davvero dalla scena, ma si rende visibile in tutte le sue azioni al di fuori dei dialoghi e delle relazioni in primo piano.

Forse qualcuno del pubblico si confonderà. Protesterà. Faticherà a digerire certi passaggi o il ritmo convulso di certe scene o la mancanza di esplicitazione piana di una situazione.

Che importa?

Quello che cerco, nell'unità di tempo e spazio, è l'unità di stile, nel senso di sentire racchiusa la commedia nel mio pugno, un soffio di vento, un'immagine unica, una babele di parole che si prosciuga in una sola emissione di fiato, l'ultima sillaba dell'ultima battuta.

Arrivare a quel momento con un carico di applausi pronti a esplodere, ecco l'obiettivo.

Non applausi di convenienza o di piacere epidermico, ma di tensione accumulata, che si sfoga con gioia.

mercoledì 4 agosto 2010

LA TRILOGIA



I testi sono miei, ma l'idea di farne una trilogia sulla famiglia è tutta di Stefano De Luca. Il progetto sognato in questi anni è tutto suo e si realizza al Teatro Binario 7 di Monza. Si tratta di MAMMA MAMMAZZA-VERGINELLA-CANICANI. I primi due già rappresentati al Teatro Ringhiera e al Filodrammatici, il terzo in preparazione. Andranno in scena a febbraio (5-6, 12-13, 19-20).
Maggiori informazioni più avanti.

Il Laboratorio dell’Immaginario LA DANZA IMMOBILE è una compagnia di produzione e diffusione teatrale. Negli anni 2001/2005 il primo nucleo artistico ha la direzione del Teatro Villoresi di Monza. Dal 2005 la compagnia sotto la direzione di Corrado Accordino gestisce e programma al Teatro Binario 7 di Monza la stagione di prosa Teatro+Tempo Presente e le altre iniziative collaterali quali la stagione di musica, la stagione poetica e il cineforum per ragazzi. Dall’aprile 2008 la Danza Immobile sotto la direzione di Corrado Accordino, Tommaso Amadio e Bruno Fornasari assumono la gestione del Teatro Filodrammatici di Milano.

Il teatro oggi è per noi un luogo di confronto, di continuo approfondimento e di ricerca di nuove possibilità sceniche. Le nostre produzioni spaziano da William Shakespeare a Miguel de Cervantes, da Fedor Dostoevskij ad Albert Camus, da Omero ad Amelie Nothomb. Ci muoviamo nell’ampio spazio del teatro sempre alla ricerca di ciò che più aderisce alla nostra necessità di essere testimoni attivi del nostro tempo. Fare teatro per noi significa immaginare, attraverso pensieri/arte/forme/segni la possibilità di una casa d’arte che abbia voglia di osservare e leggere il mondo che ci circonda. Svelare la bellezza dell’uomo in tutte le sue manifestazioni/contraddizioni, coglierne le sfumature poetiche, le molteplici possibilità, i linguaggi in continua trasformazione. Solo attraverso lo studio e la nostra personale capacità di sognare potremo vincere l’isolamento culturale e tracciare percorsi verso l’altro da sé, verso un nuovo ancora inimmaginato futuro per il teatro che continueremo a fare e ad amare.

http://www.teatrobinario7.it

DEH DEH DOVE SONO SFUGGITI

domenica 1 agosto 2010

LE CROCIATE DEI SANTI INNOCENTI


Il libro è stampato, ma per questioni di magazzino delle Messaggerie sarà disponibile solo dopo il 26 agosto.
ROBIN EDIZIONI - www.robinedizioni.it

Dal retro di copertina:

Nel 1212, in una prioria a sud di Chartres, all'oblato dodicenne Stefano appare Gesù. Gli affida una missione: portare una lettera al re di Francia affinché s'impegni a liberare i luoghi santi. Ma il re se ne lava le mani e la Chiesa sconfessa l'oblato e il monaco che lo scorta, Leone. A Stefano non rimane che partire per Gerusalemme. Dietro di lui cammina un popolo di bambini contro cui si accaniscono gli armati dei vescovi.

A Marsiglia si aprirà il mare davanti a loro? O dovranno andare fino a Roma? E poi magari scendere a Brindisi, porto dal quale salpano le navi dei crociati?

Per il monaco Leone il viaggio è una seconda drammatica rivelazione: la sua fede si scontra con il mondo.


Dal risvolto:

"Fu così che iniziò il pellegrinaggio, tollerato dal re e maledetto dalla chiesa. Composto da pueri innocenti e da malviventi pronti a sgozzare qualcuno per una manciata di monete. Da nobili sognatori e chierici in odore di eresia. Da madri non sposate e giovanette maliziose che stuzzicavano i goliardi. Da santi e da dannati, da angeli e da demoni.

C'era l'umanità nella sua verità terrena, dietro di me.

Davvero avrei portato a Gerusalemme tutta quella gente? Dio avrebbe gradito il dono di una moltitudine così eterogenea?

Mi dissi che erano tutte sue creature."

IL FORUM DI LIBRAMI

immagine forum

Il forum di Librami permette a tutti voi di parlare dei libri preferiti, di scambiare opinioni, impressioni, giudizi con altri lettori. Se siete scrittori "in potenza" potrete esserlo "in atto" e pubblicare un vostro racconto, un capitolo del vostro libro nel cassetto, una poesia. Gli autori potranno dialogare con i lettori.

Per accedere al forum è sufficiente effettuare la REGISTRAZIONE nella sezione LOGIN FORM.

Nel sito www.libramiarona.com sono presente nella rubrica "Ascolta i tuoi autori" con la lettura di alcuni brani di "Un fauno in legnaia". Ho un forum intitolato "Un autore: Aquilino". Spero che a qualcuno venga la voglia di partecipare. Se no, pazienza.

IACOPO BRUNO


Iacopo Bruno è l'illustratore di "Orrendi per sempre".

E' nato nel 1964 a La Spezia. Diplomato al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Carrrara, nel 1989 si trasferisce a Roma dove comincia la collaborazione con Arnoldo Mondadori Editore illustrando le collane di Urania, Gialli Mondadori e Asimov.

Nel 1996 e nel 2000 partecipa al concorso internazionale di illustrazione della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna dove viene selezionato. Nel 1998 apre il suo studio a Milano e collabora con le più importanti case editrici italiane. Con le sue illustrazioni sono stati pubblicati oltre 400 titoli in Italia e all’estero. È socio fondatore di Chinino con il quale sviluppa e realizza progetti editoriali per ragazzi. Per Il Battello a Vapore ha illustrato le serie di successo Ulysses Moore, Century e Criptoanimali.

Dal 2008 segue la direzione artistica dei progetti editoriali di Atlantyca Entertainment. Nel 2009 ha aperto a Milano insieme a Francesca Leoneschi lo studio DOT di grafica e illustrazione.

SCRITTURA DI LUGLIO


Durante la vacanza in Salento ho scritto una settantina di cartelle del secondo episodio di "Orrendi per sempre", quindi circa metà libro. Se il primo ha successo, l'editore potrebbe pubblicare il secondo già in primavera. Questo vuol dire consegnare il testo con tutte le revisioni effettuate a metà ottobre. Tornato a casa l'ho completato e spedito a Chiara per un primo riscontro, più che altro sui contenuti. E' stata una scrittura facile. I personaggi sono talmente ben delineati e ricchi di potenzialità che la fantasia si può sbrigliare con divertimento e soddisfazione. Se non avessi altri impegni, mi metterei subito a scrivere il terzo...
Calma, pazienza. A settembre perfeziono il secondo e poi aspetterò, purtroppo.
E ieri ho cominciato a scrivere il testo di "L'Arlechin spion" per il Teatro dei Passeri.
Ahi ahi ahi. Il mio sogno di ridurre il gruppo a un numero gestibile è rimasto un sogno: sedici passeri! Mi sono scontrato subito con le difficoltà di ideare una storia in cui tutti abbiano una parte significativa. Gli spunti ci sono, e sono buoni, ma... Ho ipotizzato diverse soluzioni, ma la via migliore è forse quella di sviluppare diversi nuclei che poi convergono e si fondono nel finale della storia principale (il rapimento di un bambino).
Vedrò che succede.
Per il momento, sono immerso nella nebbia.

ORTA SAN GIULIO LIBRINPIAZZA


Da www.libramiarona.com

Dal 12 al 23 agosto 2010 si svolgerà ad Orta San Giulio :

LIBRINPIAZZA

L'iniziativa rientra nella programmazione della manifestazione

"Scrittori e Sapori"

organizzata dall'Unione dei Comuni del Cusio

Troverete una mostra mercato con un'ampia scelta di libri; vi attende inoltre un ricco calendario di incontri letterari.

Ecco a voi il tutto il programma:

Venerdi 13 ore 18 presentazione del libro di Luca Tarenzi “Il sentiero di legno e sangue” - Asengard Editore. Presentazione di Nicoletta Cardi

Sabato 14 ore 18 presentazione del libro di Elena Mora e Luisa Ciuni “Grace e Diana. I destini gemelli di due principesse tra fiaba e tragedia” – Cairo Publishing, sarà presente l’autrice Elena Mora. Presentazione di Nicoletta Cardi

Lunedi’ 16 ore 18 presentazione del libro di Bruna Dell’Agnese “Il messaggero del Prado” – Greco e Greco Editore. Presentazione di Nicoletta Cardi

Martedi’ 17 ore 18 presentazione del libro di Aquilino “Un fauno in legnaia” – Robin Editore. Presentazione di Nicoletta Cardi

Mercoledi’ 18 a partire dalle ore 17 firmacopie con Francesca Ruggiu, autrice di “Il mistero del gatto d’oro” e “Tommy scuro e il segreto di villa brivido” – Einaudi Ragazzi.

Giovedi’ 19 ore 18 presentazione del libro di Cesare Bermani “«Vieni o maggio». Canto sociale, racconti di magia e ricordi di lotta della prima metà del XX secolo nella bassa novarese. Con CD Audio” – Interlinea Editore. Presentazione di Nicoletta Cardi

Venerdi’ 20 ore 18 presentazione del libro di Marina Grassani “Le ricette del metodo Kousmine” –Tecniche nuove Editore. Presentazione di Nicoletta Cardi

Sabato 21 ore 18 presentazione del libro di Antonella Garavaglia “Percorsi di rime” - Seneca Edizioni. Presentazione di Nicoletta Cardi

Domenica 22 presentazione del libro di Paul Balke “Piemonte. Atlante dei vini e dei viaggi” è prevista la degustazione di vini della cantina Rovellotti di GhemmePresentazione di Massimo Delzoppo

VISIONI DELLE VACANZE