domenica 30 settembre 2012

DEATH WATCH


"Death watch - Pane e lacrime", monologo sulla pena di morte, Lampi di Stampa 2012, pagg. 41, euro 5. Premio Lago Gerundo.

L'introduzione.

"State per leggere un testo di teatro, un monologo. A volte monologhi già rodati, arricchiti dalle improvvisazioni dell’attore, diventano prosa. E su questo non c’è niente da dire. Ma capita che si utilizzino pagine di prosa per mettere in scena monologhi. In questo caso, non è raro che lo spettatore rimpianga il ruolo di lettore, quando la velocità di assimilazione e godimento dell’oggetto artistico dipende solo dalla sua tecnica (un po’ come guardare un film noiosino registrato, il telecomando si rivela prezioso).
Lo scrittore di prosa, in un soliloquio, di solito si concentra su: suggestioni ambientali e paesaggistiche, ricordi, progetti, autoanalisi, messa a fuoco di emozioni e sentimenti. Tutto questo può essere dirottato su un palcoscenico e diventare spettacolare (non arricciate il naso, il termine “spettacolare” suona volgare, ma rende l’idea; il teatro è spettacolo, piacere intellettuale, emotivo e sensoriale)? Sì, certo, ma il rischio è che la drammaturgia abbia un forte sapore di letteratura e lo spettatore può avere l’impressione di essersi accomodato nel ristorante sbagliato.
Se leggere un libro è un’esperienza diversa dall’andare a teatro, anche la scrittura di un monologo si differenzia a seconda che si pensi a un racconto in prosa o a un allestimento teatrale.
Il prosatore si riferisce generalmente al lettore non tanto come persona fisica, bensì come mente e cuore. Il referente del drammaturgo è il pubblico considerato nella sua fisicità: un gruppo di persone che manifesta in modo visibile le emozioni con mimiche facciali, applausi, brontolii, schiamazzi. Lo scrittore in prosa si affida alla propria sensibilità letteraria per amalgamare efficacia narrativa ed estetica, concedendo alla parola spazi ampi e modellandola da protagonista unico dell’evento artistico. L’autore di teatro mette al centro della creatività una “drammaturgia della misura” che più che esaltare la parola sembra sacrificarla. Egli sa che lo spettatore, fruitore in mente e corpo, non ha il tempo e gli strumenti per assimilare letteratura; egli assiste/partecipa con una sinestesia che fonde comprensione, emozione, messaggio, visione, ascolto.
Il drammaturgo non descrive il personaggio, ma è il personaggio. Non si annulla in lui, altrimenti non ci sarebbe più lo sguardo distaccato e produttivo dell’artista. L’autore diventa il personaggio rimanendo sé stesso e da questa simbiosi nasce la partecipazione emotiva alla storia.
Non descrive il personaggio anche perché è destinato a essere interpretato da una serie di attori diversi. Ogni personaggio di teatro nasce senza fisionomia e ne assume mille nel corso delle rappresentazioni. Esso è uno e molteplice (pirandelliano). Il drammaturgo non simula il personaggio nel suo habitat. Il monologo non è un documentario, racconta una storia e tutto, dall’ambientazione allo scorrere del tempo, si sottomette all’efficacia della narrazione rappresentata. Il drammaturgo non dimentica mai che sta scrivendo per il teatro e che il suo personaggio vive su un palcoscenico. La drammaturgia misura la parola affinché non prenda il sopravvento sulla “teatralità” e inoltre si misura con lo spazio e le risorse tecniche dei luoghi di rappresentazione.
Il drammaturgo sa che la parola teatralizzata suggerisce e suggestiona, accenna e stimola, e soprattutto fa sintesi. Misura, sintesi, condensare nel tempo e nello spazio grandi cose.
Sa pure che la parola, quando si ritira, lascia la ribalta alla musica, ai suoni, alle pantomime, alle luci, ai colori, ai silenzi…
Il monologo che state per leggere non dev’essere rappresentato per forza da un solo attore. Io lo metto in scena con un gruppo di ragazzi. Le voci narranti si alternano, sostenute da cori, azioni mimiche, musiche e rumori. Il monologo si trasforma in dramma. E voi? Come lo “visualizzate”? Questo è il teatro. Teatro Panico. Sorprende. Proteiforme.
Buona lettura."

venerdì 28 settembre 2012

TEATRO DEI PASSERI: LA SFIDA

Stiamo provando "L'angelo dei morti" in vista della replica di novembre. Poi il gruppo affronterà il quinto anno di attività in una veste tutta nuova. Ai ragazzi si chiede un cambiamento di stile totale. Anzitutto, l'assunzione di responsabilità per quanto riguarda la gestione del gruppo e delle sue scelte. Poi, la ricerca di un teatro originale che differenzi la compagnia dallo stile della filodrammatica. Nella veste di direttore artistico vorrei portare i passeri dentro una consapevolezza scenica che riguardi non solo i contenuti ma anche l'estetica. Si chiama "Teatro Panico", il nostro. Per definirlo e approfondirlo allestiamo "Death watch - Pane e lacrime", il monologo di un condannato a morte risolto in modo corale. Testo difficile per dilettanti quali noi siamo. Una sfida. Ma se non si opera per sfide, si rischia di impantanarsi dove ci si trova. 

"Death watch" è la storia di Zaccheo, omicida per sbaglio e per difesa. Di lui e della sua pietà per i compagni in attesa dell'ultimo giorno (può essere domani, o tra anni). Della non-vita sul pianeta Vendetta, tra cemento e acciaio, insetti e guardie sadiche. Della sua generosità di cuoco e della sua macchina per il pane, che diffonde un profumo...

Nelle intenzioni, il gruppo dei passeri dovrebbe finalmente ampliarsi, valersi della sinergia di altri adolescenti curiosi e sensibili. Stiamo contattando musicisti, per esempio. Un teatro giovane, su tematiche importanti, che esprima energia e sorprenda il pubblico.

Una sfida e un'incognita. Forse un'illusione. A stare sempre con i piedi per terra, si mettono radici nei posti sbagliati.

DEATH WATCH


martedì 25 settembre 2012

PETTIROSSI E MANGIALIBRI

Domenica 23 settembre open day della biblioteca nell'ambito di "Bibliomuseando": filatura della seta dai bozzoli, realizzazione di cesti di vimini, mostra di Pinocchi di carta e di legno, costruzione di pinocchietti, spettacolo di burattini, pane e marmellata e zucchero filato... A un folto gruppo di bambini è stata proposta la lettura drammatizzata da parte dei Pettirossi, bambini di Quarta e di Quinta che hanno letto: "Gatto Bau non fa miao", testo mio; "Il cane che non sapeva abbaiare"; "Nel paese delle pulcette" di B. Alemagna. La lettura si è trasformata in un vero piccolo spettacolo che ha ricevuto molti applausi e consensi, sia da parte dei piccoli ascoltatori sia da parte degli adulti presenti. Ora i Pettirossi dovrebbero replicare nelle scuole per l'infanzia e preparare altre letture per Natale.

Subito dopo, la premiazione del Mangialibri. Si tratta di un concorso per bambini di Quarta, Quinta e Prima media. Devono leggere un libro della biblioteca e scrivere (in biblioteca e sotto l'occhio vigile della bibliotecaria Tiziana) un brano con un nuovo finale o un nuovo episodio o una variante d'episodio. 
I vincitori sono risultati Andrea Boraso (“Ha saputo assimilare gli stilemi del genere avventuroso, rendendoli con una scrittura scorrevole e attenta ai ritmi degli avvenimenti e delle emozioni, con una buona resa dei personaggi.”) e Stefano Canavesi (“Con sicurezza espressiva e ottima tecnica linguistica, ha reso lo spirito umoristico del libro letto, dando prova di inventiva originale e di efficacia narrativa, offrendo una lettura fluida e molto divertente.”). Premi sono andati anche a Samuele Messina e Gabriel Ferrera Da Cruz.
Il bando di concorso per l'anno 2012-13 è già stato diffuso nelle scuole. Eccolo.

La Biblioteca “E. Julitta” di Oleggio, in collaborazione con la D.D. “Maraschi” e ICS “Verjus”, propone un concorso di scrittura creativa per gli alunni delle classi Quarte e Quinte della Scuola Primaria e delle Prime della Scuola Secondaria di Primo grado di Oleggio relative all’Anno Scolastico 2012/13.
Alle classi Quarte interessate viene proposto, in collaborazione con la Biblioteca, nel periodo ottobre-febbraio, un percorso di approfondimento sul tema della lettura e della scrittura, che si articola in diverse fasi:
1.    In classe con l’insegnante di riferimento (durata: a scelta dell’insegnante):
§  Il mestiere dello scrittore e il prodotto libro: che cosa conoscono i ragazzi del mondo dei libri? Come si immaginano uno scrittore? Che cos’è una casa editrice?
§  Lo scrittore Aquilino: leggere uno scrittore oleggese.
§  Intervistiamo lo scrittore: preparazione delle domande.

2.    In Biblioteca (1 incontro per classe, durata: 1 h):
§  Presentazione e visita della Biblioteca a cura del personale.
§  Incontro con lo scrittore Aquilino.

3.    Prendo un libro in prestito! (1 incontro per classe in Biblioteca, durata: 1 h):
Si ritorna in Biblioteca per scegliere un libro da leggere (previa iscrizione alla Biblioteca da parte di un genitore con modulo consegnato in classe o compilato in Biblioteca).

Le classi interessate, prendendo accordi con la Biblioteca, possono scegliere di partecipare a tutto il percorso oppure a una sola delle attività descritte.
La visita, la conoscenza del servizio bibliotecario, l’incontro con lo scrittore e la possibilità di scegliere le proprie letture sono uno stimolo positivo per la libera partecipazione al concorso da parte dei singoli ragazzi.

Nel mese di febbraio la Biblioteca consegnerà a ogni alunno delle classi Quarte e Quinte della Scuola Primaria e delle Prime della Scuola Secondaria di Primo grado di Oleggio il bando di concorso di scrittura creativa “Il Mangialibri”. La partecipazione al concorso sarà su base volontaria e sarà possibile scrivere il proprio elaborato in Biblioteca da marzo a maggio 2013.
Per partecipare al concorso di scrittura sarà necessario che l’alunno sia tesserato in Biblioteca, in modo da poter prendere libri in prestito. Chi intende tesserarsi, dovrà presentarsi in Biblioteca accompagnato da un genitore munito di documento di identità (alle classi Quarte che aderiranno al progetto sarà anche consegnato in classe).
Gli elaborati che parteciperanno al concorso dovranno riguardare solo libri per ragazzi presenti in Biblioteca e presi in prestito.
L’alunno sarà invitato a produrre uno scritto originale ispirato a un libro, scegliendo una delle seguenti opzioni:
1.    La riscrittura di un episodio, con la possibilità di introdurre nuovi personaggi.
2.    La scrittura di un episodio nuovo, con i personaggi del libro.
3.    Un finale diverso.

L’elaborato dovrà avere una lunghezza massima di 2 facciate A4 scritte a mano o con il computer fornito dalla Biblioteca. Sarà possibile ideare l’elaborato a scuola con l’aiuto dei compagni e degli insegnanti o a casa, ma la scrittura dell’elaborato, per garantirne l’originalità, dovrà avvenire in Biblioteca, su carta intestata, in massimo due ore di tempo, negli spazi dedicati e sotto il controllo del personale; non sarà ammesso copiare.
Gli elaborati saranno anonimi e siglati da un numero. Il Personale della Biblioteca custodirà l’abbinamento dei numeri con i nomi degli autori. Solo a valutazione avvenuta i dati saranno consegnati alla Giuria.
Non servirà fissare un appuntamento, sarà possibile presentarsi per redigere e consegnare l’elaborato negli orari di apertura della Biblioteca: lunedì 9-13, martedì 15-19, mercoledì 15-18, giovedì 15-18, venerdì 15-19, sabato 8.30-12.30.  
La Giuria sarà composta da: Aquilino, Scrittore; Alessandro Valli, Presidente della Biblioteca; Consigliere di Biblioteca Referente per Scuola “Maraschi”; Consigliere di Biblioteca Referente per ICS “Verjus”; Rappresentante Gruppo volontari della Biblioteca.
Durante il BiblioMuseando - Open day 2013:
tutti i partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e gli elaborati vincitori, differenziati per annualità scolastica, saranno letti e premiati. 

sabato 22 settembre 2012

QUALCHE RIFLESSIONE SU PAN E TEATRO


TRATTO DA WIKIPEDIA:

“Il nome deriva dal greco paein, cioè pascolare, e infatti Pan era il dio pastore, il dio della campagna, delle selve e dei pascoli. Il nome è però simile a πᾶν, che significa tutto. In alcuni miti è descritto come il più antico degli Olimpi, se è vero che aveva bevuto con Zeus il latte da Amaltea, allevato i cani di Artemide e insegnato l’arte divinatoria ad Apollo. Dal suo nome deriva il termine timor panico, poiché il dio si adirava con chi lo disturbasse emettendo urla terrificanti, provocando così una incontrollata paura, il panico, appunto. Alcuni racconti ci dicono che lo stesso Pan venne visto fuggire per la paura da lui stesso provocata.
È un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall’espressione terribile. Vaga per i boschi,spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto.
Pan non viveva sull'Olimpo: era un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferiva vagare per i monti d’Arcadia, dove pascolava le greggi e allevava le api.
Pan era un dio perennemente allegro, venerato ma anche temuto. Legato in modo viscerale alla natura e ai piaceri della carne, Pan è l’unico dio con un mito sulla sua morte. La notizia fu diffusa da Tamo, un navigatore, e portò angoscia e disperazione nel mondo.
Legato alla terra e alla fertilità dei campi, alla Luna e alle forze della grande Madre, è un dio generoso e bonario, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto.
Come accade per Cernunnos, esiste una corrente di pensiero che dice che questo dio pagano sarebbe stato ripreso in seguito dalla Chiesa Cristiana per utilizzare la sua immagine come iconografica di Satana.
Pan è un dio con una forte connotazione sessuale, amava sia donne che uomini, e se non riusciva a possedere l’oggetto della sua passione si abbandonava all’onanismo.”



Teatro come ecosistema, la vitalità assicurata dalla coesione e dall’interrelazione dei componenti.
Teatro come forza espressiva che induce stupore e timore, sconcerto e perfino rifiuto.
Impossibile inserire Pan in un salotto o comunque nei normali rapporti civili tra esseri umani.
Teatro come visione non particolare e non personalistica, prospettiva dell’universale, riflessione sull’episodio come parte del tutto, sguardo e coscienza allargati.
Teatro come libero pensiero non vincolato a ideologie e religioni.
Teatro come ribaltamento dei canoni estetici e ricerca di nuove espressività.
Teatro del dio (che si pone al di sopra del pubblico, lo estrania), ma del dio che muore, senza risorgere.
Teatro dell’essenziale in quanto effusione di energia.
Teatro della misura (Pan suona il flauto) e dell’armonia, non solo teatro dell’eccesso e dell’azione invasiva.




mercoledì 19 settembre 2012

DA BRECHT AL TEATRO PANICO


“Tengono gli occhi fissi sulla scena come ammaliati, espressione che ci viene dal Medioevo, dal tempo delle streghe e dei chierici. Guardare e ascoltare sono attività all’occasione anche divertenti; ma questa gente sembra materia passiva. Il rapimento col quale paiono abbandonarsi a sensazioni imprecise ma violente è tanto più profondo quanto meglio gli attori sanno recitare; talché noi, disapprovando questo stato di cose, ci troviamo spinti a desiderare che recitino nel peggior modo possibile. (…) un po’ di cartapesta, un tantino di mimica, un pizzico di testo – da farci ammirare i teatranti che, servendosi di così meschini ricalchi, riescono a commuovere i loro rapiti uditori ben più violentemente di quanto non riesca a commuoverli il mondo stesso. (…) La sola cosa importante per gli spettatori di questi teatri è di poter scambiare un mondo contradditorio contro un mondo armonioso, quel mondo che si conosce assai poco contro un mondo che si può sognare.”
(B. Brecht, "Scritti teatrali. Breviario di estetica teatrale", Einaudi)

Il teatro di straniamento di Brecht adotta tecniche per attivare lo spettatore, ipnotizzato dall’immedesimazione e dalla catarsi. Il teatro lo inchioda alla poltrona con le emozioni, ammaliandolo con un mondo fittizio rappresentato per il suo piacere. Brecht lo vuole invece vigile, osservatore attento, critico, consapevole, disponibile all’apprendimento, curioso verso la scoperta e la verità.

Ma rimane qualcosa da rivelare allo spettatore ignaro? Ora che le grandi rivoluzioni sociali sono naufragate e che le destre e le sinistre s’incontrano in un’area moderata ambigua e indefinita, che cosa può insegnare, il teatro? A essere critici verso la realtà? Siamo bersagliati ogni giorno da opinionisti, documentaristi, politici, giornalisti… A distanza di un clic abbiamo non una, ma mille verità tutte plausibili e alcune delle quali perfino oneste. Nella nuova Babilonia tutti hanno un parere e una visione di vita e nessuno se la tiene per sé. Che cosa deve fare, il teatro? Tuffarsi nel carnaio dei nuovi profeti? Per dire che cosa?

Il pubblico ha la possibilità di entrare ovunque, con l’informazione massmediale. Televisione e internet gli spiattellano ogni giorni segreti intimi, rivelazioni scandalose, scoperte epocali, disillusioni e utopie, discorsi origliati, immagini rubate… Il pubblico reclama il diritto di tutto sapere, tutto guardare, tutto sentire, tutto toccare con mano. Ama indignarsi, commuoversi, infuriarsi, odiare, venerare. Il diritto di cronaca. La possibilità offerta a chiunque di sentirsi un esperto diventa fenomeno di massa. Tutti sanno, tutti vogliono sentenziare, tutti giudici ma non di sé stessi, tutti boia. Tutti detentori di diritti ferrei, con pochi doveri flessibili. Ma anche: tutti hanno ormai la possibilità di orientarsi nel caos del mondo. Perché non lo fanno? Preferiscono pregiudizi, superstizioni, fanatismi, schizofrenie e paranoie.

A costoro il teatro dovrebbe offrire ulteriore accoglienza? Farsi maestro per sentirsi insultato dagli allievi? A costoro il teatro offre l’estraneità, non lo straniamento. Il pubblico è presente per gentile concessione della compagnia. Gli attori fanno un’apparizione panica, che pone sé stessa al di sopra delle opinioni e delle verità presto consumate. L’apparizione di un dio con l’atteggiamento distaccato dell’animo puro che non si fa corrompere dalla massa. Un’apparizione che sorprende, sconcerta, spaventa. Un’apparizione, soprattutto, sulla quale il pubblico non può mettere le mani. Non c’è un telecomando. Nemmeno un direttore di giornale prezzolato. Non c’è corruzione che tenga e nemmeno c’è la forza deterrente del giudizio. Il teatro panico non si riflette nell’applauso, ma solo in sé stesso.

Il teatro panico afferma la propria libertà d’espressione, la propria purezza d’intenti, nell’ambito dell’estetica teatrale e della potenza di comunicazione della parola, e si propone come voce fuori del coro. In questo sta la sua eticità. Nel mettere in scena un recupero dell’arte non moralistica e non meretricia. Al pubblico non si chiede di immedesimarsi o di partecipare, ma di sentirsi estraneo in una vicenda alta. Un rito di interiorità trascendente per una platea immersa nel caos rassicurante. Un ordine e una limpidezza delle cose che inquieta e infastidisce. Una proposta ad affrontare l’immediatezza della natura panica per avviare un percorso di ricerca.


PETTIROSSI E MANGIALIBRI

Open-day della biblioteca e del museo, domenica 23 settembre, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Debutta il gruppo "PETTIROSSI", sette bambini di quinta elementare e prima media che si esibiscono in letture drammatizzate con un pubblico di bambini piccoli. Presentano "Gatto Bau non fa miao" di Aquilino; "Il paese della pulcette" di Beatrice Alemagna e "Il cane che non sapeva abbaiare".

A seguire, la premiazione del concorso di scrittura per bambini "IL MANGIALIBRI". Il meccanismo è il seguente: i bambini scelgono un libro in biblioteca, lo leggono e a casa si preparano a sviluppare una delle opzioni: riscrittura di un episodio, con la possibilità di introdurre nuovi personaggi; la scrittura di un episodio nuovo con i personaggi del libro; un finale diverso. Tornano poi in biblioteca e redigono l'elaborato alla presenza della bibliotecaria in un tempo massimo di due ore. 
Gli scritti, in forma anonima, sono poi valutati dalla giuria composta da Aquilino, dal presidente della biblioteca e dalle due consigliere referenti per le scuole.
In premio buoni acquisto.
Ore 10.00 Saluti dell'Assessore alla Cultura  Andrea Baldassini e del Presidente della 
Biblioteca Alessandro Valli. Distribuzione del materiale informativo sui servizi e le attività di 
Museo e Biblioteca
Ore 10.30 e 15.00 Spettacolo di teatro dei burattini
Ore 11.30 “Pinocchio” lettura con Kamishibai e a seguire “I nasi di Pinocchio” Laboratorio 
creativo a cura dei volontari della Biblioteca
Ore 16.00 Merenda 
Ore 16.30 “Gatto Bau non fa miao” Lettura teatrale del gruppo “I Pettirossi”Ore 17.30 Premiazione dei vincitori e dei partecipanti del concorso “Il Mangialibri”
Ore 17.30 Zucchero filato e palloncini per tutti i bambini
Ore 18.00 “Le bugie dei bambini” Incontro per genitori, educatori e insegnanti, a cura del 
CISAS, Sportello Assistenza Familiare
Per tutta la giornata:
- Visite guidate al nuovo allestimento della Bottega del Falegname (durata 1 ora circa) 
Partenza gruppi alle ore: 10.30, 11.30, 15.00, 16.00, 17.00, 18.00
- Visite guidate alla sezione Archeologica e alla sezione Etnografica del Museo
- Punto informativo sul Progetto “Il filo dei Ricordi”, in collaborazione con il Comune di 
Cressa e la casa di riposo Pariani di Oleggio
- Mostra di libri e oggetti su Pinocchio, a cura dei volontari del Museo
- Mostra sull’ecosistema del bosco, a cura del Parco del Ticino
- Laboratorio di costruzione dei burattini con cucchiaio di legno
- Esposizione di cesti antichi del Museo
- Dimostrazione sulla lavorazione e sull’intreccio di cesti, a cura del gruppo La Lencistra
Dimostrazione costruzione pinocchi artigianali, a cura di Mastro Geppetto artigiano della 
Valstrona
- Vendita libri del Museo e punto informativo sul progetto Nati per Leggere
- Mercatino del Libro, sconto del 10% sui libri esposti, a cura della Libreria Girapagina di 
Oleggio
- Mostra filatelica sulle fiabe, a cura del Consiglio di Biblioteca
- Apertura straordinaria della Biblioteca con servizio di prestito e iscrizione

martedì 18 settembre 2012

LE DONNE E LE RELIGIONI DEGLI UOMINI


“Quando una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l’uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te.” Bibbia, Deuteronomio XXII, 23.

“Ogni donna impudica sarà calpestata come sterco nella via.” Bibbia, Siracide IX, 10.

“Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell'applicazione] della Religione di Allah, se credete in Lui e nell’Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione.” Corano, Sura XXIV, 2.

“Se le vostre donne avranno commesso azioni infami, confinate quelle donne in una casa senz’acqua né vitto finché non sopraggiunga la morte.” Corano, Sura IV, 15.

“Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero!” Sant'Agostino.

“L’atto coniugale è un peccato grave in nulla differente dall’adulterio e dalla dissolutezza nella misura in cui entra in ballo la passione dei sensi e l’odioso piacere, così che nessun dovere coniugale accade senza peccato e i coniugi non possono essere senza peccato.”
Martin Lutero.

“La verità è che il matrimonio, quale istituto naturale conforme alla volontà del creatore, non ha come primo e unico fine il personale completamento dei coniugi, bensì la procreazione e l’educazione di una nuova vita.”  Papa Pio XII°.

“Una madre, in quanto sposata, otterrà in cielo un posto inferiore a quello della figlia in quanto vergine.” Sant'Agostino.

“Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate, poiché sono loro la causa di orrende e involontarie erezioni di uomini santi.” Sant'Agostino.

“La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti e i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori... È la giustizia naturale che vuole che i meno capaci servano i più capaci. Questa giustizia diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto, ed eccellono in potere.” Sant'Agostino, Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153.

“Narrato da 'Imran bin Husain: Il Profeta disse: «Ho guardato verso il paradiso e ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano poveri; ho guardato verso l'inferno e ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano donne».” Hadith, Sahih Bukhari 4:464.

“Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche e domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Son da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna.” Papa Paolo VI°.

“Ai fini dell’educazione cristiana di una bambina, che non sappia a che servono flauti, lire e cetre: la musica è proibita. Non deve avere cameriere graziose e curate, ma una vecchia virago seriosa, pallida, sordida che esorti di notte alla preghiera e al canto dei salmi e di giorno alle preghiere nelle ore dovute. Non deve prendere bagni che feriscono il senso del pudore di una fanciulla, la quale non dovrebbe mai vedersi nuda. Verrà allevata nel chiostro sotto lo sguardo della nonna e non guarderà in faccia nessun uomo e nemmeno saprà che esiste un altro sesso.” San Girolamo, padre e dottore della chiesa cattolica.

“Ammonite quelle [donne] di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, picchiatele.” Corano, Sura IV, 34.

“All’uomo compete il governo, la donna deve  piegarsi. L’uomo è più elevato e migliore, la donna una creatura dimezzata, una bestia idrofoba, il merito maggiore che possiede è quello di generare.” Martin Lutero.

“Fa’ il bambino con tutte le tue forze, se ci lasci la vita muori pure, bene per te dal momento che muori compiendo un’opera nobile.” Martin Lutero.

“Se la moglie non vuole, venga la serva!” Martin Lutero.

“Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle, la vista delle donne causerebbe solo il vomito. Se rifiutiamo di toccare lo sterco anche con la punta delle dita, come possiamo desiderare di abbracciare una donna, creatura di sterco?” Sant'Odone, abate di Cluny.

“Quando vedi una donna pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno.” Papa Pio II°.

“La donna è male sopra ogni altro male, serpe e veleno contro il quale nessuna medicina va bene. Le donne servono soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini.”
San Giovanni Crisostomo.

“È opportuno il voto alle donne perché sono più conservatrici e più legate agli ambienti ecclesiastici, ma ciò non toglie valore alla loro necessaria ineguaglianza e inferiorità in quanto la Sacra Scrittura sottopone soprattutto alla nostra attenzione due dei maggiori pericoli: vino e donne.” Papa Benedetto XV°.

“La donna è in rapporto con l’uomo come l’imperfetto ed il difettivo col perfetto. La donna è fisicamente e spiritualmente inferiore e la sua inferiorità risulta dall’elemento fisico, più precisamente dalla sua sovrabbondanza di umidità e dalla sua temperatura più bassa. Essa è addirittura un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito.” San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica.

“Cosicché si vede come causata da una natura particolare (dell’azione del seme maschile), una donna non sia altro che una mancanza, o un caso negativo. Per il potere attivo dello sperma, esso cerca sempre di produrre qualcosa di completamente uguale a sé stesso, cioè un maschio. Se invece viene generata una donna, questo può accadere perché il seme è debole, o perché la materia (fornita dalla femmina) è inadeguata, oppure per l’azione di fattori esterni come l’azione dei venti meridionali che rendono umida l'aria.” San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, 1, q. 92, art 1.

“Se «la testa della donna è l'uomo» ed è questo ad essere designato al sacerdozio, non sarebbe giusto abolire la creazione, e abbandonare il capo per andare verso le estremità. Perché la donna è il corpo dell'uomo, tratto dalla sua costola e sottomesso a lui, da cui è stata separata per la generazione dei figli. È lui, si è detto a lei, «che sarà il tuo padrone». È l’uomo la parte più importante della donna, essendo il suo capo. Se in base a queste premesse, non le permettiamo d’insegnare, come le si potrebbe accordare, a disprezzo della natura, di esercitare il sacerdozio? Giacché è l’empia ignoranza dei greci che li ha spinti a ordinare sacerdotesse per divinità femminili. È escluso che questo avvenga nella legislazione di Cristo. Se fosse stato necessario essere battezzati da donne, il Signore sarebbe stato senza dubbio battezzato dalla propria madre e non da Giovanni. E quando ci ha inviati a battezzare, avrebbe mandato con noi delle donne a questo scopo. Ma in nessun luogo, nessuna disposizione nessuno scritto, ha deliberato qualcosa del genere. Egli conosceva bene ciò che è conforme alla natura perché contemporaneamente egli era il creatore della natura e l’autore della legislazione.” Costituzioni Apostoliche, III, n° 9.



martedì 11 settembre 2012

TEATRO TERREMOTO - NEL PAESE CHE TRABALLA

Questa è una bella pagina di Marta Comerio. Mi ha fatto misurare la distanza astronomica tra i mass media e la testimonianza viva e sentita.

Una mattina trilla il telefono , è Paola, la Paola del Piccolo Teatro:
-  Vieni a Mirandola a incontrare i bambini, ti va di vestirti con il costume del Pinocchio? E a Tommaso? Porta pure tutta la famiglia.
 Ci sarà solo lo spettacolo di Flavio, degli altri attori e ex allievi non ci ha risposto nessuno.-
Non lavoro al Piccolo da anni, nonostante le bellissime cose fatte lì, il piccolo principe, Il pinocchio auto prodotto che ancora molti tecnici e quelli degli uffici si ricordano, gente che la sa lunga, mica di primo pelo.
Dico di sì.
Vengono anche mia madre e  Carla, armate di fogli e pennarelli colorati.

Arrivando, case distrutte, case in piedi, villette con giardino e tenda della protezione civile di fianco, grandi fabbricati crollati e al fianco container bianchi lucenti,
odore di macerie. Quando è stato il terremoto? Non ce lo ricordiamo più, maggio?
Sì dal 20 al 29 maggio.
Sono passati tre mesi. Sono tanti o sono pochi?
Cerchiamo l'arena estiva,
che in realtà è uno spiazzo di fianco alla tendopoli Friuli, dove appiccicate una all'altra ci sono le tende blu
con anche la tv.
E insieme italiani, indiani, pakistani,ucraini...
e farli stare uno addosso all'altro non conviene, ci sono risse continue,
c'è chi chiede cibo in abbondanza e a sfregio poi lo butta
perché si veda, che i padroni vedano.
I padroni, sono i volontari della Protezione civile, che li comandano, che vogliono vedere i documenti, che se un tuo amico una sera vuole restare nella tenda a dormire non può.
  
Oxana , la mamma di due bambini sui sette e otto anni non verrà a vedere lo spettacolino perché oggi trasloca.
Nella prima casa che le hanno assegnato non era entrata perché il più piccolo
ha dato di matto,
in una casa non ci voleva entrare e poi c'erano delle crepe.
La notte non dorme più,  dice - Mamma, dormo solo se tu tieni gli occhi aperti.-
Ma questa nuova , è proprio nuova, allora è una fortuna
e anche il bambino ha detto di sì.
Quella notte, a maggio,  c'era stata una scossa, la prima, era l'una di notte, ma tutta la famiglia era tornata a dormire.
Alle 4 invece, con la seconda scossa , si staccava l'intonaco,
sono usciti
e la casa è caduta.
Qua la terra si muove ancora, si assesta, speriamo...
Tutto questo me lo racconta attraverso la rete metallica, io sono nello spiazzo,
dove si farà il teatro.
Fà molto caldo, tutti sono dentro le tende, qualche bambino gioca nel campo di calcio,
bellissimo,
per forza, la tendopoli è nel campo sportivo.
Andiamo al ristorante da -La Marta-
E' una trattoria a pochi chilometri, che ha trovato Claudione il direttore luci, mi sembra di essere ai tempi delle tournèe,
vediamo l'insegna , l'edificio è in piedi, ma è tutto sbarrato,  giriamo la curva e in mezzo agli alberi c'è il nostro tavolo da 28 persone,
vicino alla cucina che è in un prefabbricato.
Chissà tra qualche mese con il freddo...
l'odore del pollaio si mischia al vino, allo gnocco, al ragù,
i bambini corrono su e giù, c'è l'asino il pony la cavalla e i gattini
e un grande deposito di letame.

Torniamo alla spiazzo,
caldo, afa,
mentre il fonico prova i volumi delle musiche di Carpi e di Bennato, i tecnici, le sarte , le ragazze degli uffici e i loro bambini, allestiscono lo spiazzo mezzi travestiti : chi con le orecchie grandi e pelose da ciuchino chi col cappello di pelo rosso della volpe, chi con la marsina del grillo parlante,
 c’è aria di festa.
Mi vesto da pinocchio,
e a braccetto con la fata turchina entriamo nel campo a cercare spettatori,
ci segue il Gatto, è Tommaso,
e la Volpe con  Claudione,  il direttore luci, travestito  da Mangiafuoco.
 C’è una coppia di anziani seduti fuori dalla loro tenda a un tavolino di plastica
sulla pista rossa con le rigone bianche per l’atletica.
Sono proprio due nonnini, sorridono  -Pinocchiooo, vieni qui da noi ! -
Saltello e piroetto, ma allo spettacolino non verranno , ci sono lì i parenti che sono passati a trovarli. E’ domenica.
- Siamo qui da 100 giorni, 100, non si sa quando si andrà via.-

Arriva anche Orlando truccato da gattino.
Mi immagino se crollasse casa mia.
Penso a Orlando che quando ha visto il baretto lì vicino,
tutto di paglia,
ha detto che era proprio come la casa di uno dei tre porcellini,
di quel porcellino che non l'aveva fatta di mattoni,
e che poi il lupo ha tirato giù con un soffio solo.
Quella favola , ho pensato, è meglio che qui non la raccontiamo.


Marta 9 settembre 2012.



mercoledì 5 settembre 2012

FAMIGLIA RICCI



















In un post precedente avevo segnalato la presenza di un riccio nel mio giardino. Era bello tondo e avevo sospettato che potesse trattarsi di una femmina. Le avevo messo a disposizione cibo e acqua, che aveva gradito. Dopo alcuni giorni, però, non aveva più dato segno di trovarsi ancora tra i lamponi, dove l'avevo visto infrattarsi. Colpa dei gatti, avevo pensato, l'hanno fatto scappare.
Oggi ho sistemato un mucchio di legna vecchia, in parte marcia e... sorpresa! faccio per raccogliere una palla di erba secca e scorgo alcuni dorsi aculeati. Sono quelli di mamma riccia e dei suoi piccoli (ne ho visti due, per ora). Accatasto di nuovo alcuni ceppi per dare loro protezione, mi lavo e pedalo da Marzia per rifornirmi di crocchette di pollo e bocconcini golosi (ne avevo in casa, ma li avevo dati a Betti perché anche lei ha un riccio; e ce l'ha anche Marzia; e io mi dicevo: possibile che solo dal mio giardino scappino via?).
Uno dei riccetti, il più scapestrato e avventuroso, non ha avuto alcun timore a farsi fotografare.
Ed eccolo qui.