mercoledì 28 aprile 2010

LIBRI ON DEMAND


La mia scrittura segue un percorso tracciato dal binomio immaginazione-realtà che a volte si presenta come una fusione alchemica, altre solo come amalgama in cui è ancora possibile distinguere i due elementi. I libri fantasy sono infarciti di ricordi di viaggi, di studi liceali, di tratti caratteriali di persone conosciute; quelli dai contenuti realistici hanno pagine scritte nel dormiveglia, quando sogno e pensiero si incontrano, e aperture fantastiche che negano la limitazione fotografica e documentaristica del reale e ne svelano le radici mitiche e la propensione all’assurdo e all’innaturale.

Per questi motivi ho sempre amato scrivere per bambini e ragazzi.

Le filastrocche lavano via dalle parole la consunzione utilitaristica e razionale; i romanzi consentono la più spregiudicata libertà creativa ed espressiva.

Ma in Italia scrivere per bambini e ragazzi non è cosa da tutti. Può capitare che qualcuno dica: mi spiace, ma lei non è socio del nostro club, qui non può entrare, non ha i requisiti, è senza cravatta, non è in linea con il pensiero dell’ipocrisia educativa, svicola dal moralismo insipido di cui ci fregiamo, non è…

A me capita spesso di non essere.

Scrivo un racconto, piace, sembra tutto a posto, ma poi un’email m’informa che: un comitato di redazione (tipo C.I.A., Comitato Italiani Adeguati, con tanto di psicologa infantile) ritiene opportune alcune modifiche. Nel racconto, non si deve parlare di crisi economica (i bambini ricchi non devono sapere che esistono anche i bambini poveri). Non si deve insistere su un tic nervoso di uno dei protagonisti (potrebbe essere indice di disagio, e invece i bambini italiani sono tutti sereni ed equilibrati): se ne parli una volta sola. Non ci devono essere trasformazioni, in questo caso di un mostro che diventa un cagnolino (la realtà è quella che è, mica la si può cambiare). I genitori devono sempre essere presenti e avere una parte eroica (la famiglia prima di tutto). Eccetera.

Ho risposto che l’unica via d’uscita è che si scrivano da soli i loro testi.

Videogiochi violenti, bullismo, droga, ignoranza, cinismo, crudeltà… sono le doti dei figli di molti genitori perfetti che trovano il tempo di fare anche gli eroi, ma solo nei libri che regalano ai figli; nella realtà delle loro famigliole a volte si sbranano a vicenda, o si ignorano, o si disprezzano. Queste belle famigliole sono inserite in un sistema sociale all’avanguardia, dove si curano i mali sociali con i campi da golf e la televisione ha sostituito i libri, i genitori, le tate e anche l’intelligenza, il buongusto e la sensibilità. Molte case editrici tentano di sopravvivere facendo libri televisivi (epurati, però, dalle sconcezze velate dai bip), adeguati, appunto, a questa società di ipocriti.

Libri da centro commerciale: colore, insulsaggine, superficialità, banalità, etica del successo, ignoranza, egotismo, insensibilità sociale…

Poveri ragazzi, come vi stanno riducendo. Vogliono fare di voi tanti burattini odiosi, macchine consumistiche, intelligenze tarpate.

Se li scrivano loro, questi libri.

Io i bambini li rispetto, non posso essere complice di chi li alleva come polli in batteria.

Si scrivano pure i loro libri da centro commerciale, ma non avranno mai una letteratura da libreria.

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