sabato 13 novembre 2010

LA FABBRICA DI TEATRO 2


Abbiamo cominciato a sperimentare nuove modalità espressive. Per ora giochiamo su:
- rallentamento dei movimenti e immobilizzazione
- utilizzi diversi del "gruppo di sfondo"
Il rallentamento dell'azione l'avevamo già provato con successo lo scorso anno. Una scena d'azione convulsa, con Arlecchin accusato e braccato da tre personaggi, era stata risolta non con esagitazione e strilli, ma con un movimento fluido lento accompagnato dalla voce rallentata al massimo. Ne scaturiva tensione e più vivacità che se la scena fosse stata naturalistica.
La commedia comincia con un dialogo in velocità tra il conte Florindo e il suggeritore. Gli altri, appena effettuato il saluto al pubblico (erano saliti sul palco dalla platea, la parata iniziale), si dirigono verso il fondo al massimo del ralenti. Alcuni escono di scena, altri rimangono sulla sfondo non come attori, ma come personaggi.
Subito i ragazzi mi hanno domandato, scettici: che cosa facciamo? Non sanno improvvisare più di tanto, ma li ho spinti ugualmente a sentirsi nei panni del personaggi e a cercare solo interazioni minime (sguardi, gesti contenuti, movimenti misurati) tra di loro.
Se non hanno battute, si sentono pesci fuor d'acqua. Hanno bisogno di essere strutturati. Ma è possibile strutturare un gruppo di personaggi fuori parte parcheggiati in fondo alla scena? E chi diventano, messi lì così, senza niente da dire e da fare?
Alcune risposte cominciano a venire fuori.
Il dottor Balzano fa una goffa corte al Marianna, moglie di Pantalone, e la fa in rima, con poesie del '600. In sottofondo, "La biondina in gondoeta". Il gruppo cadenza la musica, si ferma quando ha la battuta Marianna. Ecco che il declamare di Balzano prende senso ritmico, si visualizza, con un minimo dispendio di energie si fa musical, e tutto è bello da sentire e da vedere.
Gli interpreti di sfondo non hanno quindi solo una presenza "realistica", ma si trasformano in elementi di coreografia al servizio dell'estetica registica.
Qualcosa di simile accade quando tutti cantano "Bella bimba", seguendo poi con ammirazione la passeggiata della villanella.
Ecco, però, che non sono più solo coreografia, ma presenza viva di gente e popolo.
Mentre Arlecchin e poi Rosina declamano alcune rime di presentazione, essi invadono la scena e si limitano, uno alla volta, ad accostarsi ai due e a lanciare uno sguardo neutro.
Che cosa dichiarano? Che essi, anche se non hanno battute, sono comunque sempre parte della commedia, e ne sono parte attiva, per cui commentano con movbimenti, gesti, voci, sguardi... e ora recuperano la propria identità di pwersonaggi ora invece fanno "coro" anonimo con la funzione di sottolineare, ritmare, determinare una geometria visiva.
Non esporimono quindi commenti come un coro greco. Se li tengono per sé. Li sintetizzano in un gesto poco eclatante o in uno sguardo.
Bene, ho avuto l'impressione che una potenzialità prima sprecata (l'insieme degli interpreti fuori battuta) possa dare un valido contributo alla riuscita della messa in scena.
Non è regola ferrea. Infatti, ho tenuto fuori scena Flaminia e Ginetto, lei madre e lui il bambino rapito; e Isabella la locandiera che maltratta il marito. In nome di suggestioni ed effetti. Quando Flaminia legge la lettera del rapitore, la scena si svuota. Dopo canti e pseudo-balletti, dopo tanta confusione di attori in battuta e altri di sfondo e contorno, lei è sola con la propria paura.
Il gruppo di sfondo, quindi, funziona non solo per riempire, ma anche per creare il vuoto della solitudine e della disperazione.




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