giovedì 6 dicembre 2012

PASSEROTTI 6


Esercizi. Camminiamo tacco-punta, elastici, su il ginocchio, lo tira un filo in avanti, come un altro filo tira la testa in alto, le braccia remano… Ostacoli: mani in tasca, passo strascicato, braccia rigide, testa bassa, busto a bandiera, piede piatto, distrazione, gioco… Cerchio: ripetere la mia frase a un compagno a scelta, che deve poi ripeterla al contrario (di tonalità velocità, intensità…). Quindi, a specchio: frase più gesto. E adesso la prova. Abbiamo pronti venti minuti che presenteremo alle mamme e ai papà mercoledì 19, in modo da offrire agli attori un primo assaggio di impatto con il pubblico.

Entriamo nella fase più difficile e delicata. Finora i bambini (nove e dieci anni) si sono limitati a imitare. Il rischio dell’imitazione è che ha durata breve e non risulta convincente. Si tratta ora di attingere alla consapevolezza. I piccoli attori dovrebbero introiettare le indicazioni ricevute e sviluppare una piena coscienza di sé, del proprio corpo, del modo di relazionarsi. In questa fase, sfera psicologica ed espressiva si toccano e interferiscono.

Se un bambino tende a recitare voltando le spalle al pubblico in modo a volte ostentato, forse rivela un atteggiamento provocatorio e una certa difficoltà a relazionarsi in modo sereno con gli adulti. La bambina che struscia i piedi e ha difficoltà a mantenere una postura corretta, forse manifesta resistenza al coinvolgimento emotivo. Quello che approfitta di ogni occasione per combinare uno scherzo o per mettersi a giocare, forse vuole solo essere colto sul fatto e rimproverato. E chi cammina in modo disarmonico, sta facendo i conti con la crescita improvvisa ed eccessiva, fuori controllo. E poi la voce: di tonalità alta, una sirena che attiri l’attenzione; tenuta dentro, ritrosia e timidezza nei rapporti. Per tutti vale la ricerca di un “equilibrio di attenzione”. C’è chi la cerca disturbando, fingendo di essere distratto e interrompendo un’azione, o ridendo e facendo un dispetto; e chi la cerca, al contrario, affossandosi sulla sedia, in silenzio, costringendo gli altri a dargli un richiamo.

Insomma, muoversi nello spazio, manipolare l’emissione della voce, stabilire contatti e relazioni con i compagni, porsi sul confine tra realtà e immaginazione, mettere sotto controllo mani gambe busto testa sguardo… sono tutti elementi deflagranti, che cozzano contro abitudini vecchie, immagini di sé, tipologie caratteriali, difese, inibizioni… Il teatro è micidiale, costringe a prendere in esame aspetti di sé che erano stati accantonati. Costringe ad affrontarli e a risolverli, quando si presentano in modo conflittuale. E così, nel gioco della finzione, sulla ribalta c’è la realtà dell’Io in un coinvolgimento forte con gli altri. Se il bambino è collaborativo, avrà non solo applausi, ma preziosi momenti di crescita. 

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