lunedì 9 dicembre 2013

FARE TEATRO A SCUOLA


Grazie all’intesa tra Comitato Genitori, associazione Tecneke, Dirigenza e Organi Collegiali, l’istituto comprensivo “Verjus” di Oleggio annovera tra le sue risorse un’aula teatro attrezzata con fondale, luci, amplificazione, elementi di scenografia… Tre sono i progetti in corso.

CYBER BULLISMO

L’attività è rivolta agli alunni della classe Terza sez. B, in compresenza con l’insegnante Francesca Ferazza. Durante la prima fase, ai ragazzi è stato sottoposto un questionario ricavato da quello di “Save the children” del gennaio 2013, invitando anche alunni di altre classi a compilarlo. Inoltre, è stato assegnato lo sviluppo di tre argomenti dal seguente elenco:
POESIA o CANZONE su: solitudine, timidezza, paura degli altri, sentimento di diversità, emarginazione.
PERCHÉ L’HO FATTO: un cyber bullo si racconta.
MI SENTO DIVERSO/A 1: gli altri sono sempre più belli, più sicuri di sé, più bravi, più felici.
MI SENTO DIVERSO/A 2: gli altri non valgono niente, sono brutti, sono stupidi, sono falliti.
ANGOSCIA 1: un attimo di debolezza, mi scatto una foto seminuda e per scherzo la mando a uno che credevo amico; lui la posta.
ANGOSCIA 2: mi prendono in giro perché sono diverso (effeminato, grasso, disabile…), non riesco più ad andare in internet, tempo di ritrovarmi su ogni pagina, comincio ad avere paura di uscire di casa.
UNA BRUTTA STORIA A LIETO FINE: dal cyber bullismo all’utilizzo di risorse: amici, genitori, insegnanti; sconfiggere la solitudine e la paura, confidarsi, imparare a chiedere aiuto.
DIALOGO tra una vittima e il suo persecutore.
Gli alunni hanno proposto:di cantare una canzone da loro tradotta dall’inglese e di realizzare un balletto su una musica da loro scelta. Il materiale così raccolto viene riordinato e scandito da sonorizzazioni che danno lo spunto per pantomime. In conclusione, lo schema dello spettacolo finale è questo:
a)      coreografia: la vittima, il gruppo dei bulli, il gruppo dei passivi.
b)      canzone.
c)      lettura dei dati del questionario.
d)     interpretazioni dei monologhi e dei dialoghi scritti dai ragazzi, inframmezzate da brevi coreografie.
e)      conclusione della coreografia iniziale e balletto finale.
Abbiamo cominciato con facili esercizi di postura e di rapporti spaziali. Poi affronteremo il movimento scandito e la voce.

GRUPPO EMME

Sei alunni con problemi di affezione alla scuola o di relazione o di autostima. Problemi, in generale, di motivazione. Ragazzi con interessi scarsi che non seguono o seguono male le attività scolastiche, che non stabiliscono rapporti positivi con gli insegnanti e con i compagni, che oppongono un netto rifiuto alla formazione culturale, spesso apatici e distaccati, a volte malamente reattivi, in genere poco collaborativi.
L’attività si svolge con la compresenza dell’insegnante Sabina Bovio.
L’idea è di agganciare gli alunni a un argomento di loro gradimento: gli zombi. Mi ispiro al libro “World war Z” di Max Brooks. Ne leggo alcuni passi. Per la messa in scena, seguo la struttura del romanzo: gli zombi da una parte e le interviste, i documentari, i report dall’altra. Programmo quattro zombi e due intervistatori/testimoni. Il cammino appare subito irto di ostacoli. Nessuno dei ragazzi ha intenzione di fare teatro. Li faccio parlare il più possibile. Mostro le dotazioni dell’aula, li invito a manovrare le luci led. Fanno tutto su comando, senza mostrare interesse. Al secondo incontro c’è qualche apertura. I primi tre arrivano ridendo, non con le espressioni scettiche e diffidenti della prima volta. L’atmosfera è più distesa, tutti sono disposti a conversare e a sorridere. Dopo qualche ritrosia, accettano di mettersi in gioco, ma non tutti; costoro osservano incuriositi e danno piccoli apporti. Non hanno idea di che cosa sia muoversi a tempo. I gesti sono legnosi, elementari, lesinati. Tutto ciò che esce dalla conduzione usuale del corpo li sconcerta e li allarma, come se ne andasse di mezzo la propria immagine. Dalla diffidenza alla conversazione senza barriere. Dalla conversazione al gioco. Dal gioco alla parola recitata e alla gestione espressiva del corpo. Un itinerario comunque percorribile, passo dopo passo. Al terzo incontro facciamo partecipare un quintetto di ragazze con anni di esperienza di hip hop o danza moderna che improvvisano la nascita degli zombi. Sul loro esempio, alcuni ragazzi si prestano a movimenti timidi, celati però dal fondale semitrasparente. Non si lanciano nemmeno nel ballo libero. Tutte le manifestazioni di spontaneità fisica sono risicate e conflittuali. Ritengo opportuno non forzare più di tanto per non creare fratture.
Ridisegno il progetto, meditando di arrivare al teatro per vie traverse e in una seconda fase.
Propongo loro la realizzazione di brevi filmati su improvvisazioni semplici. Il ricorso alla tecnologia fa da filtro ai timori legati al corpo e alla manifestazione di emozioni, alla finzione scenica che li stacca dalla realtà concreta e alla dinamica relazionale. Ora si esplicitano interessi specifici: chi vuole occuparsi delle riprese, chi delle luci, chi dell’interpretazione. I primi video sono banali, eppure risultano significativi: un compagno seduto immobile e la videocamere che gira intorno a lui per esplorarlo; la lettura di dialoghi a tavolino; una ministoria: una coppia al ristorante viene assalita da uno zombi. Alcuni elementi prima rifiutati con decisione ora sono accettati: esprimere una narrazione con la voce e i movimenti, travestirsi.
Parte quindi il nuovo progetto: adattare la fiaba di Cappuccetto Rosso (ribattezzata Cappuccetto Boss) alla loro inventiva. Si abbozza una mamma isterica, una bambina armata che spara ai lupi, un lupo molestatore… La scaletta comprende: apprendimento di programmi di video editing (parto da “Movie maker”), realizzazione di maschere (il video combinerà scene burattinesche ad altre in interni e in esterni), produzione di elaborati curricolari. I ragazzi accettano. Ripetono: quando tornano le ragazze? E noi: quando avrete accettato di mettere in scena “Zom”, la breve recita sugli zombi. E si procede con un coinvolgimento (finora) in crescita.

CAPPUCCETTO LUPO

Attività teatrale in orario extrascolastico organizzata dal Comitato Genitori. Dieci alunni di Quinta Elementare e Prima Media. La storia. Cappuccetto Rosso odia talmente i lupi che si è cambiata il nome in Cappuccetto Lupo. Lavora per una multinazionale allo scopo di liberare il territorio dai lupi per sostituire alla foresta un centro commerciale. Il suo esercito è costituito da Scuoio e Diserbo. I lupacchiotti Graffio e Dentino le rapiscono il figlio Nicolò, mentre il loro padre Licos l’affronta per tentare di fermarla. Ci riuscirà la figlia Maela, con l’appoggio degli spiriti della natura Anima e Vegeta.
In collaborazione con il WWF, il Museo Civico e la Biblioteca di Oleggio, alla messa in scena sarà affiancata una mostra sul lupo in Piemonte.

Tre modi diversi di intervento con il laboratorio di teatro, efficace sia per obiettivi culturali-artistici sia per obiettivi sociali. Il teatro è in grado di incuriosire, attrarre, stimolare. Esso veicola esperienze preziose per una consapevolezza più profonda e libera di sé, degli altri e del mondo.


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