domenica 25 maggio 2008

INTERVISTA

Cecilia Elettra mi ha chiesto di rilasciarle un'intervista pubblicata sul suo sito.
http://guide.dada.net/danza_contemporanea/interventi/2008/05/331183.shtml
La trascrivo.
Intervista ad Aquilino

1)Quando hai scoperto la passione e il talento della scrittura in te?

Avevo undici anni e un pomeriggio di pioggia scrissi di getto una poesia con le rime e in metrica. Mi sembrò così simile a quelle dei libri che pensai che anch’io avrei potuto fare lo scrittore. Da quel giorno non ho più smesso di scrivere poesie, racconti, romanzi e testi teatrali.

2) Quali son stati da ragazzo adolescente e quali sono ora i tuoi autori preferiti?

Da ragazzo ho letto Salgari, Verne e poi tutto quello che trovavo perché leggere mi piaceva tantissimo. Mi sedevo sul pavimento in cucina e smettevo solo perché mia madre mi sgridava dicendo che sarei diventato cieco. Non ero però un solitario. La mia vita si svolgeva soprattutto all’aperto in compagnia degli amici. Non c’erano ancora televisione e play station e le nostre avventure non erano certo virtuali: campi, boschi, discariche, torrenti, fienili… Si era sempre in giro, a piedi e in bicicletta, a caccia di insetti e animali o a fare battaglie tra di noi. Insomma, l’avventura non c’era solo nei libri, era esperienza quotidiana. Da adolescente ho letto centinaia di libri di fantascienza, poi ho scoperto i gialli, i thriller e così via. Ora leggo ogni tanto romanzi a sfondo storico (Cornwell, Hobb…), ma soprattutto libri sulla storia medievale, dal secolo X al secolo XIII. È un periodo che mi ispira sia per la prosa (sto scrivendo Le crociate dei Santi Innocenti, la storia romanzata delle crociate dei fanciulli del 1212) sia per il teatro. Sono passati ottocento anni, ma poche cose sono cambiate rispetto al potere, all’ingiustizia sociale, all’emarginazione, all’ignoranza delle masse… Leggo anche autori per ragazzi come Pullman, Stroud, Pratchett.

3) Dalla tua biografia si legge che hai svolto attività di animazione con Centri d'Incontro, Associazioni di Disabili, Amministrazioni, Scuole dalla materna alle superiori. Cosa ha significato per te fare animazione con ragazzi diversamente abili e con i ragazzi in generale?


Ricordo ancora gli abbracci stritolanti di Franca, Erminia e di altre ragazze che nel teatro trovavano divertimento, riconoscimento, sfida, autostima… Ricordo spettacoli come I cavalieri della tavola rotonda e Voglio andare al mare e la riduzione della Traviata, tutti un poco folli perché sceneggiati assieme ai ragazzi del Centro. Ricordo la cordialità di anziani di ottanta e più anni, e i momenti tristi quando capitava che uno si ammalasse e morisse… una volta poco prima il debutto, l’altra tre giorni dopo. Ma il tempo maggiore l’ho speso con i ragazzi, dapprima organizzandoli per carnevali, animazioni natalizie, spettacoli per l’Unicef… e poi facendo teatro insieme a loro. Mi hanno regalato qualcosa di invidiabile. La possibilità di non perdere di vista l’infanzia e l’adolescenza, e quindi di maturare senza rinunciare alla preziosa leggerezza dell’anima che invece di solito negli adulti si spegne. Ho mantenuto così la capacità di emozionarmi ancora, di stupirmi e incuriosirmi, di valutare le cose davvero importanti, di riconoscere il grande valore dell’affettività, di non farmi trascinare in vortici assurdi di soldi e potere. Rimanere sempre un poco bambini significa mantenersi liberi, vitali, creativi. Di questo ringrazio le centinaia di bambini e ragazzi che per trent’anni hanno vissuto avventure insieme a me.

4) Leggendo su di te nel tuo bellissimo sito, mi ha colpito molto questa tua affermazione su te come ragazzo: " Sentivo di non aderire del tutto alla realtà e vivevo soprattutto "dentro". Mi ritrovavo nei miei sogni e mi sentivo un po' diverso dai miei coetanei ....la scrittura mi ha fatto scoprire che realtà e fantasia sono sorelle". Realtà e fantasia oggi spesso viaggiano su binari diversi, ma come faresti capire ai giovanissimi che possono essere sorelle e viaggiare insieme in una società complessa e difficile come la nostra?

La società, in sé, è complessa e difficile in ogni tempo, proprio perché non muta e si mantiene solida e respinge gli attacchi con determinazione e cinismo. Essa bada di più a preservare il sistema che ad assicurare la felicità del singolo. Senza che ce ne rendiamo conto condiziona la nostra vita e i ragazzi ne sono le prime vittime. Televisione, moda, divismo, realtà virtuale… Penso che molti ragazzi rischino di mettere in soffitta il proprio cervello e di comportarsi in modi stupidi e balordi che non gli appartengono. Tanti episodi di bullismo, di sfide sconsiderate, di scherzi idioti e pericolosi… che senso hanno? Tanta droga tra i giovani, che senso ha? Che gusto c’è a perdere l’autostima, a sentirsi sempre più depressi, inutili, infelici?
La società ci propina (si fa un uso disgustoso e perverso della televisione!) modelli inconsistenti di evidente imbecillità perché non vuole che i giovani pensino con la propria testa e che immaginino con la propria fantasia. Ecco che cosa bisogna fare: recuperare un proprio mondo interiore autonomo e indipendente. Recuperare la verità di se stessi, riscoprirsi e amarsi, opporsi alla globalizzazione nel senso di omogeneizzazione delle diversità. Rivendicare la propria originalità! Ritrovare sensibilità, compassione, rispetto, collaborazione… Essere critici, per non cadere nei tranelli di soldi facili e successo immediato. E non diventare mai vittime. I ragazzi devono fare musica, teatro,danza, poesia… e invece li si spinge solo al calcio e alla carriera televisiva. Mi vengono i brividi.

5) La tua esperienza di vita nel mondo della scuola come insegnante fino al 2006, giornalista, attore e psicoterapeuta, quanto ti ha influenzato nello scrivere testi e storie per ragazzi?

Penso che sia tutto collegato in modo forte ed efficace: insegnamento (e apprendimento, l’altra sua faccia), conoscenza del mondo (poi diventata storica), psicologia (che scoperte quando mi sono fatto ipnotizzare e poi ho praticato l’ipnosi sui ragazzi!), teatro (prima amatoriale, un’avventura di paese, poi un corso con Dario Fo, altri corsi, le emozioni dell’attore, e quindi del regista…), e anche esperienze di circoli culturali e riviste di poesia, di critica d’arte, e l’amore per la musica… Insomma, quando scrivo tutto confluisce, tutto si fonde nella parola. Il primo effetto è sentirmi vivo. Come se dentro di me giocassero voci, suoni, note, colori, immagini…

6) Come è nata la storia Gobbo il Re Storta la regina, che metteremo in scena ad Artena in provincia di Roma, il 6 giugno presso il Teatro Parrocchiale della cittadina. Dove hai preso l'ispirazione? E' un testo ricco di azione e teatrale nella musicalità della lingua, essendo scritto in rima che ha appassionato tantissimo noi docenti del laboratorio di teatro e danza, ma anche i nostri alunni attori.


Dal 1984 al 1994 ho organizzato nella mia casa una Bottega dei ragazzi. Accoglievo gruppi di una decina di bambini e ragazzi e proponevo fotografia, pittura, burattini… Poi però le attività si sono unificate nel teatro e allora ho cominciato a scrivere testi. Alcuni inseguivano un’idea strana: gli autori di teatro per ragazzi erano adulti e i ragazzi li andavano a vedere; i miei ragazzi avrebbero ribaltato il rapporto, invitando gli adulti a vedere loro. Scrissi così testi come Mamma mammazza (che ora la compagnia per cui scrivo, Lupusagnus, ripropone come testo adulto!), La nonna radioattiva, Piccolo mostro, Totila… che sconcertavano gli adulti e, a volte, suscitavano forti critiche. Altri testi erano invece a misura di bambino, quelli sul carnevale, su Arlecchino, o Rogna carogna giù nella fogna. Gobbo il re fu scritto per una delle rappresentazioni di fine anno e realizzato anche con i burattini.

7) In Gobbo il re, storta la regina, si fa riferimento a dei valori molto belli per l'educazione dei nostri alunni come la pace, l'amicizia e l'armonia fra popoli e persone differenti. Molto amozionante quello che scrivi alla fine del testo: ....Basta, basta con la guerra! Riportiamo la pace sulla terra, l'amore e la giustizia, il frutto dolce dell'amicizia .....La violenza non porta che violenza, distrugge innocenza e intelligenza. Facciamo che uno solo sia il castello, progettiamo un futuro più bello. Educhiamo i nostri figli alla vita e che ogni violenza sia finita.
Quale messaggio concreto e diretto daresti ai nostri ragazzi per attuare la costruzione di questo castello?

Direi loro di stare attenti alle dinamiche di ogni giorno. Le grandi cose non si fanno nelle piazze o davanti alle telecamere, ma nelle aule di scuola, nei cortili, nei giardinetti… Direi loro di stare attenti a come trattano gli altri e a come sono trattati, di misurare le azioni secondo i loro effetti sugli altri, soprattutto sui più deboli, di pensare con la propria testa e di scegliere sempre la disponibilità, l’accoglienza, la fiducia, l’onestà, la correttezza, la solidarietà… Direi loro di misurare la rabbia e il pregiudizio, di non temere di andare contro corrente. E anche di stare attenti alle prediche fasulle degli adulti, che spesso parlano di valori solo per difendere sistemi oppressivi e chiusi.

8) Nella classe spesso, come un microcosmo, ci sono realtà emotive e umane molto difficili da gestire e di disagio sociale trai nostri alunni e pensare ad un futuro più bello ad un castello di armonia e di pace tra loro è difficile, cosa diresti a noi docenti?

Che purtroppo spesso non ci si vede premiare una strategia educativa corretta e professionale. Si prova amarezza perché le intenzioni erano buone e invece sembra di avere perso tempo o di avere ottenuto l’effetto contrario, scatenando reazioni di ingratitudine, aggressività, disprezzo… Ricordo un’alunna difficile, temuta da tutti. Sigarette, parolacce e volgarità, botte anche ai maschi, disistima per i docenti morti di fame (ricca famiglia milanese, espulsa da istituto privato, storie di droga). Contro il parere dei miei alunni (era la mia ultima classe, una terza) l’ho fatta trasferire da me e con pazienza, ma con polso, sono riuscito a portarla all’esame e a farglielo superare in modo dignitoso. Invece di un grazie, ho avuto solo una rispostaccia. Ma che importanza ha? Lei ha fatto un’esperienza positiva, gli altri hanno imparato qualcosa sulla tolleranza e io sono comunque rimasto soddisfatto del mio lavoro. Quando abbiamo un riconoscimento affettivo è un aiuto, è vero; ma se manca, siamo comunque contenti di noi stessi. Il nostro potere è molto limitato. La vita è più forte. L’ambiente in cui vivono i ragazzi è più forte. A volte la loro personalità è refrattaria a ogni intervento. A volte si può anche valutare se vale la pena di perdere tempo con chi non intende cambiare. Possiamo solo dirgli: se vuoi, sono qui.

9) Gobbo il re storta la regina, andrà in scena tra poco, ci abbiamo lavorato per diversi mesi nel progetto "Scuole aperte" promosso dall'ex-ministro Fioroni. E' stata una bellissima esperienza umana nel vedere i nostri alunni anche i più silenziosi trasformarsi in attori, scenografi, danzatrici e scoprire il proprio talento nascosto, abbandonarsi alla forza teatrale e comica del testo e danzare sulla musica di Marco Schiavoni che accompagna i momenri di scena e di danza. Abbiamo fatto danzare le streghe che alla fine diventano fatine della pace proprio per sognare il castello del futuro fatto di pace, uguaglianza, amicizia e amore.
Cosa diresti agli alunni della scuola Media Serangeli di Artena prima di andare in scena? E nella vita?


Date voi stessi al pubblico con il maggiore trasporto possibile, lasciatevi andare con generosità, ignorate la paura e sentitevi non più voi stessi, ma musica voce gesto movimento, sentitevi belli e comunicate bellezza. Così diverrà un’esperienza preziosa che non nascerà in voi solo perché vi applaudono, ma perché in ognuno di noi c’è l’esigenza di comunicare cose belle e profonde, di cercare qualcosa al di là della routine quotidiana, di controbilanciare l’agghiacciante cinismo e la orribile crudeltà del mondo con momenti di arte. Non esibitevi per essere i primi o per fare bella figura, ma esibite voi stessi a voi stessi, divertitevi e godete di quello che fate di fronte ai vostri stessi occhi. Ascoltatevi e vogliatevi bene, emozionatevi e scoprite ogni giorno qualcosa di nuovo, tollerate gli altri e cercate gli amici fedeli, fate le cose giuste e fate anche quelle rare, che la massa ignora. Non siate identici a milioni di altri manichini. Siate vivi e voi stessi, sempre.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ive read this topic for some blogs. But I think this is more informative.