venerdì 20 novembre 2009

VERGINELLA: altra recensione


Il lupo e l'agnello: violenza e brutalità nelle nuove drammaturgie.

di Renzo Francabandera, 19 novembre 2009 in APRILE, quotidiano per la Sinistra.


A Milano alcuni spettacoli interrogano il pubblico sulla violenza endemica nel sistema di relazioni del nostro tempo. La nuova drammaturgia di Aquilino, portata in scena da Lupus Agnus e il lavoro dell'Accademia degli Artefatti con Mark Ravenhill svelano i retroscena dell'ambivalenza coesistente della dicotomia dei sentimenti
Nel teatro può esserci tutto (anche drammaticamente niente, capita spesso). E quando c'è il nostro tempo, come sempre più spesso accade nei luoghi che accettano le sfide delle nuove drammaturgie, capita di trovarsi davanti a dilemmi tragici, a violenze, a conflitti fra valori e disvalori, all'inversione degli stessi. L'esistente violento che somma microcosmo relazionale e macrocosmo planetario si specchiano come fossero congiunti astralmente nel tema natale dell'uomo. La scena contemporanea ripropone questi dilemmi. E' il caso di alcuni spettacoli a Milano in questi giorni.
Partiamo dal Teatro Filodrammatici dove è andato in scena Verginella, secondo atto, per così dire, di una trilogia sulla famiglia (che si concluderà nel 2010 con l'antimusical Canicani), su testo di Aquilino, e affidato all'interpretazione della compagnia Lupusagnus diretta da Stefano De Luca, regista di scuola Strehler. Il sodalizio artistico fra tutti mira ad approfondire tematiche legate alla violenza e all'emarginazione, in particolar modo a quelle spesso meno visibili, quelle che hanno luogo fra le mura domestiche. Ecco quindi che il rapporto genitori figli in Mamma Mammazza fotografava quelle morbosità che segnano per molti le esistenze. Con Verginella il tema diventa ancora più duro e diretto. Lei è una bambina di undici anni, in fuga dall'istituto a cui è stata affidata in custodia, si rifugia in una chiesa. Gli adulti che si occupavano di lei, la madre e lo zio, sono stati arrestati con l'accusa di molestie sessuali ai suoi danni. Ognuno dei protagonisti racconta la sua versione dei fatti. Intanto si dipana in scena la storia, e i drammi relazionali che legano vittima e carnefice, dove vittima è la bambina, il sistema sano di relazioni fra individuo e società. Entro una scena semplice ma interessante, fatta di semplici panche di legno che diventano chiesa, cella, tribunale, camera da letto, la drammaturgia e la messa in scena reggono, poche le debolezze di un testo che riesce a tessere il delicato complesso della devastazione che la violenza provoca nel devastato mondo affettivo della bambina, ma anche i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa, e il paradossale amore per i carnefici, tutte cose queste che chi ha affrontato a fondo questi temi conosce benissimo, mentre sono molte le letture superficiali che non arrivano al profondo. Verginella è un lavoro appuntito e doloroso che, a parte qualche semplificazione drammaturgica nel finale, mantiene una potente forza comunicativa per tutto il tempo. Intense e da segnalare le prove di Marta Comerio, la bambina e Tommaso Banfi, lo zio. Un po' urlata e sopra le righe sia l'interpretazione che la sfumatura drammaturgica della figura materna. Nel complesso, comunque, un altro potente lavoro di gruppo, che lascia il segno, e conferma una realtà di grande interesse.

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