venerdì 6 maggio 2011

L'ARLECHIN CHE COPA I GATI

LA CRONACA

L’opera si apre con le trame politiche dei tre conti: Beltrame, Florindo e Tartaglia. Assoldano un brutto ceffo, Matamoro, incaricandolo di rapire Ginetto. La sua liberazione li farà bene apparire agli occhi della popolazione e a quelli del doge: mirano alle più alte cariche dello Stato.

Intanto, donna Marianna è in ansia per la sorte del gatto, scomparso. La soccorre il dottor Balzano, innamorato non corrisposto. Sottopone il caso all’investigatore inglese sir Locco Holmes, sulle tracce del criminale internazionale Matamoro.

Arlechin, assunto da lui, rischia grosso a causa di uno strano commercio in cui si è lanciato, avente per oggetto proprio i gatti.

Anche la locandiera Isabella è interessata ai gatti, ma in un modo che farà temere al marito Zanni la chiusura della locanda. E sulle tracce dei gatti troviamo anche i due piccoli vagabondi Dito e Dato, il cui coraggio darà un contributo al lieto fine.

La disperazione di Flaminia, madre del bambino rapito, trova consolazione nell’aiuto che le offrono le altre donne, da Marianna a Rosina (che sogna un amore impossibile con un nobile) fino all’ortolana Gonnella (un proverbio per ogni situazione).

A legare le scene, ecco le presentazioni e i commenti del suggeritore (quando non cade addormentato).

Sipario!

UN’OPERA CORALE

Un’opera corale. Sedici personaggi, suggeritore compreso, che invadono la scena in una rete complessa di relazioni. Ognuno è alla ricerca di qualcosa: il gatto, una carica pubblica, il guadagno, l’amore, un criminale, il bambino scomparso, il modo di sopravvivere…

Tutta la società vi è rappresentata, dai personaggi più altolocati ai bambini di strada. Ognuno, magari a propria insaputa, è legato a tutti gli altri. Si determinano quindi gli schieramenti: chi opera solo per interesse e piacere personale a scapito degli altri; e chi invece difende la propria integrità e gli altri, nel bisogno, è disposto a soccorrerli.

La società di cui si parla è quindi quella sempre attuale. La società in cui i più deboli rischiano di soccombere a causa delle ambizioni di pochi privilegiati.

SINERGIA

Il Teatro dei Passeri è al suo terzo anno. L’esperienza acquisita ha reso più sicuro ed efficace l’approccio a un testo difficile.

Linguaggio strambo, un grammelot ispirato al dialetto veneto; caratterizzazione dei personaggi; dinamismo; ritmo… Ancora una volta i ragazzi ce l’hanno fatta, nonostante i momenti di crisi, apprendendo sul campo, senza una vera e propria scuola di recitazione alle spalle.

L’impegno è stato notevole, per ragazzi già assillati dalla scuola e dagli altri doveri sportivi o artistici.

La messa in scena, tuttavia, non sarebbe stata possibile senza la collaborazione dei genitori e soprattutto del Comitato che si è assunto notevoli oneri: l’organizzazione delle lezioni, la realizzazione dei costumi, il reperimento degli oggetti di scena, i rapporti con l’esterno, il supporto logistico, la promozione…

Ma ogni sforzo sarebbe stato vano, senza il contributo dell’Istituto Comprensivo Verjus, dell’Amministrazione Comunale, di “Nessun dorma” e delle persone speciali che hanno dato aiuti preziosi, tra le quali Massimo Bolamperti di “Creativi Associati”, la signora Norma Uglietti, le truccatrici e le rappresentanti del Cif che hanno seguito l’attività con sensibilità.

L’augurio che tutti ci facciamo è che il Teatro dei Passeri continui a vivere e che sia qui, in questo teatro, anche l’anno prossimo, con il suo pubblico affezionato.

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