venerdì 26 ottobre 2012

PASSEROTTI: il ghiaccio è rotto.

Sette bambini di quarta e due di quinta: Andrea, Giovanni, Eleonora, Amanda, Giada, Giada, Lorenzo, Luca, Michela. Il giovedì pomeriggio dalle 16.20 alle 18.20. Scenografia: una porta e una catasta di sedie. Testo: ancora non esiste, c'è solo l'idea iniziale che darà il via alle improvvisazioni. Ma c'è il titolo: DIETRO LA PORTA. Musiche: soprattutto effetti sonori. Le prime due lezioni sono aperte, durante la prima facciamo soprattutto giochi. Le presentazioni reali e fantastiche ci presentano già ostacoli da superare: le posizioni del corpo, la forza e l'efficacia della voce, la relazione con il pubblico, l'improvvisazione, l'immaginazione. Con un esercizio (che sarà adottato come riscaldamento a ogni inizio lezione) in dieci azioni affrontiamo spazio, voce, partner, espressione e illusione. I passerotti si divertono, alla fine sono sudati ed entusiasti. Ieri, seconda lezione, esercizi sull'attenzione, sulla concentrazione e sulla memorizzazione. Poi, cominciamo.

La filastrocca iniziale viene recitata-cantata, con alternanze di cori e voce solista. Le istruzioni sono semplici: "Siete stati portati dai genitori in una stanza con una catasta di sedie. C'è una porta. Sarete chiamati individualmente da qualcuno non sapete per che cosa. Tra di voi non vi conoscete."
Il compito più arduo, per loro, è definire il personaggio che interpreteranno. Giada M.: "Intelligente, curiosa, esploratrice, coraggiosa, saputella." Giada C. sarà ambiziosa, vuole diventare famosa. Amanda mi propone uno stile dark: tutta vestita di nero, è pessimista e un poco scontrosa. Gli altri ci stanno pensando. Naturalmente, ognuno si vede interpretare un eroe, un tipo simpatico e gradevole. Li faccio riflettere sui lati "negativi" che ogni persona possiede. Spiego che nell'evolversi della storia dovranno magari affrontare insuccessi o brutte figure, insicurezze e crisi emotive. La solidarietà, la consapevolezza di poter contare sulla forza del gruppo porteranno a conoscersi meglio e a sentirsi più "cresciuti".

Li stimolo a improvvisare, guidandoli. Hanno immaginazione, ma è l'immaginazione fuori controllo e non finalizzata e soprattutto non supportata da un'esperienza di vita. Devono accettare il fatto che non tutte le loro idee sono buone e coerenti e comunque sono di incentivo e suggerimento per gli altri. Si procede in modo spedito, si montano i primi minuti della messa in scena. Sono soddisfatto e loro più soddisfatti di me. Si specchiano in un prodotto che ha senso e che piace. Si specchiano nel teatro e pur essendo stanchi andrebbero avanti e avanti. Ma arrivano le mamme: a giovedì! Che cosa succederà dietro la porta? Dinosauri, sirene, risate, musiche, urla...

Entrano con espressione neutra. Immobili in piedi rivolti in tutte le direzioni.

C’era una volta la porta
di questa favola corta.
Chiusa la porta, fermo il cammino,
dove credi di andare, bambino?
Vado lontano, questo risponde,
dove sul mare brillan le onde.
Dietro la porta un mistero:
sarà falso ciò che è vero?
Attento, bambino che vai lontano,
chiedi a qualcuno di darti la mano.
Apro la porta e vado da solo,
un passo, un altro e poi spicco il volo.
La porta s’è aperta e richiusa,
la storia qui sembra conclusa.
Ma un altro bambino arriva gridando:
apriti, porta, son io che comando!

Lorenzo prende una sedia dal mucchio. Gli altri lo imitano, a semicerchio. Luca con videogioco.
GIADA M        La smetti, per favore?
LUCA               Perché dovrei?
GIADA M        Mi dai fastidio.
GIOVANNI     (ridendo, gli si siede vicino) A me no.
AMANDA        A me sì. Già che sono dovuta venire qua, non voglio innervosirmi di più.
ANDREA         È stata la mamma a farmi venire. Io non volevo. Ma lei mi obbliga. Se non obbedisco, sono guai. Per farmi studiare, mi chiude a chiave in camera.
GIADA C         Se continuate a parlare, non sento quando mi chiamano.
MICHELA       Io me ne vado.
LORENZO       Non puoi.
MICHELA       Me ne vado lo stesso.
LORENZO       Non si può. Se ci hanno detto di venire qui, ci sarà un motivo. Dobbiamo aspettare che ci chiamino uno alla volta. Non possiamo fare come vogliamo.
Seguono con gli occhi Michela che esce. Torna.
ANDREA         Perché sei tornata?
MICHELA       La porta è chiusa.
LUCA               La porta chiusa! Figurati se ci hanno chiusi dentro a chiave! Non sei stata capace di aprirla. Adesso ci penso io.
Va e torna.
LUCA               La porta è chiusa.
Tutti corrono di là, tornano lenti e preoccupati.
LUCA               Se una porta è chiusa, rimane l’altra, no? Apro quella porta.
Tocca la maniglia e si sentono urla di mostro.

Dietro la porta c’è un mostro
gli occhi di fuoco e d’inchiostro
tocca la porta e lo senti
ulula rabbia e tormenti.

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