mercoledì 18 giugno 2008

ARTEMISIA


Ho finito la prima stesura.

"La passione di Artemisia" di Susan Vreeland sembra preso tale e quale da uno sceneggiato televisivo. Tanta indagine psicologica a livello di telenovela e soprattutto tanto amore. Alla gente le storie senza amore non piacciono. E non piacciono le storie che fanno pensare. Per la gente semplice se qualcosa non è semplice non è apprezzabile. Purtroppo la gente semplice è anche sempliciotta e anzi peggio, e si vede con quale costanza in tutto il mondo e in particolare nel nostro paese i popoli idolatrano e votano quelli che li affamano e li sfruttano. "Artemisia" di Alexandra Lapierre è un libro serio, costato cinque anni di ricerche. Ricchissimo nelle note e nella bibliografia. Forse troppo. Se una cosa gli manca è un'unità stilistica più decisa, dato che è un romanzo e non un saggio. Qualche volta sbanda verso il saggio, pur rimanendo un romanzo. Ma mi è stato utilissimo per inquadrare la mia Artemisia.

Ho mandato il testo a Marta e ne è molto soddisfatta. Ma com'è la mia Artemisia? Non lo dico ancora, perché devo rifinirla. E poi potrete scoprirla a novembre, a Vercelli.

Voglio però anticipare le prime righe.


ARTEMISIA: LE TINTE FORTI DELLE PASSIONI

Il mio nome è Artemisia. Sono qui per gridare le mie ragioni. Non per fare vendette, no. Ormai è tutto lontano, un paesaggio sullo sfondo. I miei tormentatori figurine senza più fisionomia. E tutte le vendette me le sono già prese, opponendo alle spade della virilità le pennellate delle mie eroine. Anche loro affondano nella carne, anche loro ne fanno sprizzare il sangue sulla tela, e sono ferite che non si rimargineranno mai, eterne come la mia fama.
Gridare le mie ragioni? Ci ho provato con la voce, ma nessuno mi ha mai ascoltata. Perfino sotto tortura la mia verità è sbocciata appassita. Confessa che non eri vergine! Ero vergine! Confessa che avevi altri uomini! Lui è stato l’unico! Confessa che l’hai corrotto tu! Mi ha presa con la violenza! Confessa che ti piaceva, prostituta! Mi ha rubato l’anima, Agostino Tassi, l’anima con la violenza mi ha rubato, me l’ha torta e frantumata, l’ha strappata alla mia innocenza e buttata nel fango, rivestita di spine e ferri roventi, la mia anima violata, lui che io amavo o credevo di amare, ha deriso e insultato la mia passione, una passione sincera e ingenua, e dopo che lui mi ha rinnegata, io ho continuato ad amarlo. E questa è stata la mia condanna, di sentirmi umiliata e schiacciata.

Nessun commento: