venerdì 9 novembre 2012

I SOLITI INCOMPRESI

Uno scrittore è uno specialista in comunicazione. Passa la vita a cercare cose che valga la pena di raccontare e a porsi la questione: come presento questo? come dico quello?
Sperimenta linguaggi nuovi, amplia il lessico, si cuce addosso una sintassi personale, elabora strutture espressive, s'inventa una semiologia esistenziale... 
Uno scrittore è un corpo sul tavolo autoptico, a volte già da vivo. Ne sezionano i giorni e le notti, le parole e i sogni. Ne analizzano le lettere, gli scarabocchi infantili, i deliri senili. Esaminano al microscopio le sue relazioni sociali, alla ricerca di virus letali. Ne abusano per spacciare teorie estetiche e formule matematiche di esegetica.
Di tutta la fatica per esprimersi e dell'affaccendarsi critico, in vita e in morte, che cosa rimane a uno scrittore?
La consapevolezza attonita di non essere stato capito da nessuno.Forse è solo un vezzo. Forse nemmeno lui riesce a capirsi. Forse la forza dell'intuizione informe è superiore a quella della razionalizzazione definita e definente. Forse. Forse è una condizione comune a tutto il genere umano.

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