martedì 21 luglio 2015

La drammaturgia di "Auge del sangue"

La drammaturgia di “Auge del sangue”

Le fonti principali sono Igino, Apollodoro, Diodoro Siculo, Pausania e Ditti Cretese. Ascoltiamo la storia di Auge da Diodoro Siculo, Biblioteca III,9:
“Auge fu sedotta da Eracle, e nascose il bambino nel recinto sacro di Atena, di cui era sacerdotessa. Ma la terra rimase sterile, e l’oracolo rivelò che questo era dovuto a una qualche empietà nel recinto sacro di Atena; Auge fu scoperta dal padre Aleo e consegnata a Nauplio perché la uccidesse; ma Nauplio la diede a Teutrante, re di Misia, che la sposò. Il bambino fu esposto sul monte Partenio, ma una cerva lo allattò, e per questo venne chiamato Telefo. Fu allevato dai pastori di Corito, e poi andò a Delfi, per avere notizie dei suoi veri genitori: il dio gli rivelò la verità, e allora Telefo andò in Misia e divenne figlio adottivo di Teutrante. Quando questi morì, gli succedette al trono.”

Igino,  nel mito 101, ci presenta Telefo.
“Si dice che Telefo, figlio di Eracle e Auge, fu colpito in battaglia da Achille con la lancia di Chirone. Egli di giorno in giorno era sempre più tormentato dal terribile dolore di questa ferita; chiese quindi un oracolo ad Apollo sul rimedio: e il responso fu che nessuno avrebbe potuto medicarlo se non la lancia che l’aveva ferito. Quando Telefo udì questo, si recò presso il re Agamennone e per consiglio di Clitennestra rapì dalla culla il piccolo Oreste minacciando di ucciderlo se gli Achei non lo avessero curato. Gli Achei allora, poiché sapevano da un oracolo che non avrebbero potuto prendere Troia senza la guida di Telefo, non esitarono a riconciliarsi con lui (…) Fu preparato un rimedio raschiando la ruggine dalla lancia. Gli Achei poi lo invitarono a unirsi a loro nella conquista di Troia, ma egli declinò perché aveva sposato Laodice, figlia di Priamo; tuttavia, in cambio del beneficio della guarigione, egli indicò loro i luoghi e i sentieri della Troade.”

Abbiamo quindi due filoni: quello di Auge e dei rapporti familiari; e quello di Telefo e dei rapporti politici.
Di Auge veniamo anche a sapere che è sacerdotessa per volontà del padre Aleo. Alla sua nascita, un oracolo gli rivela che sarà ucciso dai nipoti. Da bravo papà, seppellisce la figlia nel tempio, ne fa praticamente una suora di clausura, in modo che rimanga vergine per sempre. Ma non ha fatto i conti con l’eroe semidio… Abbiamo quindi una sequela di cinque rivelazioni divine: l’oracolo alla nascita di Auge, quello che ne svela lo stupro, un altro che guida Telefo fino in Misia, quello che gli indica come guarire e infine l’ultimo sulle modalità della conquista di Troia. L’esistenza umana, insomma, non è guidata dal libero arbitrio, ma dalla volontà divina, cioè dei sacerdoti che interpretano i segni. Essi condannano una ragazzina a una vita solitaria, e poi all’esilio; spingono un giovane a tradire la propria gente in base alle esigenze della politica internazionale.
Ma procediamo con calma, dato che la materia è intricata.

Auge viene rinchiusa in convento, ma una notte Eracle, ubriaco, la violenta e la mette incinta. Di storie su Eracle che mangia e beve come un porco e stupra ce ne sono tante. Alcune nascono dalla volontà di Era, la moglie di Zeus che odia tutti i suoi bastardi e vuole distruggere i figli adulterini, magari mandando Lyssa, la dea della rabbia, a infondere in loro la follia. Altre storie nascono dalla rivalsa degli Ateniesi che a partire dal VI secolo brigano per imporre Santo Teseo, protettore degli Ioni, vincitore della civiltà minoica in quanto uccisore del Minotauro, padre della patria e della democrazia, su Eracle, protettore dei Dori, distruttore dei mostri, diffusore della civiltà. Di colpo (come testimoniano le pitture vascolari), Eracle perde alcune delle sue più nobili caratteristiche (musico, filosofo, protettore degli umili) e ne acquisisce altre deprecabili: mangione, ubriacone, violento; per minarne ancora di più l’immagine, ne fanno un personaggio da commedia, una caricatura vile che tuttavia non riesce a sminuirne la grandezza. Altre storie truci nascono dal suo status di eroe. Angelo Brelich in “Gli eroi greci” ce ne presenta le caratteristiche, tra le quali: iperfagia e ubriachezza, rapimento di donne, violenza carnale, omicidi pianificati o per rabbia o involontari, avventuriero, guerrafondaio, pirata, sacrilego, folle… Per fortuna ci sono le qualità positive che controbilanciano. Il difetto principale è la hybris, il disconoscimento dei limiti posti dagli dei, l’eccesso smodato, la rottura dell’equilibrio fonte di disgrazie gravi (stuprare una sacerdotessa nel suo tempio è un esempio di hybris).
Sia come sia, Auge è incinta. Il padre probabilmente si rammarica di non averla ammazzata appena nata, quando l’oracolo (ah, questi oracoli!) l’ha messo in guardia. Ma può farlo ora, tuttavia non di persona: è un re, non si sporca le mani con il sangue della figlia. Incarica il solito amico compiacente e tanto prudente, però, da non macchiarsi di omicidio: vende Auge come schiava. E qui si passa dal mito alla fiaba: la schiava sposa un re. In tutte le storie i cambiamenti di status sono frequenti; come anche i riconoscimenti. Madre e figlio s’incontrano e sul futuro di Auge non si sa più niente.

Di Auge che cosa possiamo quindi sottolineare?
- lo svelamento della propria storia: non è sacerdotessa per vocazione, ma per volontà di un oracolo
- la mano pesante del padre sulla sua vita: la chiude nel tempio, la condanna a morte insieme al nipote
- la sterzata esistenziale: dopo una giovinezza da reclusa sacra, diventa condannata a morte, schiava, sposa di un re dall’altra parte del mare
- la perdita del figlio che considera morto.

E veniamo a Telefo. Diventato adulto, va alla ricerca del padre. Teseo era venuto da Samo, di fronte all’Anatolia, fino ad Atene per conoscere il padre Egeo. Telefo da Tegea nel Peloponneso va in Misia, dove viene adottato da Teutrante. Facile riscontrarvi l’intenso commercio marittimo tra Grecia e Medio Oriente, che non deve certo aspettare la colonizzazione ateniese, essendo già florido ai tempi di Eracle, con la civiltà micenea. Questo Telefo, trovatello che fa fortuna (dal mito a Dickens), combatte giustamente contro gli Achei che invadono la Misia, ma rimane ferito a una gamba. L’arma è una lancia speciale, donata da Chirone ad Achille. I centauri sono bestioni selvaggi e violenti, ma Chirone si distingue per una profonda cultura in medicina e soprattutto in erboristeria. Chissà con quale intruglio ha intriso la punta e il legno della lancia! Ci ricorda un poco Nesso, il cui sangue avvelenato impregna il chitone donato dall’ingenua Deianira a Eracle, che ne muore. Fatto sta che la ferita non guarisce e Telefo, come fanno gli uomini di buonsenso di fronte a qualunque difficoltà, si rivolge all’oracolo. È disperato, farebbe qualunque cosa per guarire e infatti prende in ostaggio il piccolo Oreste minacciando di ucciderlo se Achille non lo guarisce. Clitennestra implora il marito Agamennone di cedere al ricatto, non sapendo ancora che dal figlio Oreste sarà uccisa dopo che lei gli avrà ammazzato il padre. Agamennone forse esita (lui cedere a un vile ricatto!), ma Calcante lo informa (oracolo!) che senza la guida di Telefo gli Achei non potranno giungere a Troia. Questo cambia tutto. Gli Achei devono sbarcare davanti a Troia e distruggerla. I commerci non si limitano più alle isole dell’Egeo. Più in là ci sono gli Hittiti, gli Assiri, gli Elamiti, i Cassiti… e gli Egizi. Oriente e Occidente si fronteggiano, si scontrano. La battaglia di Kadesh del 1275, poco meno di un secolo prima della guerra di Troia, ci mostra che a nessuno dei due mondi spetta la vittoria e che ognuno dei due comunque la rivendica. Gli Achei distruggono Troia, ma per loro si apre la stagione dei sofferti nostos, i ritorni che portano altrove e che non fanno più ritrovare quello che si era lasciato. La civiltà micenea, insieme a molte altre, si esaurisce. Un periodo di invasioni (i popoli del mare) ed esodi (Mosé e il popolo ebreo), terremoti e maremoti (il mito di Atlantide), eruzioni vulcaniche (a cominciare da quella di Thera-Santorini che coinvolge Creta), carestie, siccità… porta l’uomo dall’età del bronzo a quella del ferro. Dall’aristocrazia guerriera alla democrazia imperialistica. E dopo secoli di medioevo nascono la letteratura, la filosofia, la scienza.

Ecco dove ci porta la storia di Auge. A uno dei grandi cambiamenti epocali.
Ecco che cosa ha la presunzione di fare: cambiare la storia. Non si riconosce nel figlio che ha sangue divino nelle vene (come figlio di un eroe semidio che sarà assunto in cielo per fare parte degli eterni) e che dovrebbe quindi pensare al bene dell’umanità, prima che al proprio. Telefo, prima scimmiotta i guerrieri achei affrontando Achille, poi pensa solo a come guarire. Rapisce un bambino (lo immaginiamo tra gli otto e i dieci anni) per ottenere un poco della ruggine della lancia di Achille come farmaco per la ferita. Poi afferma: mi piacerebbe, ma non posso combattere contro i miei parenti troiani! tuttavia posso condurvi là. Bell’ipocrita!
Nella messinscena, Auge decide di abortire. Non da sola. Vuole coinvolgere il padre Eracle, la cui follia può finalmente dare un buon frutto. E chiede l’aiuto di tre eroi, Ettore, Achille e Odisseo. Non sono più nemici. Sono affratellati dalla presa di coscienza che la guerra non è una cosa buona. Che la retorica dell’eroismo non porta a niente. Che le distruzioni e i massacri non fanno bene all’umanità.
Impedendo a Telefo di nascere, Auge si dichiara ostile a tutto quanto il mondo conosciuto e accettato dalla maggioranza, con i suoi miti e i suoi oracoli, con le sue religioni e la sua politica. Un’utopia, la sua. L’utopia di credere che le persone possano decidere con la propria anima, e non con quella asservita ai padroni della società.
Un’utopia che nasce dall’immaginazione e che assicura, fin che viene riaffermata, la libertà di pensiero.


Personaggi di “Auge del sangue”: Auge, Atena, Aleo, Calcante, Telefo, Achille, Ettore, Odisseo, Coro, Danza. Musiche di Lorenzo Crippa. Regia di Aquilino e Benedetta Bonacina. 

SINOSSI: Auge è minacciata di morte da Eracle che tenta di sfondare la porta del tempio. Dai dialoghi con il padre, la dea Atena e l’indovino Calcante scopre di essere sempre stata vittima degli uomini. Viene anche a sapere che il figlio Telefo, una volta cresciuto, guiderà i greci a Troia. Evoca gli spettri di Achille, Ettore, Odisseo e fa loro aprire la porta che la separa da Eracle. Il suo sacrificio impedisce che scoppi la guerra. È quindi la storia di una donna che non solo patisce violenza dagli uomini, ma si sacrifica per il bene comune.

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