martedì 29 novembre 2016

IL MIO TEATRO ADESSO

La consapevolezza di un punto d’arrivo può arrivare tardi, ma tutto quanto la precede fa parte di un processo e non va certo rinnegato. Ho scritto tantissimo, spesso male, ma ogni parola ha contribuito all’attuale soddisfazione. Le vecchie opere per adulti mi sono servite per capire quanto fossero inadeguate e lontane dai miei oscuri obiettivi: i loro difetti sono diventati punti di forza. Quelle per i ragazzi mi hanno aiutato nella sintesi sintattica e nell’uso della versificazione, oltre che a un montaggio rapido, di stampo cinematografico. I saggi sul teatro, molto arrischiati, mi hanno introdotto alle problematiche stimolandomi a leggere leggere leggere. Ho così scoperto la vena inesauribile della tragedia greca e l’ho seguita con dedizione.

Dapprima ho cercato di sondarne la struttura, alla ricerca di una forma mia. Poi ho riscontrato la convergenza delle tematiche: la natura dell’eroe, l’essenza/assenza della divinità, il rapporto tra pubblico e privato, l’autodeterminazione, la diversità, la famiglia… Mi sono avviato verso un linguaggio personale che nascesse dall’alfabeto della tragedia greca, modificato nei suoi segni per tentare una tragedia moderna. Lontana dalla quotidianità e dalla cronaca, voluta per un’esegesi alta della contemporaneità e valida per tutti i tempi.

I personaggi si ritrovano in un luogo chiuso, al di fuori del quale si scatena la tempesta del mondo. È il luogo delle meditazioni, delle rivelazioni, delle decisioni e dei cambiamenti. Un protagonista, una spalla, un antagonista, il coro: questo è lo schema passibile di variazioni. L’espressione è sia prosastica  (si passa dalla retorica al linguaggio più popolare, ma sempre “letterario”) sia poetica (versi liberi, o in metrica o in rima, soprattutto per il coro). L’azione rispetta le unità “aristoteliche” (che in verità ne prevedeva solo una, d’azione; le altre risalgono all’umanesimo): di tempo, di luogo, di azione. Compaiono i grandi eroi elleni, perfino i mostri come Cerbero; e a volte gli dei. I contenuti si rifanno alle grandi tematiche dell’umanità e non concedono nulla alla cronaca spicciola dei tempi, ma ne riflettono gli umori (gli pseudo eroi del gossip, della finanza, del socialismo capitalista; le migrazioni; la giustizia elitaria; il potere e la ricchezza, l’isteria di massa…).

Ho cominciato con l’elaborazione della “drammaturgia del luogo chiuso” (vedi saggio), continuando con la scoperta del doppio gruppo di interpreti: quelli relativi al dramma vero e proprio, che non hanno alcun rapporto con il pubblico; e quelli che il dramma lo commentano, lo raccontano, lo condividono con il pubblico. Grotowski e Brecht alleati sulla scena. Nessuna didascalia. Il ponte tra la drammaturgia e la messa in scena non è costruito dalla regia dell’autore, che con le battute ha esaurito il proprio compito, ma dall’allestimento di un regista esterno o di una compagnia.
Molte strategie espressive sono nate dal lavoro con i bambini, allestendo le Baccanti e la Medea.

Le prime opere sono diverse l’una dall’altra e denunciano la sperimentazione, la ricerca di contenuto e contenitore. Ecco i titoli delle “tragedie mitiche”: GANIMEDE (finalista Cendic)), ACHILLE SULL’ISOLA DEI SERPENTI, ANDROMACA DEVE MORIRE, AUGE DEL SANGUE, CLITENNESTRA VERSUS APOLLO, DAFNI AMA PAN, ELENA TU SEI PANDORA (finalista Cendic), PRIAMO SUPPLICE (scelto per lettura), e la prima ingenua TIRSO. Ho scritto anche (dedicato a Eracle, una delle mie passioni) LE DISGRAZIE DI SOSIA, incentrato sul servo e non su Anfitrione. Vedi sotto gli incipit.

Sono così giunto a opere coerenti e di cui sono orgoglioso: LA RIVOLTA DEGLI SCHIAVI IN SICILIA, DEI SUPPLICI, L’ERACLE, I CORINZI. Non vedo l'ora di continuare su questa strada. Magari un CRIZIA, il primo ateo della storia.

Tengo un laboratorio di teatro per ragazzi e l’anno scorso ho presentato le Baccanti, quest’anno la Medea. Scrivo per compagnie locali (ultimo, “Il donchisciotte”).

Spero un giorno di vedere la messa in scena di una delle ultime opere. So che generano diffidenza. Ma io non scrivo per un consumo legato all’attualità. Ci sono già il cinema e la televisione.

Gli incipit delle ultime opere li trovate nel mio sito:



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