mercoledì 23 luglio 2008

I MIEI FANTASMI


Tempo fa un elettricista mi ha domandato: "Tutti suoi antenati?" - "No" - "E chi sono?" - I miei fantasmi. Li trovo ai mercatini dentro gli scatoloni con le cornici rotte, le stampe dei santi e le pitture di pessimo gusto. Sono persone morte, sfrattate anche dai ricordi. Gli svuotacase buttano tutto sul furgone e via. Nemmeno una ripulita. Sul retro di alcuni quadri c'è una data, a volte anche un nome. Ma non bastano a fare biografia. Chi è il bambino che stringe in pugno il libretto della prima comunione? Guarda fisso l'osservatore con la sicurezza di essere riconosciuto anche dagli estranei. La signora con la bellissima collana d'oro al collo è di San Rafael, ma ci sono città con questo nome in spagna, in Argentina, in California... L'altra signora, che dall'acconciatura e dal tipo di cornice chissà perché mi viene da localizzare a est, verso la Russia, ora si trova di fianco alla finestra e può contemplare il mio giardino. Ci sono poi ritratti di coniugi, di solito grandi quadri singoli, quasi che la promoscuità fosse da evitare anche in effigie. Non mancano però le coppie ritratte insieme: l'uomo sembra avere sempre maggiore spicco. E giovani con sguardi malinconici, altri bambini, alcuni con l'espressione ribelle, altri stupita. E gruppi di cacciatori, commilitoni, operai, studenti... Quanti fantasmi in casa mia! Che cosa dicono? La cosa più importante che può dire chi non è più vivo: guarda che si muore davvero, e non solo si muore e il corpo si dissolve, ma l'essenza stessa della vita si fa vapore che scompare nell'aria turbinosa. Tutto quello che abbiamo detto e fatto, tutto il nostro amore, le nostre passioni, le avventure, i sorrisi e le smorfie, le liti e gli slanci, tutta la nostra genialità, la nostra originalità, la nostra unicità... puf! finito tutto in niente.
Siamo fantasmi senza più un nome.
La nostra vita è come un bellissimo fiore: prima appassisce, poi si disfa nel vento, infine il tempo ne fa humus per altre radici voraci.

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