giovedì 27 gennaio 2011

CANICAN, GLI ATTORI DELL'AUTORE: CARLO


Carlo Ponta è Burgo, il gestore del ristorante “Frattaglie”, rinomato per singoli, coppie e orge culinarie. Entra cantando. La faccia un sorriso sbracato e onnivoro, la smorfia oscena di chi vede il mondo come cibo. Faccia di pagliaccio che offre divertimento e piacere. Il suo è un invito a godersi la vita. Avanti, avanti, prendete posto! Provvederà lui a tutto. Nato per servire. Benefattore dell’umanità.

Non è un uomo, è un’azienda. Florida. Il cui unico obiettivo è la soddisfazione della clientela. Cuore e mente e coscienza asserviti a sviluppo e profitto. La fame sostituita dalla golosità. La golosità pretende le novità. Sempre nuove ricette, sempre nuovi manicaretti. Un consumo totale.

Nella logica aziendale, le vite dei canicani hanno valore solo in quanto materia prima. Non sono individui con diritti, non sono nemmeno individui. Sono carne e basta. Burgo non vede al di là del bilancio di fine anno. Tutto perde di significato, se l’azienda soffre. Se i conti vanno in rosso, la maschera del pagliaccio si fa tragica, ma è solo piaggeria. Burgo non esita a ossequiare coloro di cui ha bisogno umiliandosi senza dignità, sapendo che comunque il vincitore sarà lui, perché solo lui trarrà un vero profitto. Disprezza gli intermediari tra lui e la materia prima, privi della sensibilità necessaria per apprezzare la differenza tra un rene e un fegato. Ama la materia prima come il collezionista ama le farfalle che infilza vive con lo spillo. I suoi fornitori sono esseri umani? Devono essere fieri di finire nel piatto di un goloso buongustaio! Il mondo funziona così, qualcuno è il cibo, qualcun altro lo mangia. L’importante è che il cibo sia cucinato bene. Altrimenti i clienti disertano il ristorante.

(da una foto di Lorenzo Ceva Valla)

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