giovedì 27 gennaio 2011

CANICANI, IL REGISTA E L'AUTORE


Stefano De Luca è il regista. Il regista sono Stefano, il portatile e il blocco note. Stefano è una mente con la luce sempre accesa, un cuore sempre pronto ad aumentare i battiti, uno sguardo onnivago (neologismo, il regista e l’autore inventano il nuovo), un corpo ondivago su e giù dalla sedia avanti e indietro per la scena.

Il regista non vede persone attorno a sé, vede personaggi, fotografi, coreografi, costumisti e tecnici. Con loro parla, mai però per fare conversazione, solo per guidare nella giusta direzione la grande macchina dello spettacolo.

Paziente e cortese, ascolta le persone quando interrompono il silenzio rituale ed espongono osservazioni o addirittura suggerimenti; ascolta e non sente, o sente e finge di non ascoltare, depositando le parole in uno scrigno che riaprirà a tempo debito.

Idra dalle cento teste d’oro, il regista fa passi falsi, una testa cade, ma altre due ricrescono subito feconde di idee e soluzioni.

Il regista amalgama gli elementi naturali che ha portato alla luce dai cuori degli attori, dopo che ha scrutato nei labirinti dietro i loro sguardi; fa appello a una scienza antica che carica di energia la materia inerte, infondendole lo spirito; e mescolando e rimescolando va alla ricerca della pietra filosofale che tutto trasmuta in oro, anche le parole stanche.

Ora arranca, ora vola, ora scivola, ora danza, ora precipita, ora salta alto nel cielo per vedere sé stesso e la scena dalle nuvole; ora gesticola esagitato, ora osserva muto, ora si assenta, ora ride.

Il regista è regista anche di sé stesso.

Egli è sette attori ed è ciò che fa di sette attori un unico interprete. Di cento scene fa una visione, di mille parole un solo lungo applauso. Il regista è sette attori, è la luce. Vede corpi in movimento nell’aurora e al tramonto, nell’abbaglio del meriggio e nella tenebra della notte. Ascolta i respiri e gli strilli, ascolta la musica. Ce l’ha nello stomaco, una vibrazione per l’anima. E infine è pubblico, e guarda alla propria destra e si ritrova seduto in platea; e guarda alla propria sinistra e si ritrova nella testa dello spettatore. Da lì, dirige.

(fotografia di Lorenzo Ceva Valla - http://www.lorenzocevavalla.it)


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