Proviamo la memoria. Purtroppo,
tre assenze per influenza. Bene o male arriviamo quasi alla fine dell’opera.
Dobbiamo debuttare a fine aprile, abbiamo tre mesi, ma in mezzo ci sono il
Carnevale, la settimana bianca, le vacanze di Pasqua e chissà che altro. Il
tempo è poco, il lavoro tanto. Il mio è l’errore di ogni anni, di assecondare l’ambizione
di mettere in scena un’opera “normale”, da “grandi”. So che per i ragazzi è un’impresa
non da poco studiare a memoria parti lunghe e soprattutto in un linguaggio
inusuale e difficile. Di solito ce la fanno, speriamo che sia così anche quest’anno.
È ormai il momento di applicare
quanto hanno imparato riguardo a rapporto con il partner, uso dello spazio,
movimento, espressività… Ed ecco che di nuovo mi torna in mente la
Supermarionetta. Non ho tra le mani attori sulla cui collaborazione
professionale possa contare. Con i ragazzi è tutta questione di compromessi.
Devo rendere flessibili spazi, scenografie, tempi, coreografie… in modo che la
fusione tra interprete e scena sia dovuta alla disponibilità reciproca. Devo
sacrificare in continuazione il testo per recuperare chi è in difficoltà. Devo
fermarmi quando le opposizioni psicomotorie sono forti, e se insistessi
provocherei crisi emotive.
È il momento, dicevo, in cui il regista sogna l’attuazione
del testo sulla scena e poi, sul campo di battaglia, si rende conto che tra
sogni e realtà ci sono abissi a volte invalicabili. Tutto deve aggiustarsi,
ridimensionarsi, moderarsi. Insomma, mi devo accontentare, pur andando alla
ricerca del massimo risultato possibile.
Siamo ancora al punto in cui la
memoria c’è, ma non è attuata. “La so,
ma non so quando dire le battute”. Ci vogliono prove, ma il tempo non basta. D’altronde,
l’ansia da ambedue le parti è una componente inevitabile e addirittura
essenziale, perché il teatro è un investimento di energia a volte eccessiva,
che richiede impegno profondo. E tutto per una sera sola. Può sembrare folle e dispendioso,
ma capita spesso, nella vita, che una cosa bella non sia ripetibile, capita in
un momento particolare e svanisce, lasciando di sé un fantasma nel ricordo.
Per fortuna, oggi ci sono anche
le videocamere.