giovedì 26 gennaio 2017

IL DIARIO DI MEDEA (dodici)




Proviamo la memoria. Purtroppo, tre assenze per influenza. Bene o male arriviamo quasi alla fine dell’opera. Dobbiamo debuttare a fine aprile, abbiamo tre mesi, ma in mezzo ci sono il Carnevale, la settimana bianca, le vacanze di Pasqua e chissà che altro. Il tempo è poco, il lavoro tanto. Il mio è l’errore di ogni anni, di assecondare l’ambizione di mettere in scena un’opera “normale”, da “grandi”. So che per i ragazzi è un’impresa non da poco studiare a memoria parti lunghe e soprattutto in un linguaggio inusuale e difficile. Di solito ce la fanno, speriamo che sia così anche quest’anno.

È ormai il momento di applicare quanto hanno imparato riguardo a rapporto con il partner, uso dello spazio, movimento, espressività… Ed ecco che di nuovo mi torna in mente la Supermarionetta. Non ho tra le mani attori sulla cui collaborazione professionale possa contare. Con i ragazzi è tutta questione di compromessi. Devo rendere flessibili spazi, scenografie, tempi, coreografie… in modo che la fusione tra interprete e scena sia dovuta alla disponibilità reciproca. Devo sacrificare in continuazione il testo per recuperare chi è in difficoltà. Devo fermarmi quando le opposizioni psicomotorie sono forti, e se insistessi provocherei crisi emotive. 

È il momento, dicevo, in cui il regista sogna l’attuazione del testo sulla scena e poi, sul campo di battaglia, si rende conto che tra sogni e realtà ci sono abissi a volte invalicabili. Tutto deve aggiustarsi, ridimensionarsi, moderarsi. Insomma, mi devo accontentare, pur andando alla ricerca del massimo risultato possibile.

Siamo ancora al punto in cui la memoria c’è, ma non è attuata.  “La so, ma non so quando dire le battute”. Ci vogliono prove, ma il tempo non basta. D’altronde, l’ansia da ambedue le parti è una componente inevitabile e addirittura essenziale, perché il teatro è un investimento di energia a volte eccessiva, che richiede impegno profondo. E tutto per una sera sola. Può sembrare folle e dispendioso, ma capita spesso, nella vita, che una cosa bella non sia ripetibile, capita in un momento particolare e svanisce, lasciando di sé un fantasma nel ricordo.

Per fortuna, oggi ci sono anche le videocamere.