venerdì 29 luglio 2011

ORRENDI: RECENSIONESIMPATICA


Una recensione su Google Books:

Questo libro parla di un ragazzo sulla decina d'anni che è molto intelligente ma ha solo un amico così decide di inventare una specie di teletrasporto a forma di lavatrice con cui teletrasportare delle persone che possano diventare sue amiche peò la ricerca non finisce esattamente come sperava Albein (il ragazzo intelligente) perchè al posto di persone normali dalla lavatrice vengono fuori tre persone speciali: una morta che riesce a resuscitare i morti, un ragazzo pieno di ferite che infondeva nei malati un senso di piacere e una ragazza che dava la scossa perchè dentro di sè era fatta di energia elettrica.
I genitori di Albein tentarono di farli andare a scuola ma non ci riescono perchè già il primo giorno vengono scoperti.
Così dopo che i tre ragazzi gli dissero dei loro pèoteri decisero di formare una squadra che difendesse i bambini in difficoltà.
Così si trovano nel desrto del Sahara per salvare dei bambini che sono stati rapiti da dei senzafaccia (la faccia non ce l'avevano perchè erano state delle cavie umane e erano rimaste seza la faccia appunto).
Alla fine i ragazzi salvano tutti i bambini e tornano a casa a decidere cosa fare dopo:

lunedì 25 luglio 2011

GATTO BAU NON FA MIAO



Gatto Bau non fa miao


Dalla pancia di Mamma Gatta sono usciti uno due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci undici dodici gattini.

I loro nomi sono: Leccalecca, Gomitolo, Graffietto, Tigreferoce, Semolina, Ronfone, Struscina, Sbadiglia, Peloritto, Ciotolina, Strappatutto, Noiosa.

“Ne manca uno!” grida Graffietto.

“Perché non vuole nascere?” si domanda Gomitolo che sta cercando di saltare in groppa a Tigreferoce. “È così divertente qui fuori!”

“Ehi, fratellino, che cosa aspetti a nascere?” domanda Ciotolina.

Dalla pancia di Mamma Gatta giunge una voce con l’eco:

“Sto bene qui, grazie.”

I gattini scoppiano a ridere.

“Non puoi rimanere nella pancia della mamma, devi nascere!”

“Perché?”

“Perché la mamma è stanca.”

“Mamma, vero che non sei stanca, vero che mi terrai sempre con te?”

Mamma Gatta è veramente stanca, vorrebbe riposare e invece l’aspettano tredici poppate; poi dovrà lavare i piccoli leccandogli il pelo; poi dovrà controllare che non si allontanino; poi dovrà metterli a dormire…

Con una scrollata fa scivolare fuori il tredicesimo gattino, che sbatte gli occhi perché dal buio è passato alla luce.

“Miao miao miao!” lo salutano i fratelli, presentandosi l’uno dopo l’altro.

“E tu come ti chiami?” domanda Struscina.

“Gatto Bau.”

Tutti scoppiano a ridere, pensando che sia uno scherzo.

Gatto Bau, felice dell’accoglienza ricevuta, li saluta a modo suo, abbaiando.

“Bau bau bau!”

Non ride più nessuno.

Tigreferoce, che è il più anziano perché è nato per primo, gli si avvicina con il muso scuro e dice:

“Che cosa fai?”

“Vi saluto.”

“Devi fare miao.”

“Non sono capace. Io faccio bau.”

“Non puoi fare bau, tu non sei un cane.”

“Sono un gatto che fa bau.”

“I gatti non fanno bau.”

“Io sì.”

Gli altri si sono tenuti a distanza, zitti zitti e curiosi curiosi.

“Questo non è un gatto” sentenzia Tigreferoce. “Questo non è nostro fratello.”

I dodici gattini miagolano tutti insieme minacciosi.

“Tu non sei nostro fratello! Va’ via, non ti vogliamo!”

Mamma Gatta si stende per dare il latte, ma Gatto Bau non può avvicinarsi, Ronfone e Graffietto lo tengono lontano.

“Gli sta bene” dice Sbadiglia con uno sbadiglio. “Magari impara a fare miao.”

Gatto Bau si allontana a testa bassa.

*

Mamma Gatta non si sente tranquilla, ha la sensazione che manchi qualcosa. Eppure, ha dato da mangiare a tutti, li ha contati. Non si è accorta che Peloritto si è fatto contare due volte.

Che cosa fanno i dodici gattini?

Leccalecca lecca una foglia secca, Gomitolo straccia un giornale, Graffietto spaventa un insetto, Tigreferoce scalcia una noce, Semolina insegue una farfalla, Ronfone tenta di scalare un bidone, Struscina annusa una patatina, Sbadiglia si ribalta salendo su una bottiglia, Peloritto spia una rana, Ciotolina mastica una figurina, Strappatutto fa un rutto, Noiosa fa la dispettosa.

Che cosa fa Gatto Bau? Gatto Bau ha fame.

“Guardate!” strilla Strappatutto. “Sta mangiando la spazzatura!”

“Che maleducato” commenta Leccalecca.

“Abbiamo fatto bene a mandarlo via” dice Semolina.

“Quello non è nemmeno un cane” dice Noiosa. “Quello è un maiale.”

Se uno ha fame e mangia la spazzatura, non vuol dire però che gli piace.

“Che schifo” pensa Gatto Bau continuando a mangiare, perché la fame è peggiore dello schifo.

È triste, non gli piace stare da solo, vorrebbe giocare anche lui insieme agli altri e poppare il latte caldo e saporito di mamma Gatta. Ma non può.

Se si avvicina, Tigreferoce lo graffia.

*

I gattini hanno dormito sul pelo morbido della mamma e si sentono riposati, pronti per giocare.

Mamma Gatta non si sente tranquilla, ha la sensazione che manchi qualcosa. Ha contato di nuovo i micini, c’erano tutti. Non si è accorta che Semolina si è fatta contare due volte.

Che cosa fa Gatto Bau?

“Guardate!” strilla Strappatutto. “Sta salendo sul tetto!”

“Che imprudente” dice Leccalecca.

Quando uno è triste, vuole stare lontano da tutti.

“Non ha cervello. Se cade, si fa male” commenta Semolina.

“Quello non è nemmeno un maiale” sentenzia Noiosa. “Quello è uno scarafaggio.”

Se uno è triste e sale sul tetto, non vuol dire però che gli piace.

“Che paura” pensa Gatto Bau continuando a salire. Vede i fratelli che lo prendono in giro e grida:

“Siete cattivi!”

“E tu sei uno scarafaggio!” gridano loro.

Gli viene la rabbia.

“Siete cattivi e brutti e stupidi!” grida ancora. Poi si mette a lanciare tegole.

“Aiuto!” strillando i gattini scappando da tutte le parti.

Gatto Bau rimane solo e si mette a piangere in silenzio. (continua)
.................

continua a leggere sul sito DI.TO, disabilità a Torino, in Sogni, segni, disegni


link: http://dito.areato.org/home/


domenica 10 luglio 2011

VIDEO DI IRI SU ORRENDI 2

I segreti di Blaad - Aquilino from Chagall on Vimeo.

LE MELE DEL SILENZIO E GLI ORRENDI

giovedì 7 luglio 2011

Commento al libro: Orrendi per sempre e intervista all'autore

Quattro ragazzi, in parti diverse del mondo, combattono quotidianamente con l'ostilità e la diffidenza della gente a causa del loro essere "speciali". Morta è morta: spesso perde pezzi del proprio corpo decomposto e li riattacca con noncuranza; Macabro è costellato di ferite infette e sanguinanti, che non si rimarginano mai; Scossa lancia scariche elettriche potentissime quando prova qualsiasi emozione e Albein ha un'intelligenza spaventosa, ma non può usare le gambe. È una formidabile invenzione di Albein a farli incontrare e a trasformarli (non senza qualche disavventura!) negli Orrendi, un gruppo affiatato che grazie alle proprie "caratteristiche" riesce a portare aiuto ai bambini in difficoltà.
Orrendi per sempre è un libro che mi piacerebbe fosse letto da mio figlio, se mai ne avrò uno.
Orrendi per sempre è un libro che mi piacerebbe venisse letto un po' da tutti, a pensarci bene.
Perché? Beh, perché è un libro simpatico, divertente, triste, avventuroso, intelligente, coinvolgente... ma anche, e soprattutto, perché è un libro che parla della diversità, e quindi anche dell'unicità, delle persone, del fatto che non si può essere quello che non si è, solo per piacere agli altri. Siamo tutti diversi e, allo stesso tempo, siamo tutti uguali.

La storia è, almeno in apparenza, un horror, con creature tipiche del genere, quali una sorta di zombie, un altro bambino orrendo pieno di piaghe e ferite che non si rimarginano, una bambina che lancia scariche elettriche. Ma, allo stesso tempo, siamo in un romanzo sociale, che trae spunto anche da eventi catastrofici che si ripetono spesso nel nostro mondo, come i bombardamenti che subisce la città di Macabro. Siamo anche in un romanzo fantastico, indubbiamente, e in un romanzo d'avventura, perché di avventura, specialmente nella seconda parte della storia, ce ne sarà molta.
Ecco quindi delineato il contorno di un libro che non poteva non piacermi, vista la grande capacità di ben amalgamare i generi e di superare il confine della letteratura per ragazzi, diventando godibilissimo anche per un adulto.

L'autore ha saputo tessere un mondo fantasioso ma con solide basi reali. Con una scrittura fluida e dei personaggi simpatici e bizzarri ha portato in vita una storia originale e interessante, che trascina il lettore nel gruppo degli Orrendi per Sempre, facendolo sentire a casa. E durante il divertimento, le invenzioni geniali e le missioni di questi ragazzini 'speciali', ci viene fatto notare che essere diversi non è affatto semplice, ma essere tutti omologati è forse più difficile.

Un bellissimo libro, quindi, che si legge velocemente e con grande piacere. Si ride e si riflette allo stesso tempo e ci si sorprende dinanzi alle belle idee dell'autore!

Tra l'altro, vi segnalo con piacere che, sul blog di Chagall, si possono conoscere i protagonisti di queste avventure più da vicino.

E per non farci mancare assolutamente niente, abbiamo anche l'onore di avere Aquilino, l'autore del romanzo, ospite del blog. La sua presenza qui è graditissima e io lo ringrazio infinitamente per la sua gentilezza e la sua disponibilità.
Vi lascio alle domande.

Chi è Aquilino?
Profilo in bianco e nero: ex insegnante, conduttore di attività espressive e di sostegno psicologico con bambini e ragazzi, animatore di eventi, drammaturgo per “Lupusagnus” con esperienze di recitazione e regia, capocomico della compagnia di ragazzi “Il teatro dei passeri”, scrittore per ragazzi e adulti, lettore, hobby: giardinaggio e fotografia, un poco misantropo, animali: solo gli uccelli del giardino, politica: una sinistra ideale mai esistita, religione: no.

Come nasce “Orrendi per sempre”?
Da una scintilla. In essa, tre personaggi particolari, in apparenza appartenenti al genere horror, confluivano nella casa di un altro tipo speciale, un precoce genio anche lui vittima di emarginazione. Da lì, nel confronto con Maria Chiara Bettazzi, è nato il progetto di una trilogia e poi di una serie che travalicassero i limiti di genere di spazio, di tempo. Gli Orrendi agiscono negli ambienti più diversi, sia nel presente sia nel passato e poi magari nel futuro, e la narrazione è condotta con registri appartenenti al fantasy, allo storico, alla fantascienza, all’horror, al drammatico, al comico… Le possibilità di sviluppo sono quindi infinite e legate solo al piacere della scrittura e della lettura.

"Orrendi per sempre" è un po' un tributo al 'diverso'. Credi che siamo ancora molto restii al diverso? E come mai secondo te?
L’obiettivo di ogni sistema sociale, laico e religioso, è l’uniformazione. Dal piccolo gruppo di cortile-condominio alla comunità fino alla popolazione di uno stato, tutti invocano principi di omologazione: radici storico-religiose, figure eroiche, carte costituzionali, usi e costumi, gastronomia, linguaggio… Il simile rassicura, in base all’illusione che ciò che è riconoscibile e rapportabile a noi non possa farci del male. Il diverso, quindi, è minaccioso, mette in crisi un sistema rassicurante, apre scenari non riconducibili alle conoscenze acquisite. Il diverso è automaticamente: incomprensibile, pericoloso, distruttivo.

Allo stesso tempo è anche un bel tributo all'autoaccettazione, all'amarsi per come si è fatti. In questo siamo tutti un po' orrendi? Vorremmo un po' tutti essere diversi, secondo te?
Certo! Che cosa c’è di più orrendo di un divo del cinema? Eppure la gente lo adora e lo imita. La diversità dei ricchi e dei vip è accettata e anzi diventa un modello. Il transessuale di periferia è un’aberrazione, il cantante gay un originale. La gente si contraddice in continuazione, si trincera in un pensiero povero e manipolato dai media senza nemmeno averne coscienza.
In realtà, in ognuno di noi c’è la diversità come valore, altrimenti l’umanità sarebbe una collezione di soldatini. Può trattarsi di una diversità lieve, come quella d’opinione su questioni futili, o di una di diversità drammatica, come quella del disabile o del dissidente. In ogni caso, dentro di noi (se vogliamo accettarlo) ci sono tutte le diversità del mondo, come anche le omologazioni che ci consentono di capire, convivere e cooperare.

Cosa dobbiamo aspettarci dal seguito di "Orrendi per sempre", da poco nelle librerie?
Nel secondo volume, “I segreti di Blaad”, vediamo Morta affrontare i fantasmi del passato. Deve tornare nel proprio paese, da quelli che la volevano bruciare. Torna per salvare i figli dei suoi persecutori. Alla fine, ci sarà più comprensione sia da una parte sia dall’altra. Nel terzo volume si affronta il tema del fanatismo religioso e, appunto, della diversità dei perseguitati. Bambini con un aspetto particolare sono cacciati e schiavizzati dai fedeli del dio Tritan. Durante quest’avventura faremo la conoscenza con altri Orrendi. Nel secondo volume abbiamo incontrato Spavento, Tremore e Sobbalzo, i tre lupi morti. Ora, nel terzo, ci si presentano un nano molto simpatico e un cucciolo di drago: ambiente medievale, clima fantasy rivisitato. Nel quarto volume (sperando che la serie trovi lettori e possa continuare) toccherà a Macabro affrontare i propri fantasmi: siamo in un paese in guerra e la nuova Orrenda è una bambina tutto fuoco… e tutto ghiaccio.

Ho letto che hai fatto l'insegnante. Questo ha influito sulla tua scrittura, specialmente quella rivolta ai ragazzi?
No. Mi ha aiutato molto conoscere i ragazzi. Ci sono scrittori per ragazzi che non li hanno mai frequentati davvero e si riferiscono solo ai propri ricordi d’infanzia: brrr! La mia scrittura si sviluppa sulle esperienze teatrali, dalle letture, dalle esperienze di vita come le trasmetto nei libri per adulti. In conclusione, la scrittura è scrittura, non faccio differenza tra quella per ragazzi e quella per adulti. A un lettore bambino do lo stesso valore di un lettore adulto.

Ci parli dei libri per adulti che hai scritto, che mi sembrano molto interessanti?
Ho scritto “Le crociate dei Santi Innocenti” sulle crociate dei Bambini del 1212. L’ho scritto perché amo i libri a sfondo storico e mi affascina il medioevo; da lettore volevo diventare autore. Poi ho scritto “Un fauno in legnaia”, “D’Armonia, di sangue” e “Se muore un Arlecchino” (ancora inedito), tutti con Robin Edizioni (devo ringraziare Claudio Messina per aver creduto in me).
Cercavo il modo di scrivere per adulti, ed ero in crisi perché non sapevo che cosa raccontare. Parlare di me stesso? Ah, detesto parlare di me, anche se devo farlo come in questo caso. La mia vita mi è sempre parsa banale, niente che valesse la pena di essere romanzato. Scrivere un giallo? Una cronaca sociopolitica? Una storia d’amore? Per carità! Poi… quella straordinaria cosa che capita in un attimo felice. Immagino di incontrare Atena in carne e ossa. Con lei, entrano nella mia esistenza abbastanza piatta gli dei dell’Olimpo. Il mio alter ego, Albino Guidi, entra in crisi. Cambia vita, rinnegando le convenzioni sociali. Si dedica alla cura del giardino. Entra in confitto con il prete e la comunità dei fedeli più fanatici. Si scontra con Ares. Nel secondo volume viene indotto dalle Cariti a fare teatro. Contro di lui, Ade, il dio dell’oltretomba. Ma la libera espressione delle emozioni e del pensiero sulle scene avrà alla fine partita vinta. E così via. Da una parte l’umanità con le miserie e gli splendori, dall’altra gli dei e nel mezzo lui, Albino.

Progetti futuri?
Ho appena distribuito il copione per i miei Passeri (ragazzi dai dodici ai quindici anni): “L’angelo dei morti”. Un testo forte come quelli che scrivo per “Lupusagnus”, la compagnia di Milano diretta da Stefano de Luca. Ho in cantiere “Donne che amano i cani”, una specie di giallo con Albino Guidi aiutato da una ninfa in grado di trasformarsi come Proteo. Poi, magari, avvio la quinta avventura degli Orrendi. Nel frattempo, ci saremo chiariti le idee e scriverò la nuova opera di Lupusagnus. E poi… qualunque cosa sia, sarà comunque scrittura e tra scrivere e respirare la differenza è nulla.

CHAGALL: UNA SETTIMANA CON GLI ORRENDI

I segreti di Blaad – commento

Eccomi giunto alla fine della settimana dedicata agli Orrendi, i protagonisti dei libri Orrendi per sempre e I segreti di Blaad dello scrittore Aquilino, pubblicati da Giunti Junior editore. Per concludere lascio un mio commento inerente a I segreti di Blaad, il secondo libro della saga. La prima cosa che salta all’occhio del nuovo romanzo è il numero ridotto di pagine: 188 rispetto alle 280 del libro precedente. All’inizio la cosa mi era dispiaciuta, ma a lettura conclusa si è rivelata positiva. La storia ha un ritmo più serrato e gli eventi risultano più concentrati. Insomma, non ci si annoia. L’unico personaggio che trovo sia stato trascurato è proprio quello da cui prende titolo il romanzo, Blaad. Un cattivo così affascinante avrebbe meritato qualche pagina in più completamente per sé. Altra soluzione che non mi ha convinto pienamente è il modo in cui Jasmine riesce a togliere da una situazione pericolosa lei e Spizzo grazie alla provvidenziale comparsa di una bomboletta al peperoncino. L’ho trovata una soluzione un po’ forzata. Per il resto il libro scorre veloce e piacevole. L’autore, come spero si evinca dalle varie citazioni che ho lasciato nei post precedenti, dissemina nel racconto dei messaggi i importanti. Parla di emarginazione del diverso, delle difficoltà che affronta una grande famiglia moderna ed esorcizza con ironia le nostre grandi paure. Ma è tutto sempre funzionale alla storia, ed è questo che più apprezzo della scrittura di Aquilino. Fa pensare con un sorriso, non si ha mai la sensazione che voglia insegnare. Il messaggio alla fine arriva comunque. Per finire, e credo che l’autore sarà d’accordo con me, una lode al talentuoso illustratore Iacopo Bruno, che ha saputo davvero cogliere lo spirito di entrambi i libri e dei suoi protagonisti.

I segreti di Blaad, Aquilino

Villa Sentimento


Riporto la pagina riassuntiva con i link di tutti post riguardanti gli Orrendi e questa interessante recensione e intervista di Voce del silenzio riguardanti il primo libro della serie, Orrendi per sempre.


Ho lasciato questo commento sul suo blog:

"aquilino scrive:

grazie per la tua gradita collaborazione – è stato bello seguire di giorno in giorno le tue presentazioni – sulla bomboletta al peperoncino hai ragione, ma non me ne cruccio: l’avventura deve proseguire e più che il meccanismo a orologeria a me premono le dinamiche interpersonali, poer cui… una spinta e si va avanti – su Blaad posso dire che ci sono e ci saranno altri personaggi in apparenza poco approfonditi, ma solo perché rtitorneranno e la loro conoscenza la si fa un poco per volta, come è giusto che sia, anche per non appesantire il libro (già compresso) con ritratti meticolosi che tolgono gusto alla scoperta – ciao!