mercoledì 27 febbraio 2008

POESIA NOVE


Lo pensavi lontano almeno quanto

l’impossibile, il giorno che invece un mattino

la nebbia ti spinge negli occhi sbarrati

per lo stupore. Oggi nessuno più ti racconta

le storie d’infanzia e dell’età

dell’amore,

oggi nessuno ti può consolare. Tu ascolti

il tuo silenzio più antico,

ti si chiude lo sguardo alle cose

ed è davvero fine.

Ma fuori il sole dirada ogni foschia, e quanta luce!

Eppure il tuo buio non può penetrare.

POESIA OTTO


Mia madre ha i demoni in testa

e si affacciano agli occhi. Sbraitano

accuse che ficcano rovi

nella bocca di chi ascolta. Fanne parole

pazienti consolatorie rasserenanti complici

dell’amore che ancora lega, da un angolo di tremore,

madre e figlio!

E allora fiorisce un grazie, dal bacio di pelle e rughe

traspare la gracilità del cuore. Ha battiti fiochi,

ha vita trepida in equilibrio ardito

sul filo teso sopra i demoni, che ancora già infuriano.

martedì 26 febbraio 2008

LUPUSAGNUS E LA BARCA DEI COMICI


Ricevo da Stefano. "Io sono impegnato -con Marta e
Tommaso- nelle prove di "La barca dei comici" che debutta il prossimo lunedì
a Piacenza. Poi parto per Pechino con Sergio, Giorgia e Anna. Lupusagnus
si fa in due...
Questo è il link ad alcune delle foto di "Mamma mammazza" fatte a Roma.
http://picasaweb.google.it/stefano.lupusagnus/MammaMammazza


Scrive Enrico Marcotti sul quotidiano Libertà di Piacenza del 22 giugno: "All'inizio era poco più che un'idea, poi era diventata un'ossessione. Quella di portare in scena i Memoires di Goldoni era la grande sfida di Giorgio Strehler con il Piccolo Teatro di Milano. Un'ipotesi che, purtroppo, non ha mai potuto realizzarsi perché il regista morì proprio pochi mesi prima che il progetto cominciasse il suo Iter.
Ora, in occasione dei 300 anni dalla nascita del grande drammaturgo veneziano, diventa lo spunto per uno spettacolo, La barca dei comici che, in scena nel 2007, vedrà una nuova collaborazione tra Piccolo Teatro di Milano e Teatro Gioco Vita di Piacenza.
In pratica una coproduzione che, dopo il bell'esperimento di Miracolo a Milano vede di nuovo insieme le due istituzioni teatrali guidate da Sergio Escobar e Diego Maj in un'avventura prestigiosa che va ad incastonarsi nelle iniziative del Piccolo per festeggiare l'autore che tanta parte ha avuto nella storia dello Stabile milanese.
La barca dei comici, drammaturgia di Stella Casiraghi e Stefano De Luca, che, allievo di Strehler, firma anche la regia, avrà dunque scene e ombre di Gioco Vita firmate dal regista Fabrizio Montecchi, le musiche di Fiorenzo Carpi e i costumi di Luisa Spinatelli.
Il lavoro si ispirerà ad un episodio raccontato nei Memoires di Strehler quando Goldoni ebbe il primo incontro col teatro. All'età di 14 anni, infatti, a Rimini, Goldoni lascia la scuola dei Domenicani e fugge in barca con una compagnia di comici per raggiungere la madre a Chioggia, lasciando per sempre gli studi di filosofia. Lo spettacolo è in sostanza un pretesto per raccontare la storia di Goldoni e il suo amore per il teatro. Si tratta di pezzi della sua biografia tra la Commedia dell'Arte, i suoi lavori e la riforma del teatro attuata dal grande veneziano. In pratica un modo per narrare a giovani, ma anche ad adulti, le emozioni del teatro inteso come metafora della vita.(...)
«Uno spettacolo - osserva Diego Maj - che assume un significato ancora più forte rispetto al lavoro precedente. Qui c'è un omaggio a Strehler, al teatro e a Goldoni. Inoltre, saranno gli attori del Piccolo a muovere le sagome, ad assumere cioè competenze di solito appannaggio dei nostri animatori (...)»".

domenica 24 febbraio 2008

INCONTRO CON L'AUTORE: TERNI


Saluto Franca De Sio e i ragazzi delle quinte elementari e delle prime medie che ho incontrato a Terni. Due mattinate intense, diciotto classi. Le domande sui libri non sono state le solite, spesso suggerite dagli insegnanti. I lettori hanno mostrato acutezza e passione, desiderio di capire e di farsi capire, curiosità schietta e non banale. Mi ha fatto piacere che un libro come KOATTI che la casa editrice ha tolto dal catalogo (quanti libri stupidamente mandati al macero potrebbero essere offerti a scuole e biblioteche!) è stato apprezzato sia dagli alunni sia dai docenti. Grazie.

BRICCONIA NEWS: grilli


Io ero piccolo, tu lo eri di più. Tanto bastava. Eri mio. Vivevi sottoterra e la terra aveva il fascino del seme che diventa pianta e il mistero della talpa e l’orrore del verme grasso. Si lasciava in frotta il cortile e si correva nei campi, a volte sul carro distesi su spighe tra papaveri e fiordalisi. Poi guardinghi, minacciosi, pazienti ti davamo la caccia. Grillo. Dentro lo scatolino con i buchi, e via a casa nel serraglio di ragni, lucertole, scarafaggi… Eri nostro prigioniero. Ma sei sempre evaso, o morto. Ora che sono grande ti vendichi nell’incubo. Arringhi la folla, minacci e prometti, illudi e istighi, aizzi e anche tu diffondi la rivelazione di un tuo dio personale. Grillo profeta. Grillo castigatore. Eri piccolo e cantavi, ora sei un terribile colosso e sbraiti. Oh, i pugni pestati sul tavolo, le imprecazioni, le oscenità, le isterie! Padre padrone, il nostro destino è nelle tue mani? Che cosa farai di noi? Ci manderai per città e campagne a impiccare, ghigliottinare, garrotare, fucilare… chi? Chiunque? Grillo colosso e illuminato e santificato, abbi pietà di noi. Vivevi sottoterra eppure cantavi, ora sali sul palco e la tua voce è un urlo feroce. Meno male che quand’ero piccolo non eri ancora così. Sarei scappato piangendo.

venerdì 22 febbraio 2008

POESIA SETTE




Siediti accanto a me, sorella

volto esangue

nati insieme e da quel giorno

mi segui passo passo, ombra

cui non serve il sole.

Raccontami di te e del tuo potere

di annichilire mondi in lenti autunni

schiantare i fili d’erba dei respiri

su prati rinsecchiti

i nostri pascoli.

mercoledì 20 febbraio 2008

MAMMA MAMMAZZA

LUCA Mamma, sono nei guai.

MADRE Che cosa si dice, prima?

LUCA Buongiorno.

MADRE Buongiorno anche a te.

LUCA Sono nei guai, mamma.

MADRE A me lo dici? Ti aspetti che precipiti nell’ansia? Hai combinato guai fin dal primo vagito. La tua stessa esistenza è un guaio. Ma io sono vaccinata.

LUCA Questa volta sono guai grossi. Se non trovo una via d’uscita finisco in prigione.

MADRE Il luogo che ti è congeniale. Quando eri ancora piccolo e malleabile, avrei dovuto iscriverti al riformatorio, invece che alla scuola materna. Non l’ho fatto e ora sei irrecuperabile.

LUCA Mamma, devi aiutarmi.

MADRE Ti sei pulito le scarpe?

LUCA Sì.

MADRE Bugiardo. Hai seminato fango e foglie secche.

LUCA Pulirò, te lo prometto.

MADRE Non hai mai mantenuto una promessa. Fango e foglie secche? Fango e foglie secche! Sei andato di nuovo nel bosco a fare le porcherie?

LUCA Vuoi che pulisca subito?

MADRE Ruffiano. Tutto smorfie e gentilezze, quando hai bisogno di me.

LUCA Mamma, io ti voglio bene. Sei la mia mamma, devi aiutarmi.

MADRE Ipocrita. Ti illudi forse che non mi accorga di quanto zucchero versi nella mia tazza? Due cucchiai invece di uno. Ti controllo, sai? Me ne sto zitta per spirito di carità materna. Ma tu vuoi che mi venga il diabete. Tu vuoi vedermi malata. E poi morta. Perché mi odi.

LUCA Io ti voglio…

MADRE Non dire quella parola!

LUCA … bene.

MADRE Un odio assoluto e vendicativo. Subdolo. Violento. Un odio maligno.

LUCA Tu sei la mia mamma, come potrei odiarti? Il solo pensiero mi spaventa e mi disgusta.

MADRE Che ore sono, figliolo?

LUCA Le sei e qualche minuto.

MADRE Quasi le sette. Io ti ho aspettato, Luca. Avevo preparato il tè. Ti ho anche comprato i biscotti ai cinque cereali. Quelli che costano più degli altri.

LUCA Abbi pazienza, mamma. Si è rotto l’orologio.

MADRE Scuse, giustificazioni, pretesti, scappatoie, ripieghi... Una vita di falsità e vigliaccheria. Tu da una parte, io dall’altra. E in mezzo la solitudine di una madre e la sua santa sofferenza.

LUCA Mamma, vuoi ascoltarmi?

MADRE Ora lo berrai tiepido. Anch’io lo berrò tiepido. Mi fanno schifo le cose tiepide. Sanno di depressione. Ma questa non è che una delle piccole crudeltà quotidiane con cui avveleni la mia esistenza.

LUCA Giuro che non arriverò mai più in ritardo.

MADRE Non giurare. I farabutti come te non hanno il senso dell’onore.

LUCA Devo dirti una co…

MADRE Nemmeno tuo padre l’aveva. Infatti, mi ha sposata. Cinque mesi di torture indescrivibili. Poi sei nato tu. Il fondo dell’abisso. Ho trovato la forza di separarmi da quel mostro di egoismo, ma dio ha voluto darmi la croce della tua educazione.

LUCA ...

MAMMA MAMMAZZA










Arrivo a Roma con Betti alle 12.30, mangiamo in una trattoria vicino all'albergo Piemonte, visitiamo dopo tanti anni l'interno di San Pietro e con gli occhi gonfi di marmi ori angeli pose ieratiche trionfanti combattive e trionfanti andiamo a trovare i popolani di Caravaggio in sant'Agostino e San Luigi dei Francesi. Da restare senza fiato, soprattutto la vocazione di San Matteo. Poi prendiamo la metropolitana per Eur Fermi e lì vaghiamo in un gelido crepuscolo alla ricerca del 7o5 che finalmente spunta come un miraggio fattosi realtà. Ci avvisa quando arriviamo a Resistenza Marzabotto? domando all'autista. Non ha mai sentito quella fermata, non sa dov'è Via Avolio, lui non abita da quelle parti. Chieda ai passeggeri, mi suggerisce. Scusate... Un signore anziano, senza nemmeno guardarci, fa con voce rauca: Metteteve a sedé. Ci dice lui quando scendere. Teatro della Dodicesima, Spinaceto di Roma, scambi di baci e abbracci con Stefano, il regista, e gli attori. Poi silenzio, incomincia lo spettacolo.

venerdì 15 febbraio 2008

MAMMA MAMMAZZA

In culo alla balena e in bocca al lupo
ma crepi il lupo e in culo
a qualsivoglia bestia grandi chiappe
pur che la sistemazione sia gradita
voi ribaldi alla ribalta
“La commedia è servita!”
e la mamma ammazza il pupo
in culo alla balena e in bocca al lupo
il lupo crepi e la balena
non faccia quel che segue a digestione
altrimenti salirà dal boccascena
un olezzo di attore in ovazione
che pure fa teatro, e poi a cena.

giovedì 14 febbraio 2008

MAMMA MAMMAZZA


RUBO QUESTO COPIAINCOLLA AL BLOG DI STEFANO.

Domani ultima prova a Milano e poi partenza per Roma. Venerdì prova e sabato debutto di LUPUSAGNUS con Mamma mammazza, di Aquilino.

Sabato ore 21.00 e domenica ore 17.30
al Teatro della Dodicesima

via Carlo Avolio, 60 - Spinaceto Roma
Tel. 06.93933470

Lo spettacolo sta in due auto. Tutto. Nel senso che portiamo con noi quattro sedie, un tappeto, e pochi attrezzi di scena. E le ore di prova che siamo riusciti a strappare a questi pochi giorni milanesi tra una tournée e l'altra. Proprio per questo sono molto fiero del lavoro. E' nostro. E poi considero queste due recite a Roma davvero come una specie di utile test. Per noi, per lo stile, per la drammaturgia. Lo spettacolo è un piccolo gioco crudele, un bizzarro mix di comico e tragico e grottesco e pastorale e... televisivo. C'è un pò di cartoon, un pò di cronaca nera, un pò di tragedia greca. Shakerate il tutto, aggiungete una spruzzata di hip-hop e una generosa porzione di Vivaldi e Pergolesi e servite gelido...

“Una madre ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”.

Un Festen in salsa mediterranea.

Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, inzigata da Chiara, la sorella.

Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.

Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.

“Io ti ho fatto, io ti distruggo”.

Un’altra meravigliosa frase che tutti noi, prima o poi, nella vita, ci siamo sentita dire dalle nostre madri. Ma cos’è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria?

Le moderne statistiche hanno impiegato duemilacinquecento anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre i famiglia. Edipo et Clitemnestra docent.

Woody Allen ci ha messo del suo.

Eppure, sempre lì torniamo, all’amore di mamma.

Cinque attori e un regista formatisi alla scuola di Giorgio Strehler. Un autore che è insegnante, psicoterapeuta, scrittore per l’infanzia. Un testo che diverte e sconcerta, insinuando sotto pelle una sottile inquietudine. Uno spettacolo divertente come un giro in ottovolante, tra risate e tuffi al cuore.

Si sa, di mamma ce n’è una sola.

Meno male.

martedì 12 febbraio 2008

MAMMA MAMMAZZA


sabato 16 (ore 21.00) e domenica 17 febbraio (ore 17.30) al

Teatro della Dodicesima

via Carlo Avolio, 60 - Spinaceto Roma
Tel. 06.93933470
Una ragazza che fa jogging.

Un maniaco esibizionista.
Un tutore dell’ordine ambiguo e inconcludente.
Un figlio difficile. Una figlia invisibile.
Una mamma, fin troppo Mamma.
Una mamma che ammazza.
Una madre e i suoi due figli compongono un inferno familiare. Mamma mammazza è il primo di una trilogia di spettacoli sulla famiglia. Una famiglia normale. Quasi…


Nel chiuso delle famiglie si celano violenze e follia. Ma anche amori assoluti e disperati. Come violenta e disperata appare l’umanità da cui siamo circondati. Eppure alla ricerca di qualche forma possibile di amore.

Attraverso il filtro deformato del grottesco mettiamo il dito nella piaga. Con violenza e tenere

zza insieme.
Aquilino insieme a Sergio Leone, Giorgia Senesi, Marta Comerio, Tommaso Banfi, Annamaria Rossano e al regista Stefano de Luca formano la compagnia Lupusagnus.

“Una madre ama sempre suo figlio, anche quando lo odia.”



domenica 10 febbraio 2008

POESIA SEI



non ha colori. Se fosse nero

cercherei una parola bianca

se fosse grigio una parola nera

ma questo giorno non ha colori.

Posso solo abbassare lo sguardo

la stanchezza impedisce di alzarlo

ma il suolo si contrae sotto i piedi

in un punto lontano

dove anche te scorgo minuscola

ombra

di me che

non ho colori.

sabato 9 febbraio 2008

POESIA CINQUE


Ti fermerai mi fermerò

mi guarderai ti guarderò

un treno passerà un merci anonimo

ci metterà del tempo l'eternità

come braccia al cielo le sbarre si alzeranno

ti muoverai mi muoverò

e tu te ne andrai te ne andrai

e tu

porterai via con te lo sguardo acceso

per un istante su di me

ricorderai? ricorderò? no

il treno e il suo sferragliamento

lasciano un silenzio onesto

il sollievo di un attimo di tormento

il tuo viso anonimo, così bello e intenso

si è acceso e poi spento

in un momento.

POESIA QUATTRO

Non c'è come il vento a darti il senso

labile di ciò che ha radicato

un colpo più violento potrebbe

divellere giorni estirpare il passato

saresti abbattuto

sentiresti l'odore della terra

trascinarti nel suo cuore di fuoco

invano grideresti: muto.

BRICCONIA NEWS: la coerenza.


A Bricconia imperversa la campagna elettorale: murales su intere facciate di palazzi, elargizioni ai senzatetto, molotov contro sedi politiche, risse televisive con ceffoni e insulti, bombe nelle automobili, comizi isterici, cortei sbandieranti e cariche contro la polizia, lifting dei leader e cocaina a badilate.

“Lei è contro la droga, onorevole?” “Proibizionismo assoluto, anche contro le droghe da cucina. Sa quanti ragazzini si fanno di peperoncino?” “Ma lei sniffa.” “Non per piacere. Lo faccio per tenermi su, come terapia, per il bene della nazione.” “Posso intervistare anche sua moglie?” “Questa non è mia moglie, è solo una della televisione. Me la scopo e basta.” “Per il bene della nazione?” “Certo, altrimenti come si fa a tenere unita la famiglia? L’adulterio è sempre in agguato. Non sono mica frocio, io.” “Ma sua moglie…” “Stiamo per divorziare.” “Nel suo programma elettorale non si è dichiarato contro il divorzio, l’aborto, le coppie di fatto…” “Che c’entra? Io ci soffro, sa? Ci soffro tantissimo a pagare gli alimenti e mantenere le amanti.” “Ci parli del suo impegno per la sicurezza e l’ordine pubblico.” “I cittadini possono stare tranquilli, la mafia ci darà una mano.” “Non l’ha aiutata anche a eliminare qualche avversario?” “Sì, proprio bravi. Tu fai una telefonata e… bum! Lo stronzo non c’è più.” “Il suo motto?” “Dio, casa, tradizione, leggi naturali… quelle cose lì.” “Ora dove sta andando?” “C’è un coca party sulla barca. Gran belle fiche. Vuole venire?” “No, grazie.” “Non sa che cosa si perde.” “Sì, lo so.”

venerdì 8 febbraio 2008

DOVE VAI, PAPÀ?



Sei sfuggito alla sorveglianza, hai oltrepassato il cancelletto, ti sei avviato traballante lungo il vialetto, ha raggiunto la strada con la tua postura incerta, tutto proteso in avanti, a passi concitati e saltellanti, le braccia abbandonate lungo il corpo, lo sguardo fisso, la mente altrove. Un'automobile ti ha urtato? O il mondo si è messo a vorticarti intorno? Sei caduto. Qualcuno che nutre ancora pietà e altruismo ti ha portato al pronto soccorso. Dove andavi, papà? Non importa. Anche noi andiamo. Ci sembra di avere chiara nella mente la meta, ma se appena ci fermiamo tutto ci appare confuso e assurdo. Dove andiamo? Cadiamo, ci facciamo male, qualcuno a volte ci aiuta, di solito siamo soli a medicarci le ferite, ci facciamo male da soli e ce ne fanno gli altri, ma noi continuiamo ad andare. Non sappiamo con precisione dove porta la strada. A volte la cambiamo per capriccio, altre volte perché finisce contro un muro, oppure perché i briganti ci mettono in fuga. E andiamo, testardi e illusi, scrutando con ansia l'orizzonte alla ricerca di luci e parole, di significati e terre promesse, di piaceri e passioni. Poi un giorno ci fermiamo per sempre. Nemmeno il tempo di pensare: ma dove andavo?

LETTERATURA PER RAGAZZI



Scrivendo a Emanuela di letteratura-per-ragazzi.it mi scappa la frase: IN ITALIA ESISTE UNA LETTERATURA PER RAGAZZI? Io non ho la competenza per dare una risposta. Rivolgo la stessa domanda a te, lettore: IN ITALIA ESISTE UNA LETTERATURA PER RAGAZZI? La rivolgo a librai e bibliotecari: IN ITALIA ESISTE UNA LETTERATURA PER RAGAZZI? E anche a responsabili di collane, editor, critici e docenti universitari: IN ITALIA ESISTE UNA LETTERATURA PER RAGAZZI?

giovedì 7 febbraio 2008

BRICCONIA NEWS: le liste


Si va delineando in modo sempre più chiaro la geografia dei partiti politici in vista delle prossime elezioni. Ai grandi schieramenti di destra e di sinistra si affiancano o si contrappongono partiti di centrodestra e centrosinistra, di manca e dritta, levante e ponente, sopra e sotto, in mezzo ma non troppo, un po’ più di là e soprattutto va e vieni, dentro e fuori, avanti e indietro, un piede in tre scarpe. “E lei, onorevole, che cosa farà?” “Quello che fanno tutti, fondo un nuovo fiore. Petunia. O crisantemo. Mimosa, magari, così le donne ci votano.” “Che cosa apparirà nel simbolo?” “Il sole, la famiglia, l’arcobaleno… le solite cose. Niente stravaganze. La politica è una cosa seria.” “Correrà da solo?” “E come faccio? Ho messo su qualche chilo di troppo e mi viene il fiatone. Entrerò in una coalizione, no?” “Quale?” “Non ho ancora preso accordi. Sto valutando. Da una parte fanno fuori i giudici che vogliono mettermi in galera, dall’altra la mafia mi assicura camionate di voti e dall’altra ancora mi regalano tre ville, una banca e una società di telefonia. Fare i politici diventa sempre più complicato.” “Che cosa prometterà agli elettori?” “Onestà, onestà e onestà.” “Ce n’è bisogno?” “Secondo me, no. Il politico ha a che fare con trafficoni e delinquenti, fanatici e vip, psicopatici e mercenari. Se fa l’onesto, se lo mangiano in un boccone.” “Ma lei promette onestà.” “Sì, alla gente piace.”

mercoledì 6 febbraio 2008

MAMMA MALATA

Devo accompagnare mia madre in neurologia, al centro Alzheimer. Come al solito, se n’è dimenticata e deve ancora prepararsi. Per questo arrivo sempre in anticipo. La dottoressa è sorridente, cordiale, paziente, efficiente, rassicurante. Mette subito a proprio agio mia madre, che comunque si emoziona quando comincia il rito delle domande: quando è nata? che giorno è oggi? che mese è? che stagione è? Per il momento, è bocciata. Poi supera l’impatto iniziale e, come sempre, risponde a tutto con precisione e completezza. Dà un’immagine di sé positiva, di persona che ha tutto sotto controllo, affettuosa e altruista, comprensiva e conciliante. Quando la dottoressa le raccomanda di accettare un aiuto in casa, almeno per un’ora al giorno, lei sorride e non dice di no. Poi si arriva al momento dell’alienazione. La dottoressa dice: ora devo fare qualche domanda a suo figlio, dopo parleremo ancora noi due. Si rivolge a me come se mia madre non fosse lì. Ma mia madre è malata, non conta. Ancora una volta devo barcamenarmi con le risposte, volendo riuscire esauriente per la dottoressa e rispettoso della sensibilità di mia madre. Devo raccontarle di quando impreca e maledice, delira di sesso e violenza, accusa con ferocia, minaccia… E la mamma è lì e ascolta i miei giri di parole, le mie metafore, le mie allusioni. Tanto, lei è malata. Dovete prendere decisioni anche contro la sua volontà, mi consiglia la dottoressa. La mamma è malata e la sua volontà non conta più niente. Mi invita al conflitto. Liti furibonde, amarezze, cose cattive che scappano di bocca, gesti inconsulti, lacrime, infelicità. La mamma si avvia verso l’Alzheimer, il papà ha il Parkinson, quasi immobile sulla poltrona, quasi sempre assente, quasi non più vivo. Sappiamo tutti quanto è pericolosa la loro situazione, soli in una villetta lontano dal paese. E se mio padre, che continua a cadere, ruzzola giù dalle scale? E se prendono dosi eccessivi di medicinali? E se… Non c’è soluzione. La mamma non vuole andare a casa di nessuno, non vuole nessun estraneo in casa, non vuole nemmeno più che il papà frequenti il centro diurno. Ma anche lui preferisce stare a casa dove lo stato di catatonia non è esibito in pubblico. Lei ha sempre fatto tutto da sola e vuole continuare così. Ha i suoi polli, i pappagallini, la cagnolina Lilli, i gatti, le piante… Mamma, hai sentito la dottoressa? Perché non riproviamo a darti un aiuto in casa? Non esita. No. Un no sereno, ma granitico. Poi dice: è andata bene, no? non sono matta, no? No, mamma. Torniamo a casa. Lilli ti aspetta. Il papà ha già allagato la casa tre volte. Sfuggito al suo controllo se n’è andato per strada ed è stato urtato dalle auto di passaggio, corsa al pronto soccorso, solo escoriazioni. E se…? E se succederà il peggio, saranno morti liberi, ancora padroni di se stessi. Autodeterminazione. Potere decidere da sé di se stessi. È una cosa così terribile? Ma c’è questa mentalità di assistenza forzata. Tu sei malato o indigente e non puoi più decidere per te stesso. Provvediamo noi a tutto, alla tua vita e alla tua morte, nelle modalità e nei tempi che noi decidiamo. La chiamano anche carità. Rispetto della vita. Nessuna vita umiliata e costretta può dirsi rispettata. Penso che ogni terapia si debba avviare insieme al paziente. Che ogni decisione sulla vita altrui debba essere condivisa, se possibile.

domenica 3 febbraio 2008

MAMMA MAMMAZZA


MAMMA MAMMAZZA
di Aquilino

Regia di Stefano De Luca

con Sergio Leone, Marta Comerio, Giorgia Senesi, Tommaso Banfi, Annamaria Rossano

Elementi di scenografia Anni Fuszer

Costumi di Carla Ricotti

Organizzazione Valentina Falorni per LUPUSAGNUS

16 e 17 febbraio 2008
Teatro della Dodicesima di Spinaceto, Roma

Circuito Teatri Possibili

“Una madre ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”.
Mamma m’ammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, instigata da Chiara, la sorella.
Alla fine, lo ammazza. A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia.

Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette - come in uno di quegli specchi deformanti da luna park - vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari.

sabato 2 febbraio 2008

POESIA TRE


È giorno da poco, a un uccello che chiama

un altro risponde. Io monaco unico del mio monastero

spalanco la dispensa dei semi e loro

verranno tutti qui. Le foglie sono verdi.

La freschezza dell'aria invita al sorriso: sì,

tutto il mondo è così,

un giorno di luce. Questo penso,

nel mio giardino.

Passa un treno.

Un urlo troppo vicino.

POESIA DUE


Vento che porti via porta via anche me

portami via perché

non so fare che poesia

tu portami via

là dove finiscono le storie

dove non c’è memoria

fuggendo troverò

quello che non so?

POESIA UNO



Camminano su pietre puntute

che squarciano i piedi io dico

venite qui, c’è l’erba

sorridono senza sostare sento

che dentro il loro petto i gemiti strappano

il cuore

perché continuare a camminare

su pietre

tinte del sangue di chi li precede?

io dico

volete che sulle pietre anch’io cammini?

Sorrisi

cupi

e non danno risposte.