mercoledì 30 aprile 2008

TEATRO TEATRO DA MANGIARE


Anche quest'anno ho partecipato volentieri (nessuna spedizione cartacea, solo il clic di un'email) al concorso (l'anno scorso in finale con L'ASSAGGIATORE DEL RE), scrivendo di un crociato di ritorno dalla Terrasanta che bussa alla porta di un monastero... A breve pubblicherò il testo.

Dall'articolo di Valentina Vivarelli su http://www.teatroteatro.it/


L'8 maggio 2008 torna TeatroTeatro da mangiare

IL GUSTO dello SPETTACOLO.
Serata unica dedicata ai monologhi enogastronomici. Al Grand Hotel Sant Regis di Roma, 8 maggio alle ore 20.00 vanno in scena i testi finalisti di TeatroTeatro da mangiare, il terzo ma unico concorso di scrittura teatrale dedicato al tema dell’enogastronomia. La serata comprende, grazie alla collaborazione con Athenaeum, L'Ateneo dei Sapori, degustazioni di vini della Palazzola e prodotti di alta qualità.

I testi che hanno passato la prima selezione sono:

In Saecula di Aquilino

Il pranzo – concorso di Tiziana Salvatori

Insalata Russa di Cinzia Villari

Un caffè e un babà di Pino Imperatore

Lei legge le labbra di Emanuele Vacchetto

La voglia di Benedetto Mortola

Di cibo di vino di Gianni Contarino

La conquista del benessere di Alberto Patelli

I 4 finalisti avranno la possibilità di veder interpretati i loro testi dagli attori:

Silvia Mazzotta

Cristina Pellegrino

Franco Mannella

Mauro Mandolini

Sulla base della resa scenica la giuria decreterà il vincitore.

8 MAGGIO ORE 20,00 ST. REGIS GRAND HOTEL

(Via Vittorio Emanuele Orlando, 3 - 00185 ROMA)

Costo della serata 20 Euro

Per informazioni e prenotazioni 347-4422671; 06-5415500

e-mail: info@teatroteatro.it

venerdì 25 aprile 2008

PASSEGGIATE A SOLOGNO E AZZATE










Passeggiate tra vigneti e risaie. Vediamo sempre più spesso falchi. Ieri uno davvero enorme, oggi uno di piumaggio molto chiaro, esplorazione radente su un campo di grano in cerca di topi e conigli. Parliamo per un'ora di LE CROCIATE DEI SANTI INNOCENTI, il libro che sto scrivendo. Betti ne ha lette una quarantina di pagine e incomincia il dialogo che lei teme sempre che diventi scontro. Non lo nego, le critiche pesano soprattutto perché mi illudo di avere concluso il lavoro e lei invece mi invita sempre a riprenderlo in mano per correggere, cambiare, rifare... Ma quanto è prezioso il suo intervento! Mi frena, mi fa riflettere, mi fa scoprire. Ci concentriamo sulla figura del monaco Leone, che è diventato il protagonista. Il suo è un viaggio al cuore del mondo, quello autentico, di carne e sangue, non quello degli indottrinamenti, dei fanatismi e delle superstizioni.

I BAMBINI NELLA CASA DELLA GUERRA


Ecco la casa della guerra. Lo spettacolo è pronto (vedi il mio sito). Faremo solo una o due prove generali con i costumi prima di sabato 17 maggio, quando i ragazzi affronteranno il pubblico. Ma uno spettacolo non è mai pronto. Ora si potrebbe affrontare la seconda fase, quella della interiorizzazione dei contenuti, del controllo di voce e corpo, dell’interpretazione dei personaggi… Questa, però, non è una scuola di teatro. L’attività è stata svolta in ambito scolastico e ci sono limiti di tempo e di obiettivi. Ci sono voluti mesi per portare i ragazzi a familiarizzare con l’espressione teatrale: voce, gesto, spazio, tempo… L’obiettivo primario, per me, è sempre trovare il modo di scavare fuori l’energia. Si parte che il ragazzo/bambino ha voce timida, gesto incerto, relazione confusa, consapevolezza piatta… e si deve arrivare alla convinzione del gioco appassionante; ci si deve credere, altrimenti non è divertente.
Gianna, la maestra, mi dice: non ti sembra che urlino troppo? non sarebbe meglio frenarli? e io rispondo: sì, ma preferisco non farlo, ho paura che regrediscano a quando la comunicazione era debole. Lei ci prova comunque e invita uno del gruppo a gridare e a muoversi meno. Risposta: come faccio? ormai mi esce così.
Mi capita spesso (non in questo caso) di incappare nella perplessità delle insegnanti che sono abituate ad alunni/attori/marionette. Spesso hanno fatto esperienza con animatori che pure si presentano come esperti di drammatizzazione. Il risultato? I ragazzi non guardano il pubblico e gli danno anzi volentieri le spalle, non si muovono, sussurrano o sillabano in modo lagnoso o robotico, non sembrano consapevoli di quello che stanno dicendo e facendo…
Non c’è un briciolo di energia in questa passerella di costumi. Perché questo teatro è tutto lì, nella scenografia e nei costumi. La recitazione? Quella non conta.

BRICCONIA NEWS: la storia


Nel tempo dei secoli passati, due mostri scaturiti dallo spazio profondo, quello più tenebroso, si erano impadroniti di Bricconia e delle anime di molti dei suoi abitanti. Ma non di tutti. Coloro che avevano mantenuto il cuore puro lottarono contro i tiranni. Quanti persero la vita! Lottarono con le idee e con l’immaginazione, con la solidarietà e con la fede in un mondo di giustizia e libertà. I mostri e i loro leccapiedi erano rozzi e prepotenti, fanatici e briganti, ipocriti e immorali, e molti di loro erano anche stupidi. Furono sconfitti, ma lasciarono dietro di sé un mondo di macerie tra le quali si sparsero i semi della loro malvagità.
I semi germogliarono. Nessuno estirpò le pianticelle. Presto alberi radicati in profondità si riempirono di frutti tossici. Quando furono maturi e caddero al suolo, si spaccarono lasciando uscire i nuovi mostri. Non avevano più solo forza e malvagità, ma anche furbizia. Si mescolarono alla gente e impararono a manovrarla con doni e lusinghe. Fecero leva sugli egoismi e sulle insoddisfazioni e scatenarono gli istinti più deleteri.
Non conquistarono il potere, lo assunsero per acclamazione. E la prima cosa che fecero fu di gridare la nuova verità: i mostri venuti dallo spazio profondo, quello più nero, erano buoni e avevano fatto cose buone e i guerrieri eroici che li avevano combattuti erano invece dei criminali.
Furono abbattute statue di marmo bianco ed eretti monumenti ciclopici di marmo nero. Rappresentavano mostri tanto orribili come nemmeno al cinema si erano mai visti.
Ma alla gente piacquero.

venerdì 18 aprile 2008

BRICCONIA NEWS: tank


“Come va, onorevole?”
“C****! Whf,xs! P**** p******! Di m****! Non vogliono darmi il tank al posto dell’auto blu!”
“Per farne che cosa?”
“Lo sa quel videogioco di stendere i pedoni? Educativo, l’ho regalato al mio nipotino per farlo crescere maschio.”
“Ora se la prende con i pedoni?”
“Solo quelli di colore. Questione di estetica. Rovinano il grigiore delle città.”
“Ma lei è razzista?”
“Come si permette? Proprio io, che sono un grande difensore della razza?”
“Ora dove va?”
“A bastonare quei f****** pacifisti. Seminano odio tra la gente che invece ha bisogno di stare tranquilla davanti al televisore mentre noi facciamo la politica.”
“Allora lasci stare il bastone e vada a fare la politica.”
“Ma è questa la politica!”
“Sono solo ragazzi.”
“Deus vult! Dobbiamo cacciare i mori dalla Gerusalemme nostrana prima che i crocefissi vengano tolti dalle aule scolastiche.”
“Onorevole, non le sembra di avere le idee confuse?”
“In hoc signo vinces! Le piace il mio stendardo?”
“Una croce uncinata?”
“Questo simbolo ha una storia!”
“Ma lei la conosce?”
“Mica avevo tempo di studiare quando andavo a scuola. Facevo già la politica, io! Nei bagni e nei corridoi, c**** quanta politica ho fatto contro quegli s****** di m****!”
“Onorevole, dice troppe parolacce.”
“Ma v*********!”

martedì 15 aprile 2008

PASSEGGIATA A SUNO






















Ma questo cielo non possono né comprarlo né portarselo via. Tentano di corromperlo, lo so, ma finora resiste e continua a dare questo senso di sconfinato contrapposto al mediocre e al meschino. E questa terra? Continua a dare a piene mani foraggio e grano. E i colori, potranno mai metterli in fila per fare uno slogan? E nemmeno possono far dire agli uccelli quello che vogliono. Gli uccelli cantano, non raccontano bugie come loro. Il falco non li degna nemmeno di un'occhiata. Guarda più lontano, lui. E quest'aria da bere gratis, questo respiro di libertà, possono forse fare una legge per vietarmela? Qui ci sono caprioli, scoiattoli, lepri, cinghiali e tassi che di loro se ne infischiano. Perfino le pozzanghere, qui, sono diamanti. E allora si può ancora parlare e sorridere, si può ancora vivere in un mondo che incanta. Le magie non appartengono a chi fa calcoli solo per se stesso. A chi non ha comprensione e mente aperta, a chi non ha intelligenza e gioia, a chi non dà ma prende. Le magie, se vogliamo, sono nostre.

lunedì 14 aprile 2008

POESIA DICIOTTO


Calano da nord gelide cupe


nuvole calano impetuose hanno musi


barbari. Sconvolgono i rami fioriti


non daranno frutti le mie piante vola


via il merlo atterrito.


Assediano la casa di sibili


dileggiano il mio viso alla finestra che altro


fare se non tenere lo sguardo fisso


all’orda vendicativa?


Cavalcano lampi e tuoni


le nuvole di malotempo


che aggiogano il mondo.

sabato 12 aprile 2008

POESIA DICIASSETTE


Allora ti metti, leopardo, sopra di me, gli occhi


felini orientali lampanti inquieti ridenti


a frugarmi i pensieri a cercare


la preda più tenera dentro la mente.


Mi angustia la minaccia che tu vada


in altra giungla; ti voglio in un sogno


di cattività. Allora sarei io sopra di te,


ma avrei due ali: saresti un amore domato.


Ti insegnerei


a non mettere mai fine alle bugie.

BRICCONIA NEWS: le elezioni


“Onorevole, farà una festa se vincerà le elezioni?”
“La festa la farò a quelli che non mi hanno votato.”
“Non ritiene che la democrazia richieda la convivenza civile anche tra chi non ha le stesse idee?”
“Non dica fesserie. La democrazia è la rovina delle democrazie.”
“Come festeggerete l’eventuale vittoria?”
“Eventuale? Da che parte sta, lei? Mi informerò, stia attento, stia molto attento. Le risponderò ugualmente perché io non temo i terroristi. Appena ci confermeranno che le schede bianche ci hanno assicurato la vittoria, caleremo dal nord per smantellare l’impero romano. Sarà una baldoria epica. Noi ci teniamo alle nostre radici cristiane, materialistiche, libertarie, autocratiche, paesane, antintellettualistiche e goliardiche.”
“Inviterete capi di stato stranieri?”
“Certo, ma di solito i nostri amici leader sono impegnati in guerre, repressioni e vacanze. Ci saranno, comunque, molte aspiranti attrici e anche qualche trans. Noi siamo di larghe vedute. Per questo siamo contro la droga altrui.”
“La droga altrui? Non capisco.”
“Una sniffatina?”
“No, grazie. Che cosa dirà agli avversari, se vincerà?”
“Ve lo siete preso? Tenetevelo! E abituatevi a prenderlo tutti i giorni, adesso!”
“Ma di che cosa parla, onorevole?”
“Non mi faccia diventare volgare. Ho una laurea honoris causa, io. Adesso se ne vada. Dobbiamo organizzare la calata. Mi sta bene questo elmo da unno?”

giovedì 10 aprile 2008

MAMMA MAMMAZZA



"La rinascita di San Lorenzo al Mare,paese duramente colpitodalle alluvioni del 1998 e del 2000,passa attraverso l'artee soprattutto attraverso il teatro.Emblema di questa rinascitaè il Ficus Nitida Retusapiantato su un lato del palcoscenico.La Compagnia dell'Alberoè sorta proprio intorno a questa pianta,simbolo di vita."



Elementi di scenografia Anni Fuszer - Costumi Carla Ricotti - Regia Stefano De Luca - Organizzazione Valentina Falorni per Lupusagnus – Milano
Mamma Mammazza di Aquilino è un piccolo testo di grande cattiveria. In scena cinque personaggi per una storia assurda: Luca, il figlio, esibisce al parco le proprie “vergogne di uomo” ad un’incauta runner, Alice. Dopo il fattaccio, torna a casa, dove una Madre mostro-divoratrice, una medea del ventunesimo secolo, lungi dal proteggerlo e nasconderlo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente (e non solo), lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, instigata da Chiara, la sorella. Alla fine, lo ammazza.A queste femmine folli si aggiunge un ottuso commissario di polizia, presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia. Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un’ironia tragica, Aquilino riflette – come in uno di quegli specchi deformanti da luna park – vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari. Una ragazza che fa jogging. Un maniaco esibizionista. Un tutore dell’ordine ambiguo ed inconcludente.Un figlio difficile. Una figlia invisibile.Una mamma fin troppo mamma. Una mamma che ammazza. Una sanguinosa tragedia familiare. Tutto questo e molto altro è Mamma Mammazza di Aquilino, lo spettacolo di debutto di un gruppo di attori formatosi con Giorgio Strehler.
Mamma Mammazza con Sergio Leone, Marta Comerio, Giorgia Senesi, Tommaso Banfi.
Sabato 31 maggio
Salateatro Samuel Beckett - San Lorenzo al Mare (Imperia) - Via vignasse 22 - Palazzo Comunale
Biglietteria del Teatro a partire dalle 18 del giorno dello spettacolo - Tel 0183 91210

PORTO MANTOVANO
















Speravo che qualche classe avesse letto IL FANTASMA riscritto, scaricandolo dal mio sito, e invece no. Hanno letto ancora l'edizione Piemme. Povero Romolo, hai proprio vita difficile. Sempre solo. Ho incontrato alunni di scuola elementare e media di Porto Mantovano, Suzzara, Pegognano e Gonzaga. A Pegognaga una classe ha letto una quindicina di libri miei, un record. Gli incontri sono stati tutti briosi e interessanti. Sembrano formule ripetitive: le domande preparate con l'insegnante, poi quelle spontanee... ma per me ogni volta è l'occasione di ripensare ai libri scritti, alle mie strategie di scrittura, alle motivazioni, alle finalità... Ogni incontro è diverso dagli altri e ogni volta ne esco arricchito. Grazie, quindi. Martedì ho pranzato a casa di Isabel che ringrazio per l'accoglienza e la sera (di solito non mangio mai di sera, prendo un tè alle cinque e basta, faccio eccezioni in casi simili, sperando di riuscire poi a dormire) ho cenato con Carla Nicolini e Simonetta Bitasi. Abbiamo parlato della mia partecipazione al Festivaletteratura, ci sarò per tre giorni, dal venerdì alla domenica e dovrei tenere due diversi laboratori. Nel pomeriggio ho passeggiato per Mantova, ho visitato la mostra LA FORZA DEL BELLO, incontrando una statuina di ballerina uscita da una tela di Degas e tanto anticipatrice dell'arte contemporanea e soprattutto una testa di Atena, straordinaria: capelli rasi, mascella virile... da una parte gli efebi e dall'altra questa donna forte, autoritaria, guerriera.

BRICCONIA NEWS: io, mio, Dio, patria, famiglia eccetera


"Come va, onorevole?"

"Male. Non vogliono riconoscere che io sono il più fico, il più intelligente, il più profetico, il più dritto, il più tutto. Mi tocca pagarli per farmi applaudire."

"Le costerà molti soldi."

"Li risparmierò sulle tasse."

"I sondaggi la danno vincente."

"Nemmeno questo vogliono riconoscere. Che ho già vinto e che le elezioni sono quindi inutili. Sprechi, sempre sprechi."

"Ma il popolo... la democrazia..."

"Non dica fesserie."

"Se lei fosse a capo del pianeta, che cosa farebbe?"

"Leggi a tutela della mia persona, dell'espansione totalitaria e onnicomprensiva della mia proprietà, della mia genialità barzellettistica, del mio pensiero egotico... e allora sì che il mondo prenderebbe la giusta direzione."

"E sarebbe?"

"Diventare quadrato. Questo pianeta tondo è sfuggente, lo fermi e rotola via, ci appoggi una cosa e scivola. Un cubo deve diventare il mondo. Bello precisino come piace a me. Senza porte né finestre. La gente chiusa dentro tranquilla a guardare la televisione."

"E lei?"

"Io lavoro per il bene comune."

"In che modo?"

"Faccio fuori quelli che non sono cubici, no? Li spedisco sulla Luna. Dentro un cratere, poi ci passa una ruspa..."

"Onorevole, lei vuol fare il dittatore."

"Scherziamo? Io sono buono. Io mi sacrifico per gli altri. Sono gli altri che non si sacrificano per me. E allora li sacrifico io. Mi sembra un mio dovere, no?"



domenica 6 aprile 2008

PORTO MANTOVANO


Domani vado a Mantova. Incontrerò alunni di scuola media ed elementare di Porto Mantovano e di altri paesi della "Bassa". Martedì sera cenerò con Simonetta Bitasi e Carla Nicolini per definire gli incontri dfi mercoledì e la mia partecipazione al Festivaletteratura di settembre. I ragazzi hanno letto IL FANTASMA DELL'ISOLA DI CASA nella nuova riscrittura e vorrei parlare loro di uno dei molti temi del libro (amicizia, famiglia, solitudine, diversità...): la perdita.


Nel medioevo, come in altre epoche, l'infanzia non è certo posta al centro del mondo. Il bambino non c'è nella letteratura, non c'è nelle arti visive, non c'è nella legislazione... Forse perché era così labile. Quasi la metà dei bambini morivano. Le mogli passavano da una gravidanza all'altra per sostituire i figli morti con altri vivi. La contraccezione era comunque poco praticata e condannata aspramente dalla chiesa ("Hai fatto in modo di non concepire? Se lo hai fatto o hai insegnato a farlo, tre anni di penitenza" - penitenziale di Burcardo del 1008). I bambini morivano, ma anche i genitori morivano, e molti erano gli orfani. La gente moriva di fame, di stenti, uccisa... Si moriva con facilità e si perdeva ogni cosa con altrettanta facilità: incursione nemica, incendio, alluvione... La vita non offriva sicurezza e tranquillità, ma il rischio continuo di perdere ogni cosa, anche se stessi.


Oggi tutti vogliono esorcizzare il terrore della perdita. I soldi, come investirli per difenderli dall'inflazione? La casa, come salvaguardarla dai ladri? La vita, come proteggerla dagli assassini? La bellezza, come preservarla dal tempo? E come impedire il passare del tempo? Come procurarsi l'immortalità?


La storia di Romolo è purtroppo una cronaca di perdite. Perde la salute, l'autonomia, l'affetto dei genitori, i compagni di scuola, la stima degli altri e poi anche quella di se stesso, perde la serenità e la gioia, perde il nonno, perde un'amica, perde l'unica occasione di frequentare un coetaneo... Sembra rassegnarsi. Romolo il perdente, proprio nel senso che perde tutto e non gli rimane niente. Non gli rimane una vita degna di essere vissuta. Come si salva? Non con un intervento prodigioso, non tra squillare di trombe, non grazie a un supereroe... Ascoltando le cose belle che ha intorno. Gli uccellini, per esempio. Accettando con coraggio una piccola opportunità. Prendendo una decisione che sembra una cosa piccola, ma che per lui è eroica. Esce dalla casa, esce da se stesso, esce dalla sindrome della perdita, si mette nella situazione del cambiamento e della possibilità non più di perdere, ma di guadagnare qualcosa: le parole salvifiche di un coetaneo. Banali, ma così rassicuranti. Così piene di vita reale.


Per concludere? Superiamo la paura della perdita. La vita è una continua perdita di vita, attimo dopo attimo, verso la morte. Non riponiamo la felicità in ciò che si può perdere in uno di questi attimi, non illudiamoci di sconfiggere il senso ultimo della nostra esistenza: la perdita di se stessa al suo primo apparire.

PER LIBRI A MILANO






Da quanto tempo non vengo a Milano! A dimostrazione che noi di paese sopravviviamo anche senza. L'auto a Lampugnano, poi in centro in metropolitana. Betti si ferma in piazza Duomo, va al Libraccio di via Tecla, alla Rizzoli, alla Mondadori e alle Messaggerie. Cerca più che altro libri su miti e leggende popolari per un libro che sta scrivendo. Io proseguo sulla linea gialla fino a Brenta. Biblioteca Oglio, ci devo consultare un libro ormai fuori catalogo, "La crociata dei bambini" di Pallenberg. Sabato, giorno di mercato, un melting pot che stordisce, affascina e mi allieta perché mi tempie di ottimismo vedere gente di tutto il mondo convivere in pace. In due ore leggo e prendo appunti. Devo però fotocopiare una dozzina di pagine. Non si può. Allora mi faccio fare la tessera, prendo il libro in prestito e corro a cercare un servizio di fotocopie (sono le dodici passate). La signora mi dice costernata che non ha la convenzione Siae. Telefono a Betti (quando sono in giro uso un cellulare da cinquanta euro che funziona alla grande) e la raggiungo al Libraccio di via Corsico: linea gialla, linea rossa e linea verde. Uscito dalla metro vedo un internet point che fa anche fotocopie, il signore gentile non mi dice se è convenzionato con la Siae, ma mi fa le copie ("Non tutto il libro, però!"). Sono stanco. Frastornato. Ho fame. Al Libraccio trovo "La vita quotidiana ai tempi dei cavalieri della tavola rotonda" di Pastoureau, "Un altro medioevo. Il quotidiano nell'islam" di Scarcia Amoretti. "Le prime crociate" di Phillips, "L'avventura di un povero crociato"di Cardini, "I pellegrini delle tenebre" di Brussolo. Ora sto leggendo "Guida al Medioevo" di Fuhrmann (ok) e "Il vichingo" di Severin (così così). Cerchiamo un posto per mangiare, ci fanno un'ottima insalata in un'osteria sul naviglio. Torniamo al Libraccio e prendiamo due guide della Francia. Poi Betti torna all'auto, io riprendo la linea verde, poi la rossa e poi la gialla e torno in via Oglio. Mercato finito. Montagne di cassette e di spazzatura. Un anziano con la barba lunga fino all'ombelico e alcune donne frugano alla ricerca di non so che cosa. Riconsegno il libro, linea gialla-rossa e quando arrivo a Lampugnano dentro di me una vocina sfinita implora: casa, casa...

martedì 1 aprile 2008

TORNARE A SCRIVERE


Le ultime vicende legate ai miei genitori mi hanno impedito di affrontare una scrittura di ampio respiro. Se scrivere aiuta a controllare l'ansia, quando l'ansia è troppo forte la testimonianza delle parole perde di significato: perché? per chi? per che cosa? Ma stare senza scrivere è malessere. Mi sono riempito i ritagli di tempo con cose meno ambiziose del romanzo. Ho sistemato alcune opere di teatro, ho completato una raccolta di cinquanta poesie intitolata "Ed è davvero fine", ho scritto "In saecula" per il concorso teatro da mangiare di teatroteatro.it di Roma (un cavaliere crociato non viene fatto entrare in un monastero data l'ora tarda e deve vedersela con la fame dei poveracci e con i lebbrosi).

Ora l'emergenza sembra passata (ma che angoscia sapere mio padre in istituto!) e riprendo la storia di Stefano di Cloyes e delle crociate dei fanciulli. Ho trovato il taglio che mi soddisfa e procedo con agilità e passione. il titolo? Per ora: LE CROCIATE DEI SANTI INNOCENTI. Ne volete un assaggio? Queste righe le ho scritte pochi minuti fa. Stefano, scortato dal monaco Leone che gli è affezionato, va a Chartres a chiedere consiglio ai monaci sapienti. L'abate non vuole essere troppo coinvolto e lo invita ad andare comunque dal re, convinto che dal re non ci arriverà mai. Al mattino, però...


L’abate lo fissava esterrefatto. Non era mai capitato, prima, che un puer gli parlasse in quel modo, contraddicendolo. Non era mai capitato che un suo ordine venisse disatteso.
Molti operai scuotevano il capo: erano tutti impazziti, i piccoli portatori di pietre? Avevano preso un colpo di sole? Come osavano mettersi contro l’abate? Eppure ce n’erano altri che mormoravano tra di loro, scambiandosi informazioni sull’oblato scortato dal monaco… che aveva avuto una visione di guerrieri cristiani contro i saraceni… che aveva ricevuto la lettera da Gesù in persona… che aveva già fatto un miracolo guarendo Ruffino dalla zoppia… che avrebbe comandato l’esercito del re e lo avrebbe portato a Gerusalemme…
“Non sappiamo se è stato davvero Gesù a dettargli la lettera!” esclamò l’abate fuori di sé.
“E allora perché ha fatto il miracolo?” gridò Ruffino facendosi avanti saltellando. “Io cammino! Non zoppico più! È stato lui a guarirmi! Gli sono andato addosso e lui invece di arrabbiarsi mi ha guarito! È un santo! Se non ha visto Gesù, come fa a fare i miracoli?”
Invano Oberto tentò di acciuffarlo per portarselo via nella cattedrale. Ruffino guizzava via come un leprotto e dalla folla qualcuno gridò:
“Lasciatelo parlare!”
L’abate fermò Oberto con un gesto.
“Gesù vuole che noi andiamo con lui!” gridò ancora Ruffino. “Gesù lo vuole!”
E allora un grido salì dalla folla. Un grido infantile, ma che aveva in sé una potenza minacciosa.
“Gesù lo vuole!”
Gesù lo vuole! continuarono a gridare tutti come impazziti.