sabato 28 aprile 2012

L'ANGELO DEI MORTI


L'ANGELO DEI MORTI, testo e regia di Aquilino, Teatro Comunale di Oleggio, mercoledì 2 maggio 2012, ore 21.00.
Con il Teatro dei Passeri: Lorenzo Bedostri, Giovanni Gerundini, Francesca Brunelli, Gilberto Gerundini, Nicola Crippa, Matteo Melone, Lara De Ruvo, Tommaso Canovi, Martina Attinà.

Nell’aldilà, l’angelo Jehuel si rifiuta di continuare a raccattare le anime dei morti. Sfugge all’arcangela Michela e si tuffa… sulla Terra, con il plauso del diavolo Tenebros. Si ritrova nel giardino di Spam che con gli amici Bug e Chat si diverte a fare scherzi stupidi e crudeli. Suo padre, Tomtom, sta per essere arrestato per un’infinità di reati, mentre sua madre, Barbi, pensa solo alle prossime vacanze. Accolto dai tre ragazzi, Jehuel si presta alla realizzazione di un progetto strampalato: mettere in comunicazione vivi e morti in internet. Il risultato è invece che dall’aldilà richiamano la prozia di Spam, Manga, furibonda per come le hanno conciato la casa.
Michela, sulle tracce di Jehuel, fa la conoscenza di Barbi e di Tomtom che la implora invano di salvarlo dalla prigione. Otterrà invece qualcosa di più da Tenebros, che prospetta a lui e a Barbi un Aldilàdisney in cui tutti i desideri vengono esauditi, grazie a un patto di sangue. La loro umanità si degrada e si trasformano in morti viventi.
Intanto, emerge anche l’amarezza e l’insoddisfazione dei tre ragazzi. Sembra che nessuno possa essere felice: Tenebros perde le due anime dannate, Michela rinuncia a Jehuel, Tomtom e Barbi sono ridotti piuttosto male, l’angelo e i tre ragazzi sono costretti a lavorare… L’unica trionfatrice sembra essere Manga. Inquadra tutti in un progetto comune: ricostruire una società solida fondata sui valori tradizionali. Ma i tre ragazzi… In uno schema rigido, si sentono sacrificati. E i loro corpi esprimono energia pura.
Passato, presente e futuro nebbioso e contrastato della nostra Italia tra angeli e demoni.

I PERSONAGGI

LORENZO. Tenebros è un diavolo tentatore. Il suo obiettivo è assicurare quante più anime possibile all’inferno. È in competizione con Michela, ma alle esibizioni di potenza preferisce la furbizia e la diplomazia. Al fanatismo di Michela contrappone il cinismo di chi intuisce che tra gli opposti non c’è differenza.
GIOVANNI. Jehuel è un angelo di bassa categoria, un travet della reception celeste. Stanco di raccattare morti in condizioni orribili, si ribella con l’intenzione di trascorrere una vacanza terrestre. La sua risolutezza lo porta a disfarsi di ali e aureola.
FRANCESCA. Michela è più che un’arcangela, è un trono, una consigliera divina. Armata di spada, è dogmatica e spietata, tanto da far dire a Tenebros che tra diavoli e angeli a volte la differenza è inesistente. La sua missione è riportare Jehuel all’ovile.
GILBERTO, NICOLA,  MATTEO. Bug, Chat e Spam sono tre ragazzi senza ambizioni, senza doti particolari, senza responsabilità. S’impegnano solo a far passare il tempo in attività che non richiedano fatica fisica e mentale. Tuttavia, possiedono un’enorme carica energetica che aspetta di essere sfruttata.
LARA. Barbi è una giovane donna bella, ricca e sciocca. Pienamente soddisfatta della propria vita fatua, non si rende nemmeno conto di ciò che succede intorno e dentro di lei.
TOMMASO. Tomtom è un imprenditore-politico di successo. Ha raggiunto l’agiatezza in modo spregiudicato e ora deve fare i conti con la giustizia. Teme la prigione, ma non capisce che è già prigioniero di sé stesso: non è più un essere umano, è uno zombi. Senza dignità, senza possibilità di salvezza.
MARTINA. Manga è una donna di altri tempi. I suoi valori sono legati alla proprietà e al lavoro. Tornata dall’aldilà, rifiuta di tornarci, intravedendo la possibilità di rimediare agli imbrogli e agli errori dei vivi. Si prefigge di restaurare la casa-società e conta sull’aiuto di Bug, Chat e Spam. Ma i tre ragazzi sono disposti a lasciarsi inquadrare nel rigido sistema di valori che alla fin fine ha veicolato l’immoralità di Tomtom e la fatuità di Barbi? Forse loro cercano altro. Qualcosa in cui credere davvero, qualcosa che non li inganni e rispetti la loro libertà, la loro individualità, la loro creatività.


lunedì 23 aprile 2012

I PASSERI AL PICCOLO PER KONFINA'

Lupusagnus ha offerto un'altra grossa opportunità di formazione ai nove ragazzi del Teatro dei Passeri: assistere a una prova completa, nella fase di work in progress, di Konfinà, il nuovo spettacolo. Konfinà rappresenta una novità anche per gli attori di Lupusagnus che non si confrontano con un testo d'autore e con un personaggio, ma con le suggestioni delle storie di montagna relative ai konfinà, le anime relegate in un limbo di roccia e di vento.

Gli attori, con la sensibile guida del regista Stefano De Luca, hanno sfruttato la settimana di improvvisazioni sotto il tendone da circo di Granara, lo scorso agosto, per elaborare un canovaccio sulle vicende misteriose di alcuni personaggi. 

Ci ritroviamo davanti al Piccolo di Milano e in gruppo saliamo al secondo piano, sala Fortunato. Dove è nato anche Canicani. La prova inizia subito.
I Passeri scoprono la forza dell'improvvisazione e rimangono affascinati dalle atmosfere ora mitiche ora felliniane, ora tragiche ora comiche.
Stefano raccoglie le loro impressioni, ascolta i commenti di tutti noi visitatori e ci dà appuntamento per venerdì prossimo, al Teatro Binario 7.
A questo punto, merenda con le cose buone portate dalle mamme.

E poi via, ritorno a Oleggio.


Konfinà tickets online 
 
Konfinà
 

  

KONFINA' | 27. 28. 29 aprile

drammaturgia Stefano De Luca
con Tommaso BanfiMarta ComerioAnnamaria Rossano
regia Stefano De Luca
produzione LupusAgnus
TEATRO BINARIO 7 - MONZA

sabato 21 aprile 2012

RECITARE: i ragazzi del Mangialibro


La cosa che mi è piaciuta di più è stata quando mi hanno suggerito come fare a recitare e a interpretare al meglio la parte. Mi ha sorpreso perché altre volte non è successo.
Mi sono divertito molto.
È stato bello recitare insieme ai compagni.
Mi è piaciuto fare il corsaro perché è un duro e dice frasi strambe.
Mi è piaciuto perché cambio la mia voce in un folletto e anche perché ballo.
Mi è piaciuto perché mio papà e mia mamma sono felici di me.
Ho potuto far uscire da me un’altra personalità.
Mi piace l’ultima scena quando il Mangialibri non mangia più i libri, ma li custodisce e li protegge.
Mi è piaciuta di più la parte in cui recuperiamo i poteri.
Mi è piaciuto fare ridere e cantare stonato.

Il teatro aiuta molto a esprimersi e a parlare.
Aiuta a essere più espressivi e più corretti nell’esprimersi.
Mi ha portato a superare l’insicurezza.
È utile per conversare con le persone.
Molto utile per far uscire qualità diverse tra di noi e divertirsi contemporaneamente.
Mi ha insegnato a interpretare altre persone.
Ti aiuta a memorizzare le parti.
Serve tanto all’immaginazione.
Impariamo a fare le espressioni quando non servono.
Magari una persona ha vergogna di recitare davanti alla gente e facendo questo magari passa la vergogna.

È stato abbastanza difficile imparare la parte.
La parte da studiare era semplice e divertente.
Non trovo il tempo per studiare la parte.
Non è stato difficile.
Non sapevo come muovermi.
Avevo paura di sbagliare le battute.
Non è stato tanto difficile, solo che alcune (poche) battute non le ricordo.
Molto difficile imparare a memoria la propria parte.
All’inizio è stato difficile perché la parte era lunga ed ero timido, ma poi ho conosciuto di più Aquilino e non sono stato più timido.
Solo un po’ di insicurezza, ma poca.
Non era difficile, bastava capire come fare.

Mi ha coinvolto con un po’ di felicità.

venerdì 20 aprile 2012

REGISTA PER LA DRAMMATURGIA


Con “Il Mangialibri” si è forse conclusa una stagione di teatro con la scuola che mi ha offerto buone opportunità di indagine drammaturgica. Quasi certamente continuerò con il gruppo dei Passeri, dato che le mie curiosità sul rapporto parola-palcoscenico non sono certo esaurite. Fare il regista non è il mio mestiere, io sono scrittore, ma inventarmi regista e maestro di recitazione ha potenziato il mio lato scrittore in un modo che non sarebbe stato possibile altrimenti.

“Il Mangialibri”, da un punto di vista letterario, è un’opera priva di equilibrio, incoerente e perfino dissennata sotto alcuni aspetti. Eppure, sulla scena funziona.
L’intreccio si fa forte di una sua efficacia visiva ed emotiva; il montaggio veloce impedisce allo spettatore di porsi le domande che sorgerebbero immediate nel lettore di un romanzo, colpito dai buchi narrativi e dalla carenza di informazioni.

Prima della seconda replica, quando ho chiesto ai piccoli interpreti di ricavare una fabula dal copione, sono emerse le difficoltà e lo stupore per una storia che erano sicuri di conoscere bene, dato che l’avevano interpretata. Si sono trovati di fronte a buchi narrativi e a una carenza di collegamenti logici che rendeva difficile raccontare a voce quanto vivevano sul palcoscenico.
La storia non era per niente lineare e si frammentava in visioni, più che in episodi narrativi.
Emergeva con forza la diversità dei due linguaggi, quello del teatro e quello della prosa. Infatti, nella riscrittura in prosa che sto facendo del testo teatrale, sono molti e sostanziali i cambiamenti. Se narrassi ciò che si è visto e sentito in teatro, ne uscirebbe un guazzabuglio senza senso.

Il teatro dà corpo e voce alle metafore, alle sinestesie, alle iperboli, alle allegorie… Esprime emozioni e sentimenti con una coreografia sostenuta da una filastrocca, anticipa la parola con la musica o con il movimento del corpo, riassume un discorso con un gesto, sostituisce la descrizione di uno stato d’animo con un gioco di luci… Il teatro non aspetta che una sequenza narrativa sia conclusa. Stimola lo spettatore a intuire e compie un balzo in avanti, dando l’illusione che si sia capito tutto.

Che altro mi ha insegnato “Il Mangialibri”?
Che in uno spettacolo di un’ora è sufficiente un momento di climax ben calibrato a metà della seconda parte per lasciare un’impressione esaltante; che un momento di coinvolgimento attivo del pubblico (battito mani o piedi) ripetuto crea un’attesa eccitata; che il momento giocoso ed estroverso (balletto, battaglia, pantomima, coro…) controbilanciato da una scena raccolta, emotivamente forte, intimista… diventa il respiro della platea e rafforza il legame con la scena; che quanto viene suggerito e inventato dall’attore in termini registici (i ragazzi sono pieni di risorse, se si trova la via per farli esprimere) veicola una presenza scenica più incisiva; che le coreografie costruite sulle filastrocche rinsaldano la coesione di gruppo; che la regia ha uno sviluppo musicale e più precisamente sinfonico: nel teatro di ragazzi, non si utilizzerà certo un modello malheriano, ma piuttosto mozartiano…
E così via, una miniera di scoperte.

Lo stesso è successo con il gruppo dei Passeri. I tre anni di arlecchinate mi hanno fatto riflettere sulla dimensione dell’attore fuori scena e sul suo utilizzo anche se non ha battute; sull’uso di velocità diverse del corpo e della voce e quindi sulle suggestioni di linguaggi regrediti; sulla contaminazione del realistico con coretti e pantomime; sui piani di esistenza dei personaggi visti come linee che s’incontrano, s’intrecciano, si dividono… E mi sono avvilito scoprendo quanto il testo letterario potesse risultare ridondante e ripetitivo, inutile e inefficace in molte sue parti.  
Piccole cose, per gli esperti. Cose preziose, per un regista dilettante che aspira a diventare un buon drammaturgo.
Infine, devo sottolineare quanto i piccoli testi per bambini e ragazzi hanno arricchito la mia scrittura teatrale, spingendola lontano dal realismo televisivo che si rivela banale e mediocre, e rendendola invece più lieve e profonda grazie alla poesia delle rime e dei sogni infantili.

lunedì 16 aprile 2012

IL PIU' BELLO DI TUTTI I FRATELLI


TEATRO OSCAR di MILANO - Martedì 24 aprile - ore 21.00

IL PIU' BELLO DI TUTTI I FRATELLI

Di Aquilino

Regia Maria Eugenia D’Aquino

Con Romina Gambaro, Rita Mattachini, Andrea Fabiano

Musiche di Andrea Fabiano
Luci di Maurizio Labella
Costumi di Alice Bonanno
Scene e grafica di Alessandra Bisio, Efrem Demarchi, Massimo Salsa
Con il patrocinio dell’ Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea – Piero Fornara

Compagnia L’Altra Eva

Una sposa alla vigilia delle nozze, i ricordi, le emozioni, i dubbi. La storia di Gina, della sua mamma e del suo fratello più bello. Due attrici e un musicattore danno vita a uno dei testi più intensi di Aquilino, che qui racconta la vita di sua madre, l’infanzia contadina nel Veneto fascista, l’avventura in Libia, l’emigrazione in Lombardia, l’assassinio del fratello partigiano, Aquilino Bresolin, colpito a morte, a diciotto anni, da un commando fascista,a Rescaldina il 14 dicembre 1944. Una storia narrata e cantata, che appassiona, commuove e fa sorridere, dietro la quale echeggia la Storia, quella che qualcuno può ancora raccontare di avere vissuto e che ha ancora molto da raccontare a tutti noi.

I° Premio – Culture Resistenti 2011

DALL'ANPI DI VARESE - Quel giovedì 14 dicembre 1944
"[…]un gruppo di sei partigiani di Tradate parte alle 5 del mattino per effettuare un'azione di sabotaggio nei pressi di Rescaldina dove arrivano attraversando campagne e boschi. Il gruppo è formato da: Corbetta e Gaetana (nomi di battaglia), Aquilino Bresolin, Renzo Ceriani, Ferdinando Crestani e Carlo Rossini.
Il gelo, durante le ore di cammino, determina il bisogno di entrare in un bar di Rescaldina. I sei vengono individuati come partigiani da una spia che avvisa subito il comando militare di Legnano. In brevissimo tempo il bar viene circondato dalle camice nere; i sei partigiani, accorgendosi della situazione, decidono di dividersi in due gruppi: tre escono dall'uscita principale e tre da quella che si trova sul retro.
I primi tre riescono a fuggire incolumi. Gli altri, Bresolin, Crestani e Rossini vengono colpiti alle spalle mentre tentano di superare la cinta. Bresolin e Crestani muoiono subito, mentre Carlo Rossini viene lasciato per delle ore su una siepe con tre pallottole nel torace. Viene seviziato per ottenere i nomi dei compagni, ma non parla ed infine viene trasportato all'ospedale di Legnano dove morirà domenica 17 dicembre 1944, all'età di 19 anni."
(E. Restelli, Tradate, profilo storico.)

Le origini e le brevi vite di questi ragazzi sono umili e semplici:
Aquilino Bresolin nasce a Riese (Treviso) l'8 aprile 1926.
Passa la sua breve vita - come del resto altri fratelli - fra la famiglia, parenti ed istituti pubblici perché il padre non ha un lavoro stabile, fino a quando il padre non trova lavoro come agricoltore a Tradate e può riunire la famiglia.


TEATRO OSCAR

Via Lattanzio, 58 – 20137 Milano

Mezzi:

Metropolitana: MM3 – Fermata Lodi T.I.B.B.

Tram: linea 16 – Fermata Tito Livio – Lattanzio

Filobus: linea 92 – Fermata Umbria – Comielico


null

D

mercoledì 11 aprile 2012

CINA































Queen’s Road Central, Hong Kong: piano 26. Vedo solo grattacieli e uno spicchio di strada, ma non guardo. Lontano lontano montagne, ma più basse. Feng shui, vento e pioggia: grattacieli con un buco per fare passare il drago, forme bizzarre per assicurare benessere e serenità. La soglia da scavalcare: gli spiriti camminano in ginocchio e vengono respinti. Monumenti arzigogolati: deviano gli spiriti che si spostano solo in linea retta. Rosso e giallo. Aiole ovunque, giardini, parchi: miriadi di fiori. Mercato: sinfonie di carni, caleidoscopi di frutti, stordimenti di spezie, concerti di tessuti, cori di polli. Il grosso pesce venduto a tranci a partire dalla coda: metà corpo e ancora si dibatte. Tutto è vivo: polli, pesci, anguille, gamberi, tartarughe… e tutto è ucciso al momento. Anatre caramellate. Impalcature di bambù, un grattacielo rivestito di bambù. Appartamenti in affitto, si fa leva su x-box, flat pannel tv, wi-fi, hi-fi, iPad dock. Casse da morto con angoli smussati, il proprietario del negozio sulla soglia aspetta aspetta aspetta che qualcuno muoia. Autobus alti e stretti, interamente ricoperti da mega immagini pubblicitarie. Hollywood road park: tai chi solitario o in gruppo, maestra di arti marziali con due allievi. Card Octopus ricaricabile: metro, bus, traghetti e negozi. Magliette 30 hkd, tre euro. You need? You need? Se spieghi la mappa, qualcuno si affretta ad aiutarti. Sorrisi. Footbridge, cavalcavia. Decine di chilometri sopraelevati nelle pance dei grattacieli, una città pedonale: negozi e locali a non finire. Modellini in carta da bruciare per ottenere: automobili e case, salute e ricchezza dalle divinità spesso distratte. Le grandi statue di Buddha invitano a moderare i desideri. Gli anziani raccolgono e riciclano cartoni lattine plastica; le donne piegate in due, una vita a spingere carrelli troppo bassi. Dispensary: balsami e oli per tutti i mali, efficaci ed economici. La mascherina sulla bocca. Nel vicolo l’artigiano, per soffitto una lamiera. Sai wan, la spiaggia carezzevole. Pescatori offrono pesci dai colori iridescenti: la bellezza non salva dalla padella. Acquari che sono negozi e ristoranti acquari con pesci giganteschi. Ripe franose avvolte nelle reti e canalizzate. Sentieri da trekking per centinaia di chilometri. Nemmeno una cartaccia. Singapore Noodlee. Templi. Diecimila Buddha, nuvole di incenso. Preghiere brevi e assorte. Un tendone per il teatro dell’Opera, gradinate e palcoscenico in bambù. Parco Fuxing. Aquiloni manovrati da giovani e meno giovani. I papà giocano con i bambini. Un maestro di canto con due allievi. Cinquanta persone ballano. Un solitario si esercita con la spada. Maestri di tai chi. Tutti giocano e tutti imparano. Tutti cantano, tutti ballano, tutti ascoltano e osservano. Medici volontari visitano gli anziani. Altri volontari tagliano loro i capelli. Breve tragitto in traghetto per Kowloon: light show serale, folla ordinata e affascinata, milioni di foto. A Macao la pioggia scrosciante che annebbia e assorda. Shanghai, cena in The house of Roosevelt con vista sul Bund che avvolge in una fantasmagoria di luci. Aperitivo e whisky sulla terrazza più bella del mondo. Come dentro un videogioco. Meraviglia. Incanto. Grattacieli a colori, rive a colori, navi a colori. Nella scuola sotto casa i bambini bravi portano un nastro rosso, gli altri verde. Qualche mendicante, ben vestito. Anatra alla pechinese. Treno a trecento all’ora per Suzhou. Il giardino dell’Amministratore Umile: la bellezza affrontata da punti di vista sempre diversi. Il giardino sull’acqua, la Venezia d’Oriente: dalle abitazioni buie, piccole e sporche emergono piatti di fritture. Oriente: amore per la natura, armonia, rispetto, moderazione, cordialità, intelligenza, sensibilità. Sbarco a Malpensa: così piccola! Ritorno in Italia: così piccola! Spesso piccoli anche i suoi abitanti, più piccoli dei cinesi, più piccoli dentro.


IL MANGIALIBRI

DAL SITO DEL COMUNE DI OLEGGIO:

Giovedì 19 aprile 2012 alle ore 21,00 presso il Teatro Civico di Oleggio si terrà lo spettacolo: "Il Mangialibri",interpretato dagli alunni della classe quinta della primaria "Verjus".

Il Comitato Genitori dell'Istituto Comprensivo "Verjus" e la Biblioteca Civica "Enzio Julitta", con il patrocinio del Comune di Oleggio, Assessorato alla Cultura, presentano giovedì 19 aprile 2012 alle ore 21,00, presso il Teatro Comunale di Oleggio, lo spettacolo teatrale: "Il Mangialibri", scritto e diretto da Aquilino, con la scenografia di Gianna Cannaos.

Sul palco sedici alunni della classe quinta della primaria "Verjus" che mettono in scena una tematica importante, ma trattata con umorismo: la rabbia che nasce nei bambini che sono emarginati, vittime di ingiustizie e impauriti dalle prove che devono sostenere.

Pierino, il protagonista, sfoga la sua rabbia divorando le belle storie altrui. La felicità che gli è stata negata gli fa desiderare un mondo senza immaginazione ed è per questo che per salvare il mondo, bisogna scrivere subito un'altra storia...

L'ingresso è libero.

Un piacere lavorare con questa

classe. I ragazzi hanno preso confidenza in breve tempo con la dimensione teatro che per molti aspetti sconcerta e intimidisce. Voce, gesto, movimento... e relazione con il partner... rapporto con il pubblico... consapevolezza dello spazio reale e di quello virtuale... espressione di emozioni e sentimenti... spontaneità ed efficacia della comunicazione... memorizzazione... concentrazione... Fare teatro non è solo un divertimento, è un impegno serio che assicura frutti preziosi.

Insieme a me, la maestra Elisa, i genitori (scenografia e costumi), la dirigenza scolastica (aula teatro), la biblioteca civica, l'amministrazione comunale. Consola e stimola una simile sinergia. Mi auguro che l'attenzione sensibile verso il teatro trovi continuità.

DAL PROGRAMMA DI SALA:

BRACCIO DI FERRO, Davide Piccoli - CORSARO NERO, Lapo Maritan - FOLLETTO 1, Carlo Bottazzi - FOLLETTO 2, Samuel Beldì – GIULIA, Chiara Nizzetto - HARRY POTTER – PRINCIPE, Jordi Del Fabro - LA BELLA ADDORMENTATA, Sara Intilisano – MANGIALIBRI, Indro Alessi – NONNO, Davide Massara - PETER PAN, Giorgia Comazzi – RAPERONZOLO, Laura Cominoli - SHERLOCK HOLMES, Lorenzo Causarano – STREGA, Chiara Buschi – TOMAS, Andrea Melone – ULISSE, Marc Bronzini - UOMO RAGNO, Marco Barcarolo.

Che cosa succede quando un bambino è vittima di incomprensioni e bullismo? Quando viene bocciato ed emarginato? Può decidere di mangiare i libri. Li odia come simbolo del successo altrui e anche perché contengono le storie più belle. La sua, invece, è una brutta storia. Mangiando i libri, mangia i personaggi, mangia i loro ambienti, le loro cose.
E così il Corsaro Nero si ritrova senza ciurma e senza nave, Braccio di Ferro senza spinaci, l’Uomo Ragno senza ragnatele, Harry Potter senza magia, Sherlock Holmes senza fiuto investigativo, Peter Pan senza Wendy, Ulisse senza compagni di viaggio…
Il Mangialibri divora non solo i libri, ma l’immaginazione che li crea.
Per salvare il mondo, bisogna scrivere subito un’altra storia, quella di Pierino e della sua rabbia. Scoprendo la gioia di stare con gli altri, Pierino-Mangialibri si trasforma in un...

Con le classi della primaria Verjus sono molti gli spettacoli allestiti: “Gatto bau non fa miao”, “Una capanna in prestito”, “I bambini che tenevano su il cielo”, “I bambini nella casa della guerra”, “Gli occhi del drago”, “Molecole”. Alcuni dei bambini che hanno sperimentato il teatro hanno poi voluto partecipare anche all’esperienza del “Teatro dei passeri” con “L’Arlechin fantasimo” , “L’Arlechin ladro e ladron”, “L’Arlechin che copa i gati” e “L’angelo dei morti”: il teatro lascia il segno.

Quest’anno una tematica importante, ma trattata con umorismo. La rabbia che nasce nei bambini che sono emarginati, vittime di ingiustizie e impauriti dalle prove che devono sostenere. Pierino, il protagonista, sfoga la rabbia divorando le belle storie altrui. La felicità che gli è stata negata gli fa desiderare un mondo senza immaginazione.

Sul palcoscenico, due simboli dell’avventura: il galeone e la torre. Due mirabili progetti di Gianna Cannaos realizzati con l’aiuto dei genitori.

Sul palco anche sedici bambini. Incontri settimanali da ottobre. Le difficoltà? La memorizzazione. La dizione forte e chiara. La coordinazione e la dinamica con i partner. Il senso dello spazio. Il senso del ritmo. L’espressività della voce e dei gesti. Eccetera eccetera. Il teatro insegna tanto, tantissimo. Non solo al corpo, anche all’animo. Fa superare insicurezze, contribuisce a stabilire rapporti migliori con gli altri.

Ci si augura che il teatro, in un modo o nell’altro, continui a essere presente nella programmazione della Verjus. Anche perché si dispone di un’aula comoda, piena di stoffe, costumi, materiali.

Ci si augura che le insegnanti raccolgano questa eredità e continuino a mettere in scena storie ed emozioni.