Primavera ed estate di scrittura
Tutto ha inizio il 22 febbraio. Nicola
Cinquetti, un amico con il quale ho scritto alcuni libri, mi informa che Anna
Vivarelli sta curando una nuova collana per Il Leone Verde di Torino. Intende
spedirle “Incubo gorango”, un nostro libro di tanti anni fa rimasto inedito. Mi
chiede se sono d’accordo. Certo. Anna non pubblica il libro per vari motivi.
Nel frattempo mi è però tornata la voglia di scrivere per ragazzi, dopo alcuni
anni di scrittura per adulti e di teatro. Ho appena fornito il copione a una
compagnia locale, “Il donchisciotte”. Fresco di rilettura cervantesca, scrivo
un’operetta fresca: “Il mio amico Donchisciotte”. La mando ad Anna con esito
positivo. Ecco la scintilla. Poi Il Leone Verde ci ripensa, non inaugura più
una collana per ragazzi, ma non importa. Ormai il fuoco è acceso, diventerà un
incendio. Il libro ci mostra Felipe, un ragazzino diverso dai coetanei perché
occhialuto e forte lettore, partire orgoglioso per una commissione affidatagli
dal padre. Spera così di dimostrare a tutti che anche lui vale qualcosa.
S’imbatte in un uomo anziano e strampalato che ha appena perso lo scudiero. Si
tratta di don Chisciotte. I due affrontano alcune imprese che riprendono quelle
classiche, mostrando come la scienza si possa coniugare con l’immaginazione.
Mando il testo qua e là e mi giunge infine
la conferma da parte di “Coccole Books”. Tra la primavera e l’estate 2018 il
mio Donchisciotte sarà in libreria.
Mi sono divertito. Tanto. Ho riscoperto la
gioia di scrivere per me. Senza pormi questioni serie e concrete di mercato e di
aspettative editoriali. Scrivere senza limiti, in piena libertà. Data la mia
recente esperienza con i migranti (piccolo spettacolo “Uomini”), voglio un
romanzo in tema che riguardi un bambino. La prima versione s’intitola “Il
destino di un bambino”. Interessa Raffaello, ma l’editore vuole che lo porti ad
almeno centomila caratteri e che cambi molto cose. Rispondo che si tratta di un
esperimento: un testo breve e incisivo, con ritmo e montaggio da serie televisiva.
Tuttavia, poco dopo m’incuriosisce
verificare se posso trarne qualcos’altro.
Lo riscrivo con il titolo “Il tuo nome è coraggio”. Aggiungo una
sorellina al protagonista, approfondisco i caratteri e gli ambienti, do maggiore
respiro alla vicenda. È la storia di un ragazzino ospite di un istituto del
Nordafrica che ignora che fine abbiano fatto i genitori. Un emissario del padre
lo porta via, in un viaggio avventuroso con i migranti. Grazie alla solidarietà
di molta gente, arrivano a Roma. Lì s’imbatte nella sorellina e possono andare
insieme a Milano, dove li aspetta il padre, un collaboratore di giustizia
ricercato dai trafficanti di uomini.
Soddisfatto, spedisco. Raffaello m’informa
che purtroppo ha già scelto un altro libro con un contenuto simile. Ma mi
scrive la signora Orietta Fatucci: vuole pubblicarlo con Einaudi Ragazzi. Dopo
due giorni arriva il contratto.
Avvio il terzo libro, una fantasia che difficilmente
troverà spazio nell’editoria italiana. La prima è Raffaello a dirmi che
“vogliono storie vere e realistiche”. S’intitola “Il lupo dietro l’angolo”.
Riccardo è un ragazzino da incubo: piccoli atti di bullismo, dispetti, prese in
giro… Un giorno sta per salire sullo scuolabus, si gira e la sua casa è
cambiata. Ora ha una forma diversa e una porta rossa. Al ritorno da scuola,
trova che nella sua cameretta tutto è cambiato. Addirittura, è invasa dai
Quèquè, piccole creature dispettosissime. Che cosa sta succedendo? Nel
pomeriggio, la realtà non cambia soltanto, scompare. Si ritrova in un mondo di
foreste, lupi e mostri. Da oppressore diventerà vittima. Ma alla fine assumerà
il ruolo dell’eroe.
Appena finito, senza sosta, voglio scrivere
un romanzo su Mergozzo, una località che amo. Metto insieme un gruppetto di
protagonisti bene assortiti: i due grandicelli che provano una simpatia
reciproca, lo studioso appassionato di storia, lo scapestrato… Si recano oltre
Ornavasso per una ricerca storica sul sistema difensivo di Cadorna. Vedono
uscire da una trincea un fante della Prima Guerra Mondiale che lancia loro un
messaggio e scompare. Come se fosse una caccia al tesoro, ulteriori indizi li
portano nel bosco del monumento megalitico, la Ca’ d’la Norma, dove s’imbattono
in un primitivo Leponzio; a Montorfano,
dove scorgono un Burgundo di cinque secoli prima; nel centro del paese, dove
vedono un picasass, uno scalpellino secentesco… Insomma, alla fine riusciranno
a evitare un disastro ambientale. Il titolo è "I sentieri di Muregocio".
Mandato a Interlinea.
Arriva l’estate. Niente ferie. Niente week-end. Una scrittura incessante, quotidiana.
Scrivo una storia di buoni sentimenti, “Un
capofamiglia di dieci anni”. Per la misteriosa assenza del padre, un ragazzino
si occupa della gestione della casa e dei suoi occupanti: una madre depressa,
una sorella svampita, un fratello maggiore che si mette volentieri nei guai.
Aiutato da un avvocato e da un investigatore, risolverà tutti i problemi. E nel
finale il padre farà ritorno con tutte le spiegazioni.
La chiudo consapevole che alcune cose
andrebbero sistemate, ma per il momento…
Avvio poi un romanzo sul mondo attuale che
erige muri e chiude le frontiere.
Si tratta di “Io sono una straniera”. Per
ora, mandato solo a Salani. Un piccolo Stato europeo, chiamato Valle, sta per
avviare misure drastiche per evitare le invasioni di stranieri. Il nonno, uno
dei ministri del governo presieduto dai Tre Onori, informa la nipote Glena che
per il mattino seguente è previsto il Cambiamento. La riguarderà
direttamente. Al mattino, tuttavia, Glena è rimasta come prima, mentre gli
altri sono cambiati: duri, determinati, coesi, uniti contro gli stranieri. Il
potere assoluto è nelle mani del fratello Diman. Glena deve scappare. Supera le
Alpi, giunge in Italia. Fa la conoscenza dei migranti. Quando tornerà nella
Valle, sarà per sovvertire l’ordine vigente.
È un buon libro? Non lo so. I miei libri
sono buoni per me. Per il resto, dipende dalla linea editoriale delle case
editrici, che cambia nel tempo. Dipende dalle diverse sensibilità degli editor,
spesso legati al mercato e agli umori degli insegnanti. Dipende dai gusti
personali dei lettori… così strabilianti, a volte.
Lo scrittore scrive, spedisce, aspetta.
Per agosto ho anche riscritto tre vecchi libri.
“Incubo gorango”, seguendo alcune
indicazioni di Vivarelli. “Racheles”, un romanzo per adulti pazzerello, che
probabilmente non sarà accolto, soprattutto per questo bisogno tutto italiano
di storie di vita vissuta (così noiose). Mi arrivano due proposte di pubblicazione,
ma sono di editori che stampano il libro senza provvedere alla distribuzione.
Le rifiuto.
“Eracle il figlio di dio”. Eh, sì, il mio
amato Eracle spedito tra gli editori come fossero altri mostri da sconfiggere.
In piena estate avviene il cambio di
registro.
Voglio mettere a frutto la cultura e la
sensibilità acquisite in questi anni di studio e di allestimenti teatrali relativi
al mondo greco: mitologia, micenei, tragedie…
Di getto scrivo “L’isola con la puzza del
morto”. Ho ripreso la storia di Filottete abbandonato sull’isola di Lemno dai
compagni achei diretti a Ilio, disgustati dal fetore della sua ferita. L’ho
accostata a un’altra storia di fetore. Quella delle lemniadi punite da Afrodite
con una puzza che ne allontana i mariti (e loro sterminano tutti i maschi dell’isola).
Ho dato vita alla città di queste donne, ai loro riti. Ho contrapposto la
purezza di un ragazzo siriano e di una ragazza lemniade al cinismo dei
conquistatori greci. Un libro contro la guerra.
L’ho mandato solo alla signora Fatucci.
E poi “Medea ha gli occhi gialli”.
L’anno scorso ho messo in scena “La Medea”
con i miei ragazzi del laboratorio. Mi è venuta l’idea: perché non mettere in
prosa le tragedie in modo rispettoso del loro spirito, ma libero per quanto
riguarda ambientazioni e personaggi?
Ecco quindi la vicenda di Medea vista
attraverso gli occhi di un ragazzo, Menippo, divenuto compagno di giochi dei
due figli della maga. Il punto di vista infantile rende la storia ancora più
affascinante, coinvolgente e terrificante.
Ci conto molto.
So che il testo dovrà affrontare molte
difficoltà. La letteratura per ragazzi italiana è, a volte, eccessivamente
protetta. Ma protetta da che cosa? Si preferiscono scritture banali pur che
siano tanto innocue da risultare annacquate.
Sulla scia della Medea mi metto a scrivere
“Le Baccanti hanno le zanne”. Anche in questo caso ho messo in scena le
Baccanti con i ragazzi.
Accuso la stanchezza, e il testo presenta
maggiori difficoltà.
Colgo un’idea in itinere e scrivo, in tre
giorni, “Amara”, un testo breve, intenso. Ecco la presentazione:
“La madre è depressa, il padre violento.
Amara non va a scuola, non ha amici, non è felice. Di notte evade dalla
cameretta-cella e si reca nel cimitero. Ne ama la pace e il silenzio. Una
notte, da una tomba emerge Ariberto, il bambino che aveva conosciuto in una
casa famiglia. Giocano. Fanno un giro sulla barca di Caronte. Ariberto le
regala due biglietti per la crociera dei bambini annegati, ma lui non può
parteciparvi. Le regala anche un cellulare. Amara s’imbarca. A bordo conosce
Achille, un ragazzo affascinante. Sarà lui a scatenarle contro i bambini
annegati trasformati in mostri aggressivi. Per allontanarla dalla morte. In una
chat, Amara ha conosciuto Zaia. La chiama e lei accorre con il padre per
salvarla. Amara, dopo la notte e la morte, conosce il giorno e la vita. Su
invito del padre, torna a casa. Ma non è più l’Amara di prima. Ora è l’Amara
della trasformazione, con la quale i genitori dovranno fare i conti. E vissero
tutti meno infelici.”
Ecco, ora è il 26 settembre e riprendo a
scrivere le Baccanti.
Cliccando sulla posta e rispondendo al
telefono con l’ansia di vedere pubblicati altri libri. Destino dello scrittore.
Scrivo per me, ma poi vorrei donare a tutti le mie fantasie. Non nascondo che
una delle motivazioni per questa stagione felice di scrittura è di tipo
economico. Di colpo, mi è venuto il timore che la pensione non possa più
bastare. Non ho altri introiti. Il teatro lo faccio gratis. Lo dico senza
vergogna: è uno stimolo forte, primordiale, legato all’istinto di sopravvivenza.
Esso riguarda anche mio figlio. Lasciargli alcuni libri che diventino dei
classici e continuino per anni e anni a produrre un piccolo reddito.
Mi lascio quindi impregnare da questa
febbre assoluta di andare a dormire sognando storie, di accogliere il
dormiveglia mattutino con le storie, di pedalare e camminare dentro le storie,
di sollevarmi da terra e volare tra le storie, di veleggiare fra storie che mi
portano su isole sempre nuove.
È una febbre, è una malattia. La più sana.
Non m’importa più di nient’altro. Tutto il resto è qualcosa che passa e non
lascia segno. Le storie sono la realtà unica e intramontabile.
Molti ritengono che lo scrittore lavori
quando è seduto alla scrivania. Non è vero. Lavora in ogni momento del giorno e
della notte. Mentre fa cose, mentre parla con la gente… c’è sempre una porta
aperta verso la storia che sta elaborando. La storia nasce e cresce così, nella
dedizione totale. Per me, almeno, è così. Come fanno gli altri non m’interessa.
Quando mi metto alla tastiera, la storia (non tutta di colpo, per scene) è già
scritta dentro di me, devo solo scrivere sotto dettatura. Alla fine, è
sufficiente una revisione leggera. Il libro nasce completo, equilibrato,
soddisfacente. Non è stata una conquista facile. Se ripenso alle difficoltà di
struttura, lingua, potenza espressiva di una decina di anni fa… Mi ha aiutato
moltissimo dedicarmi al teatro: sintesi, efficacia, misura ed equilibrio.
Da liceale, il rettore del collegio mi
aveva detto: sta’ attento, la vita non è un film, riporta i piedi a terra, fa i
conti con la realtà.
Ma era un prete, non l’ho mai ascoltato.
A tenere i piedi per terra ci si infanga.
Le storie sono di nuvole e cristallo.
E adesso, lasciatemi scrivere.
I libri delle due stagioni:
Il mio amico Donchisciotte (Coccole Books),
Il tuo nome è coraggio (Einaudi Ragazzi), Il lupo dietro l’angolo, I sentieri
di Muregocio, Un capofamiglia di dieci anni, Io sono una straniera, L’isola con
la puzza del morto, Medea ha gli occhi gialli, Amara, Le Baccanti hanno le zanne.
Libri riscritti:
Incubo gorango, Racheles, Eracle il figlio
di dio.