lunedì 9 febbraio 2015

ERACLE CHI?

Eracle. Eracle chi? Ercole? No, non Ercole. Eracle. Ercole delle dodici fatiche? Sì, le dodici fatiche, ma non solo quelle. Che altro ha fatto? Tanto. Era una specie di Sansone, no? Selvaggio, la clava invece della mandibola d’asino, sterminatore, rovinato da una donna… Sì, per alcuni aspetti Eracle ricorda Sansone, come anche Gilgamesch di Uruk o Melqart di Tiro. Ma Eracle è anche altro.

Confinato nell’ambito favolistico delle fatiche, Eracle è un semidio impregnato di umanità, della quale condivide debolezze e tragedie. Gli piace mangiare e fare sesso; ama la compagnia, ma per forza di cose è un eroe solitario; è impulsivo e creativo; sa amare e anche odiare e non rinuncia a una vendetta; non è ossessionato dalla fama; subisce calunnie ed è vittima di dicerie; accetta e supera le avversità del destino senza vittimismo; non ha paura di niente e di nessuno ed è l’unico che sfida e combatte gli dei; può distruggere una città, ma anche insegnare a bonificare coltivare i terreni; desidera una famiglia, ma la sua casa è il mondo; diffonde la civiltà greca in tutto il Mediterraneo e oltre; è amato dai poveri e dagli schiavi… Eracle è l’unico eroe a visitare luoghi inaccessibili, perché a metà strada tra la realtà terrena e l’Olimpo: il paese degli iperborei, di Atlante, l’inferno… Vive da donna presso la regina Onfale, stermina le Amazzoni, si associa agli Argonauti, distrugge per primo Troia, modifica la geografia del territorio, fissa i confini dell’attività umana…

Che significato hanno le dodici fatiche? Si può tentare di renderle metafore del cambiamento. I simboli emergono con facilità (il cinghiale/elmo di zanne di cinghiale è l’economia fondata sulla guerra, il leone il potere regale, l’idra la bonifica, gli uccelli la forza degli arcieri orientali contrapposta a quella dei lancieri, il toro di Creta ne indica la sua conquista… e così via).

Con Eracle termina l’età del bronzo e si apre un periodo storico turbolento. La guerra di Troia disintegra il potere dei vincitori. Dilagano le invasioni dei popoli del mare, un calderone etnico che, assieme a disastri naturali e conflitti sociali, si rovescia sulle genti del Mediterraneo ponendo fine a civiltà quali quella micenea e quella hittita. Poi il medioevo ellenico, con il lento passaggio dalla cittadella fortificata alla polis e il recupero di quanto è andato perduto: scrittura, stabilità sociale, pensiero. Esiodo e Omero scrivono la bibbia della grecità e Pisistrato dà slancio al teatro tragico; poeti, filosofi e politici avviano le prime forme di convivenza democratica.

Di Eracle ora ce ne sono tre: uno umano, eroe turbolento e contraddittorio; uno che è un’ombra nell’Ade; e uno assunto in cielo, divinità che protegge gli uomini semplici dai mostri della natura e dalle iniquità dei potenti. Questo Eracle complesso viene presentato nei modi più diversi. Dapprima Atene ne oscura la fama per fare brillare il proprio eroe nazionale, Teseo. Ed ecco un Eracle selvatico, beone, violento, ridicolizzato nelle commedie. Poi il mondo romano ne fa un’icona della forza nazionale ed ecco il culturista armato di clava che avrà una fortuna anche cinematografica nel filone mitologico, oltre a quella nella letteratura per ragazzi.

Di Eracle vale però la pena di parlare ancora, di cercarne l’identità nascosta e pasticciata, l’unità nella frammentazione eroica e letteraria.


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