Il corso viene proposto dall’istituto comprensivo “Verjus” di Oleggio
ad alunni dalla Quinta Elementare alla Seconda Media. Si svolge in orario
extrascolastico e si mette in concorrenza con altre attività più ambite dalla
maggioranza: sport, musica, danza…
L’ultima edizione de “Il Mangialibri” ha tuttavia portato alla luce un
bacino di utenza di lettura e scrittura che purtroppo non ha altrettanta
visibilità, dato che l’eccellenza dei praticanti viene premiata solo con i voti
scolastici. I ragazzi che leggono e che scrivono hanno diritto, come i coetanei
impegnati in altre attività, a farsi conoscere e a portare le loro performance
di fronte a un pubblico.
Ciò non significa che il corso intenda praticare la via usata e
abusata del successo; non si stimola a una competizione, ma a un confronto; non
si promette la popolarità, ma una migliore comunicazione con se stessi e con il
mondo.
Il corso non si struttura come un clone del curricolo, ma si pone in
continuità con la didattica senza riproporla, praticando vie nuove di sviluppo
delle abilità.
Esso non prevede solo un apprendimento linguistico, ma un utilizzo
personale e originale della lingua che apra nuovi orizzonti di conoscenza di sé
e degli altri, di sé nel mondo e di sé come specchio del mondo.
Si delinea, quindi, più che un programma, un itinerario complesso che
prevede strade diverse per giungere alla méta.
I percorsi riguardano:
a)
la conoscenza tecnica dello strumento
linguistico
b)
la consapevolezza delle motivazioni, degli
interessi e degli obiettivi inerenti alla scrittura
c)
la scoperta che la scrittura è invece “le
scritture”: generi, stili, utilizzi…
d)
a ogni scritto corrisponde una lettura
interiore: come leggo ciò che scrivo? il problema della visualizzazione e della
partecipazione emotiva: la scrittura performativa
Il corso non ha certo la pretesa di essere esauriente, prefiggendosi
solo una riflessione ampia e approfondita sulla lettura e sulla scrittura come
mezzi di comunicazione con l’esterno, preceduta da una rete interiore tra
conoscenze acquisite, automatismi, stereotipi, stimoli inconsci e livelli
consci della personalità.
Ogni scrittura è scrittura di sé e richiede una lettura consapevole,
che diventa quindi lettura di sé.
Esaminiamo punto per punto il percorso.
a)
L’apprendimento avviene sugli elaborati degli
allievi, letti e discussi. L’animatore ne trae gli spunti per affrontare
questioni tecniche come la correttezza ortografica, la punteggiatura, la
sintassi, lo stile, le ripetizioni, la terminologia imprecisa, i sinonimi,
l’efficacia descrittiva ed espressiva…
b)
Perché alcuni non leggono nemmeno un libro in
tutta la vita e non scrivono mai, mentre altri leggono con regolarità e amano
scrivere cose diverse? Dietro la lettura e la scrittura c’è l’universo nella
sua forma fisica, nella sua storia, nei suoi misteri; è la conoscenza la molla
che spinge a leggere e scrivere? O è un bisogno di comunicazione? Molti
scrittori, però, erano misantropi, pur essendo bravissimi comunicatori. Leggere
e scrivere è “divertente”? Ma… che cosa leggere e scrivere? E per che cosa? La
fatica della scrittura viene ripagata?
c)
Storicamente, possiamo dire che la prima
distinzione all’interno della scrittura è stata tra prosa e poesia, stimolata
dalla musica: il racconto mitico e il canto sacro; dalla loro fusione è nato il
teatro in forma di tragedia; e via via si sono distinti i generi: romanzesco,
sentimentale, giallo e nero, comico, drammatico… Ma la poesia comprende anche
le filastrocche? E gli slogan pubblicitari in rima? E pure all’interno della
poesia ci sono “generi”? Se considero un genere, per esempio, quello
romanzesco, posso dire che gli scrittori che l’hanno utilizzato si
assomigliano? In che cosa consiste lo stile? Insomma, innumerevoli “tipi” di
scrittura. Come li utilizzo? Si parla di haiku e metrica, poesia contemporanea
e classica, filastrocca e rima, racconto breve sia realistico sia fantastico.
d)
Per molti ragazzi il problema della lettura e
della scrittura è che sono rappresentate da parole la cui potenza si esaurisce
in un segno tutto esteriore, privo di riflessi sull’interiorità. Essi leggono e
danno alle parole solo un senso logico, senza alimentare l’immaginazione che è
come assopita. Scrivono e la loro scrittura è superficiale, non graffia la
vernice della realtà per scovare i colori sottostanti. Alcuni sono
disorientati, altri indifferenti, ma ci sono anche quelli che provano
inquietudine di fronte a un libro o a una pagina vuota. Non vogliono cadere
nella trappola: non vogliono portare alla luce le emozioni.
È a questo punto
che il teatro viene utilizzato per aiutare l’allievo a mettere a fuoco
l’ambientazione della prosa o della poesia che intende scrivere o che sta
scrivendo, la dinamica degli avvenimenti con le relative questioni del
montaggio delle scene, la corrispondenza lessicale e sintattica con le emozioni
che devono essere identificate e valutate.
Brevi performance
per oggettivare la scrittura in fieri e triangolare parola-autore-realtà, in
modo da orientare l’allievo fornendogli un metodo consapevole.
L’ambiente
circostante viene ricostruito con l’immaginazione, l’attenzione viene
richiamata sui dettagli, le motivazioni dei personaggi sono analizzate, così
come le azioni e le reazioni, le osservazioni del gruppo contribuiscono a
ricreare il quadro complessivo entro il quale selezionare i punti salienti. L’espressione
letteraria viene così a coincidere con l’analisi d’insieme e la sintesi ritenuta
più efficace.
Percorso
operativo
-
elaborazione di haiku: la metrica, la rima, l’immagine
di sintesi
-
tecniche varie di poesia casuale
-
il dialogo: i tempi di un’opera teatrale
-
il racconto breve: l’intensità della parola e
della frase
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