mercoledì 7 febbraio 2018

UNA LEZIONE DI TEATRO




Gli allievi del laboratorio "Le donne di Ilio" sono undici, dalla quinta elementare alla terza media. Non si fa solo teatro, si acquisisce consapevolezza e conoscenza. Ecco quindi una lezione per spiegare loro le motivazioni di alcune delle nostre scelte. Voglio che abbiano chiaro in mente che cosa intendiamo con "teatro" e che cosa con "spettacolo".
Due parole di introduzione di come il teatro nasce in Grecia sulle orme di Dioniso. E di come sia stato subito osteggiato. Cito Platone (il teatro come copia di una copia) e Solone (il teatro come menzogna). Aggiungo il famoso aforisma di Gorgia: il teatro come arte lecita dell'inganno e sapienza del sapersi ingannato. 

Parliamo del rapporto con il pubblico. Di come pubblico e attore si influenzino a vicenda. Di come noi tendiamo ad annullare il pubblico in sala per rapportarci a un pubblico ideale. I ragazzi riferiscono l'esperienza dell'anno scorso con "La Medea". Le loro osservazioni mi guidano nella spiegazione del "luogo chiuso", delle sfere entro le quali poniamo ambienti e interpreti.
Il nostro attore recita per sé stesso, non solo per il piacere del pubblico. Il teatro per lui è una forma di conoscenza della realtà e della propria interiorità. Il teatro è etico. E i ragazzi lo capiscono.

Analizziamo la nostra scena metaforica, contrapposta a quella realistica. Il rapporto conflittuale attore-personaggio: più c'è uno meno c'è l'altro. Inquadro in poche parole il lavoro di Stanislavskij e Brecht e spiego come anche noi abbiamo fatto esperienza di identificazione, reviviscenza e straniamento. 
Esaminiamo le interazioni che coinvolgono l'interprete. Spiego come il nostro interprete sia un trasformista: lascia il personaggio per entrare in un coro o per assumere il ruolo di mediatore. Parlo dell'importanza degli oggetti. Sulla scena, tutto è oggetto: l'attore, la scenografia, l'arredo, la musica. E tutto è interattivo.

La lezione è un'introduzione ai prossimi approfondimenti. Osservazioni ed esercizi sono tratti dal mio libro "Il mio teatro bambino" di cui sto facendo la revisione. Cerco un editore, spero di trovarlo.

Passiamo a un esercizio. Molto banale, ma dà buoni risultati. Un modo per introdurre i ragazzi nella complessità è la gradualità. A chi non ha mai praticato il teatro sembra facile mettersi in scena, gestire lo spazio e il corpo, rapportarsi con il pubblico. Quando ci prova, risulta imbarazzato e impacciato.
Faccio scegliere una battuta, da recitare in quattro modalità graduate.
1) con il corpo irrigidito, concentrati sulle parole e sulle tensioni muscolari che si generano (di solito riferite alle mani)
2) liberando la gestualità della parte superiore del corpo
3) liberando anche le gambe
4) riflettendo sulle pause e su un utilizzo più completo dello spazio a disposizione

Ecco un breve video di dimostrazione.


Nessun commento: