Un libro dell'agosto 2013, pubblicato in Amazon Kindle. Lo inserisco qui perché sono incappato in una pagina web che lo presentava. Ecco l'acuta e sensibile recensione di Benedetta Bonacina.
Leo subisce
una metamorfosi improvvisa e devastante. Diventa un’Ombra. Invisibile, perde
ogni contatto con il mondo che conosce. Che cos’è, l’ombra? Solo una variazione
di luce? O un destino a cui non si può sfuggire, che fa chiudere gli occhi su
una stanchezza letale? Leo deve affrontare le Torce e soprattutto se stesso.
Non può continuare a essere quello che non fa mai gol. A sostenerlo c’è la persona
a cui è più affezionato: il padre defunto. Ma a spingerlo a cercare la luce
oltre l’ombra è Yuri, il suo piccolo amico, un amico da salvare.
“Né
consolatorio né buonista né tradizionale. La famiglia come luogo interiore di
Leo, mentale e affettivo. Il dolore è uno spegnersi silenzioso. E la rabbia
brucia senza scaldare. Forma e contenuto sono note che si fondono in un accordo
potente. Le emozioni scolpiscono il ritmo trascinante delle parole e il
linguaggio si piega, docile, a dipingere i sentimenti. Il significato e la
forza comunicativa del libro non sono riducibili alla sfera infantile, se non
nella metafora letteraria. Il percorso dei bambini d’ombra non ha confini
cronologici: penso alla sofferenza di chi si sente incompreso (a qualsiasi età)
e rifiutato, di chi perde un riferimento affettivo, di chi cade in quello che è
chiamato il disagio mentale. Nel finale non c’è una famiglia che apre le
braccia e dice, come nei film, andrà tutto bene. Leo si trova davanti il “fuori
da sé” esattamente come lo ha lasciato, con le stesse difficoltà e durezze; ha
attraversato l’ombra ed è riuscito a tornare indietro, ma la strada da
percorrere è ancora tutta da costruire, non facciamoci illusioni. Sotto quel
“cielo di ferro”, però, si accende una luce, perché Leo è comunque tornato, e
non da solo. Egli non si sente più soltanto un io ma anche un noi; e il noi
scalda, dà forza. L’innocente può essere colpito con crudeltà, perché la vita è
così, ma vale sempre la pena di cercare una via di salvezza, soprattutto quando
il viaggio si fa in compagnia.” (Benedetta Bonacina)