martedì 11 settembre 2018

IL TEATRO DELL'AULA



Molti pensano che la vita sia l’intervallo di tempo tra la nascita e la morte. Alcuni, tuttavia, sanno che viene offerta a tutti la possibilità di vivere più di una vita. Basta trovare il coraggio per dichiarare “morto” un periodo e l’energia per ricominciare da un’altra parte e in una situazione diversa.

Per me è sempre stata così. La vita come una serie di passioni a tempo, tutte sincere e generose. Ogni volta che si prospettava un cambiamento, mi si presentava anche la possibilità di una rinascita. I gruppi teatrali che sono nati e non morti, vivi nella memoria e nell’acquisizione di prospettive, tecniche, argomenti, sperimentazioni, esperienze sempre più ricche e arricchenti. Dalla Gabbia Aperta all’Altra Eva, da Tecneke al Teatro dei Passeri fino al Teatro dell’Aula attraverso decine e decine di lavori con scuole materne, elementari e medie, centri d’incontro, diversamente abili, collettivi, associazioni… un luna park scenico che spesso mi fa girare la testa.


Con quest’ultima dimensione concludo la mia “carriera”. E con un cambiamento per me imprevisto. Il passaggio dalla tragedia alla commedia. Quest’anno mettiamo in scena una “Alcesti in commedia” che porterà i miei ragazzi ad acquisire nuove abilità. Hanno impersonato dei ed eroi greci, hanno sondato la sfera drammatica al suo massimo grado, con le Baccanti, Medea e le Troiane. Ora li aspetta un pubblico  che vuole ridere, e per soddisfarlo devono imparare a ridere loro per primi. Devo apprendere nuovi ritmi, nuove relazioni attoriali, usi diversi della mimica… In poco tempo. Vorremmo presentare l’opera l’8 marzo, per la festa della donna. Ma sono ragazzi in gamba, ce la faremo.


Forse anch’io ho bisogno di prendermi una pausa dalla passione per la tragedia greca e ne approfitterò per ridere insieme a loro. Il lavoro di quest’anno sarà l’ultimo tassello per completare il mio libro sul teatro, un libro intitolato “Il Teatro dell’Aula”. È pronto, manca solo questo capitolo sulla commedia. Uscirà quindi prima della prossima estate.


Pubblicato il libro, mi sentirò davvero soddisfatto.


Perché percepisco come molto significativa questa esperienza? Perché il Teatro si inserisce nella scuola non come elemento estraneo o comunque proveniente dall’esterno, ma innestato nel corpo stesso della scuola. Gli alunni passano davanti all’aula, sbirciano, si incuriosiscono, fanno domande ai compagni che recitano, provano magari il desiderio di provare. Non è più solo una recita scolastica, è Teatro con la T maiuscola, ed è a loro disposizione. A me, questo, emoziona.


Nessun commento: