Eracle nelle nostre
radici
Si fa tanto parlare delle nostre
radici. Se ne parla, spesso, ignorando la Storia. E l’ignoranza, purtroppo, è
sempre più diffusa, grazie anche ad accorte politiche di oscurantismo. Accolgo
sempre con piacere quando posso parlare ai ragazzi dell’antica Grecia. Sono
stato invitato dall'insegnante Tiziana Melone delle Classi Quinte della scuola primaria Maraschi di Oleggio
per introdurre la figura di Eracle, dato che avrebbero visitato una mostra alla
Venaria di Torino. Purtroppo, la mostra era intitolata a Ercole, che risente di
trasposizioni non solo romane, ma anche contemporanee facendone una specie di
supereroe nostrano tutto muscoli e combattimenti. Abbiamo quindi imparato
qualcosa sulla civiltà micenea e sull’opera di civilizzazione dell’Eracle
tebano, impegnato non solo nelle dodici imprese, ma in viaggi per tutto il
Mediterraneo e oltre. Durante le sue esplorazioni del mondo, ha insegnato l’uguaglianza
tra gli uomini, il rispetto degli schiavi, le tecniche di miglioramento dell’agricoltura
e di contenimento delle alluvioni, le basi della comunità civile eccetera.
L’antica
Grecia ha avuto l’accortezza non di distruggere civiltà, come altri faranno in
seguito per motivi sia politici sia religiosi, ma di assimilarle arricchendo se
stessa e il patrimonio da lasciare in eredità. La sua sapienza è costruita
quindi su quella del Medio Oriente, dell’Asia e dell’Africa. Ecco le nostre
radici: sono universali.
Spesso alla scuola Primaria si dà
rilievo all’Egitto, ma l’attenzione dovrebbe spostarsi sulla ricchezza
artistica, filosofica, letteraria e politica della Grecia, perché da quel
tesoro sapienziale derivano gli Stati moderni.
Ho invitato i ragazzi a scrivere
un’ulteriore impresa ed ecco alcuni brani tratti dai loro scritti.
Rachele, Oualid, Lorenzo A., “Iolao ed Eracle contro Cergrifidra”
“Mio zio Eracle chiese a mia
madre e a mio padre se potevo aiutarlo a sconfiggere il mostro della sua
tredicesima fatica; sfortunatamente mio padre mi lasciò andare. Io ero
terrorizzato dall’idea di dovere combattere contro il pericolosissimo
Cergrifidra di cui mi spaventavo solo a pensarci. (…) Quando il mostro morì,
Eracle gli tagliò una delle tante teste. Insieme a me si incamminò verso
Euristeo. Arrivati da lui, gli abbiamo fatto vedere le prove. Euristeo uscì dal
suo pithos sotterraneo. Vedendoci vivi si stupì e con la sua faccia
terrorizzata ritornò dentro il pithos.”
Tommaso, Ilaria, Federico, “La tredicesima impresa di Eracle”
“Eracle nuotò fino alle
profondità marine. Quando vide un abisso, fece finta di andarci dentro, ma all’improvviso…
cambiò strada e un tentacolo di Linfremius rimase incastrato. Eracle, raggiunto
il suo obiettivo, iniziò a colpire il mostro con la clava, io gli conficcai una
freccia nel cuore, e il mostro… morì! (…) ‘Wow, papà’ disse mio figlio, ‘siete
proprio degli eroi!’ Quando Eracle morì, gli dei si ricordarono di lui e lo
premiarono facendolo diventare una costellazione. ‘Se vuoi, te la faccio
vedere, Alexjus’ gli svelai. ‘Va bene, papà’ disse lui, ‘voglio proprio vedere
la costellazione di questo MITICO EROE!’”
Alberto, Diego, Sofia, Luca, “La tredicesima fatica di Eracle”
Un giorno Eracle e Iolao
buttarono nell’Etna il loro peggior nemico, Focus Dominis. Dopo alcuni secoli,
il mostro si infuriò e diede fuoco all’intera città, scatenando così la sua
ribellione. Eracle e Iolao sentirono le urla e la paura dei cittadini, così
accorsero nella città ormai distrutta e capirono che Focus Dominis era tornato
all’attacco. Questo mostro faceva veramente paura e Iolao era terrorizzato,
mentre Eracle non lo era per niente perché aveva affrontato nemici molto più
difficili da sconfiggere. I cittadini dissero: ‘Ti prego, aiutaci, tu che sei
forte e possente!’”
Christian, Marissa, Linda, “Il mostro Islot”
“Il combattimento furioso iniziò.
Iolao era spaventatissimo. Disse allo zio: ‘Zio, come posso fare, questo qui è
il doppio di me! Mi devasta, mi devi aiutare!’ Eracle rispose: ‘Nipote, devi
usare la forza della mente.’ La lotta prese una svolta, perché i due stavano
quasi per sconfiggerlo, ma lui tirò fuori il suo asso dalla manica: la
resuscitazione. Diede la vita a tutti ghli eroi, ma divennero corrotti. Eracle
prese arco e frecce. Intinse una freccia in un veleno trovato casualmente, la
scoccò e uccise tutti tranne Achille, ma sapendo che il suo punto debole era il
tallone è stato facile rimandarlo nell’aldilà.”
Filippo, Matteo, Matilde, “La tredicesima fatica di Eracle”
“Il potere del minotauro era la
superforza, quindi riuscì a liberarsi dalle due reti. Eracle disse: ‘Iolao, aiutami
ad ammazzare il minotauro!’ Iolao disse: ‘Zio, ho paura!’ Eracle disse: ‘Ti
aiuterò io, basta che tu non scappi via dalla tua paura’. Eracle prese la clava
e incominciò a seguire le impronte del minotauro. Lo trovò in una caverna e gli
lanciò una clavata in testa. Gli spaccò il corno d’oro destro. Eracle presde il
minotauro Ettore per la testa e lo riportò da Euristeo che si nascose nel suo
vaso di bronzo.”
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