Ogni volta che è uscito uno dei miei libri, ho vissuto l'emozione di vedere le parole stampate e illustrate e ho atteso con trepidazione i riscontri. Pubblicando per ragazzi, ho avuto belle soddisfazioni da parte sia di piccoli lettori sia di docenti e genitori che hanno trovato nei miei libri divertimento e motivi di riflessione. I bambini mi subissavano di domande sia su di me sia sui miei personaggi. Insomma, sentivo che i libri erano vivi e viaggiavano su e giù per il paese. Il mio lavoro aveva un senso.
Ma ora scrivo per adulti.
E' una constatazione che mi spiazza. Io incontrare altri adulti per parlare del mio libro? Non che siano esperienze nuove, ho già avuto occasioni con il teatro di parlare delle mie opere... ma ora è diverso. In questo libro c'è tanto di me, tantissimo. Fino a due anni fa mi dicevo: tu per adulti non hai niente da scrivere, lascia perdere. E poi invece ho scoperto che di cose da dire ne ho tantissime. Ma non sono cose di diario. Sono un distillato di vita. Sono il frutto di questa fatica di esistere cercando di capire me stesso e il mondo. Cercando la verità e l'essenzialità delle cose.
Il libro non parla di me, ma di quello che la vita ha scritto dentro di me. Io non faccio che tradurlo.
Se dovessi sostenere degli incontri, non vorrei che il pubblico si interessasse della mia biografia, ma del libro e della sua genesi. Non è importante l'autore, ma la sua opera. Purtroppo, di solito è il contrario. Viviamo in tempi di narcisismi e riflettori, e il gossip è molto più gradito e importante di ogni curiosità intellettuale o di ogni discussione sui valori veri, non quelli predicati e imposti da chi appunto predica e impone i propri valori ipocriti e fasulli.
E insomma, che cosa me ne faccio di questo libro?
Non lo so, spero che qualcuno mi venga incontro e mi aiuti a renderlo visibile.
Un libro, però, che non contiene barzellette, che non tratta di amori di adolescenti, che non riporta storie gialle di provincia, che non è di un vip... interesserà a qualcuno?