Nella vostra comunità avete ladri, stupratori, venditori di organi, massacratori….che differenza farà se ci aggiungiamo una donna Lupa e una donna Vampira? di Rossella Aliano.
L’associazione GAPA continua ad ospitare nella sua sede di San Cristoforo gruppi teatrali che difficilmente trovano spazio nei circuiti tradizionali. Così, lo scorso week end è stata la volta di “La vera storia della donna Lupa e di quella Vampira” una fiaba noir per adulti e bambini, magistralmente interpretata da Giorgia D’acquisto nei panni della lupa e Giorgia Boscarino nelle vesti di un’insolita e intensa vampira. Un ping pong di dialoghi serrati ironici e irriverenti, un tragi-comico all’insegna del grottesco, un divertimento surreale e macabro ma anche malinconico. Entrambe le donne, protagoniste della scena, incapaci di vivere nella giungla degli umani, vengono emarginate dal resto del mondo per la loro difformità, e raccontano attraverso un colloquio diretto col pubblico, la loro solitudine, il rifiuto di un mondo che le costringe a nascondersi, perché pericolosamente diverse.In una società dove vivono stupratori, inquinatori, venditori di organi, politici corrotti, le due donne animali si chiedono perché mai anche loro non possano avere un angolo di mondo dove poter amare in libertà e vivere, seppur eccentricamente, accanto alla gente “normale”. Il loro linguaggio è pungente, perché i loro pensieri e le loro azioni lo sono. Il loro modo di vivere non è stata una scelta, ma l’unica soluzione possibile imposta dalla loro natura. La lupa sbrana gli umani e si nutre delle sue carni, ma preferisce i potenti e i crudeli, preferisce la carne degli uomini meschini e degli indegni, proclamandosi a tratti come benefattrice dell’umanità, attraverso una giustizia macabra ma motivata; la vampira poi succhia i brandelli di carne che la lupa dilania.
Lo spettacolo è stato interamente scritto da Aquilino, drammaturgo milanese, e messo in scena dalle due straordinarie attrici. Il buio in sala, le musiche inquiete e moderne di Nada, e le teste mozzate che uscivano dal frigo, unica scenografia, hanno reso lo show inteso e sinistro, l’immedesimazione delle artiste nelle due donne-bestia è stata più che convincente, una contraddizione di sensazioni che hanno avuto il loro exploit nel pianto amaro di entrambe quando hanno raccontato la loro infanzia e la lotta continua per non morire. La metafora horror e bizzarra di una condizioni comune a tanti in questo mondo che seppure uguali nell’aspetto al resto della gente, vivono la loro vita nell’emarginazione, nella solitudine e nell’indifferenza di chi non sa andare oltre l’apparenza
domenica 1 novembre 2009
Nessun commento:
Posta un commento