Il film è molto ricco di immagini (i musi alla Fellini, le simmetrie che richiamano un ordine superiore svelto a disintegrarsi nelle paranoie e nelle isterie) e di personaggi (la guardia svizzera che prende il posto del papa dietro i tendaggi) che si stampano nella memoria.
Nella seconda parte c’è qualche intoppo di sceneggiatura (a che cosa serve la moglie psicanalista?), ma la regia è sicura e ci porta verso la fine con piena soddisfazione di tutti i sensi.
Ciò che più mi ha stupito è stato il giro di boa inatteso: da un
Vaticano-gabbia di matti (schizofrenia assoluta, la realtà reale è inesistente) si passa a un Vaticano-oratorio con tanto di cardinali che giocano a palla: tutti buoni tutti belli.
Eh, no.
Ma ci pensa il finale a rimettere le cose a posto. Il discorso del gran rifiuto è escatologico. Come può un papa, infallibile, affermare di non essere adatto al ruolo in cui l’ha messo Dio? Forse che Dio ha abbandonato la Chiesa? Oppure non è mai intervenuto a scegliere il proprio rappresentante tra i cardinali? Senza un papa parola di Dio, può esistere ancora la Chiesa?
Una bella scena ci mostra un cardinale che si nasconde il viso tra le mani. Beh, poveretto, teme che la sua carriera sia finita.
I vescovi hanno insultato Moretti in modo pesante. Gli danno del pazzo e del satanico. Uno dice che deve ringraziare la nota mitezza dei cattolici. Purtroppo, non possono metterlo al rogo. Questi cattolici non fanno che predicare la propria benevolenza, eppure insultano e minacciano peggio che briganti di strada. D’altronde, per sopravvivere nei secoli, di aggressività ne occorre tanta.
Altro che giocare a palla!
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