Il libro di Aquilino, pubblicato da Giunti, è il terzo della serie Orrendi Per Sempre, collezione che ha per eroi cinque ragazzini speciali. Un racconto piacevole con un messaggio forte e chiaro: la diversità non è importante purchè si trovi il modo di accettarla e farne un punto di forza
Milan o, 6 febbraio 2012 - Le "Miniere di Molooc" di Aquilino, appena pubblicato da Giunti, è il terzo della serie Orrendi Per Sempre, collezione che ha per eroi cinque ragazzini speciali, emarginati dai compagni perchè totalmente diversi da tutti gli altri bambini: una è morta, una dà la scossa, uno è maciullato e non guarisce mai delle sue ferite, e quello che li riunirà grazie ad una preziosa invenzione è un genio bambino senza le gambe. A questi strani personaggi si uniranno poi un velociraptor scheletro e tre cani "zombilupo".Ma le loro diversità saranno molto utili per fargli fare squadra, diventando veramente eroi. E lo scopo di questo gruppo di amici? Semplicemente quello di aiutare bambini in difficoltà, in tutto il mondo.
In questo nuovo volume gli Orrendi si trovano a fare un viaggio ancora più assurdo del solito: Lalla dovrà portarli nel Regno di Cormundia... nel 1150. Ebbene sì, un viaggio nel tempo, per salvare un gruppo di bambini perseguitati solo per il colore fulvo dei loro capelli e ridotti in schiavitù in nome del perfido dio Tritan.
Ma le sorprese non finiscono qui: i nostri amicifanno conoscenza con due nuovi potenziali Orrendi: Saxolino, giovane nano e il padre, l'irruente Nanoz. Sono entrambi forti, coraggiosi, ma anche estremamente buffi. "Sputalocchio nella zuppa!" è una delle tante, colorite espressioni con cui Saxolino accoglie l'improvvisa e pericolosa peripezia in cui si trova coinvolto.
In questa atmosfera avventurosa, non manca nemmeno un giovane drago. Gli Orrendi non arretreranno davanti a nulla per portare aiuto ai bambini e ai loro genitori e annientare così la tirannia di Molooc.
Un racconto piacevole e facile da leggere con un messaggio che passa forte e chiaro: la diversità non è importante purchè si trovi il modo di accettarla e farne un punto di forza per se stessi e per gli altri.
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