Il nuovo piano di scrittura è vario e mi appassiona.
1)
Anzitutto, devo ultimare “I piaceri dello Scudo e del Porpora”, il quarto episodio con Albino
Guidi, dopo “Un fauno in legnaia”, “D’Armonia, di sangue” e “Se muore un
Arlecchino”. L’idea di partenza era di scrivere un giallo, forse perché non l’ho
mai fatto e non ho mai desiderato farlo, non interessandomi il poliziesco. In
questo caso, però, le indagini su una
ragazza uccisa vengono condotte da Ausia, moglie di Proteo, capace come lui di
trasformarsi. L’affianca un gioviale Ermes. Lo Scudo e il Porpora, i due
galantuomini dediti ai piaceri e allo strapotere, non sono di difficile identificazione.
Hanno per alleate due divinità terrificanti: Eris, la signora del dolore, e
Aracne, la mostruosa tessitrice. Come contorno, tanti ragazzi di paese, molti
dei quali avrebbero bisogno di una raddrizzata. Ho scritto 180 cartelle e sto
per affrontare la lunga scena finale, nelle viscere della terra, dove orrore e
coraggio si scontrano sotto gli occhi degli dei
e secondo la misteriosa volontà del Fato.
2)
Sono stato invitato da “Stratagemmi online”, una rivista di teatro, a scrivere un saggio
sulla mia drammaturgia, di cui è già stato approvato il piano. Nella prima parte
mostrerò quanto mi siano stati utili vent’anni di lavoro con bambini e ragazzi
per elaborare quella che chiamo “drammaturgia della misura”. Dalla struttura
all’equilibrio tra le parti, dal ricorso alla rima e alla filastrocca alle
risorse dell’immaginario infantile: una drammaturgia che non perde di vista l’infanzia
e il suo linguaggio. La seconda parte prevede l’analisi della conduzione laboratoriale
del “Teatro dei passeri”, divenuto (per me) centro di ricerca dove sperimentare
e approfondire forme drammaturgiche. La terza parte riguarda i tre spettacoli
di “Lupusagnus”: i testi, i rapporti con il regista e la compagnia, le domande
a la ricerca di risposte. Per me, questo saggio equivale alla pubblicazione dei
quattro volumi di testi: fare il punto della situazione attuale, chiudere un’epoca,
aprirne un’altra più consapevole e più profonda dal punto di vista artistico. STRATAGEMMI
3)
Infine, ho accettato di mettere in scena anche
quest’anno uno spettacolo con la Quinta elementare Verjus di Oleggio. Mi ero
ripromesso, con “Il Mangialibri”, di
rifiutare impegni annuali per concentrarmi sulla scrittura sia di prosa sia di
teatro, ma poi… Mi sono recato nella classe di 19 bambini. Ho fornito alcuni
stimoli e le indicazioni per elaborare dei progetti realizzabili, e poi ho
ascoltato le loro proposte. Sono uscite le seguenti idee: un alieno assaggia la
Coca cola e ne è entusiasta… le creature dei fondali oceanici salgono in
superficie per protestare contro i pescatori… invasione della Terra… i genitori
lasciano i bambini soli in città… Le idee sono molte, ma quella dei bambini
lasciati soli mi colpisce, anche perché alcuni giorni prima avevo già ideato un
possibile testo, intitolato “Bambini pirati”, sulla loro potenzialità predatoria.
Faccio riflettere la classe e all’unanimità (!) tutti scelgono. Ecco, è già
nato “La città dei bambini pirati”.
Alcuni giorni dopo
m’incontro con Gianna Cannaos, l’insegnante che realizzerà la scenografia. Le
propongo di ispirarsi a Giorgio De Chirico. Mi sembra a misura di bambino, sia
come riproduzione sia come modello di elaborazione. Bene, è molto contenta. Ora
non resta che scrivere il testo. A metà ottobre tutti in Aula Teatro: comincia lo
spettacolo!
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