Il
libro è stampato, a giorni mi arrivano le prime copie, a breve sarà in vendita
online e prenotabile nelle librerie. “Se muore un Arlecchino”, Robin Edizioni,
è il terzo volume della serie di Albino Guidi. Sto scrivendo il quarto, “I
piaceri dello Scudo e del Porpora”, una specie di giallo su una ragazza sacrificata
all’edonismo cinico della politica e della religione.
Mi
chiedo in continuazione chi sia Albino Guidi. Non sono io, è impossibile. Non
ho mai avuto una struttura unitaria granitica, non sono mai stato un monumento
a me stesso. Mi sono sempre sentito un essere in costante evoluzione (non so se
in meglio o in peggio; considero sempre positivo il cambiamento), libero di
cambiare atteggiamenti, amicizie e interessi. Sono cambiato io, è cambiata anche
la mia scrittura, ma essa, insieme al teatro, è stata la costante intorno alla
quale si sono articolate le vicende della vita.
Non
esiste un Io in cui possa riconoscermi, se non rinnegando il passato; e il
presente è sempre già passato.
Albino
Guidi è, quindi, più che un alter-ego, un ego alla ricerca della propria
definizione. Egli mi aiuta a fare chiarezza, a distillare gli avvenimenti, a
vedere al di là del contingente e ad assumere una visione di vita più ampia,
che non fa il conto dei giorni di vita, che non fa conto nemmeno della vita in
quanto cronachistica spicciola di parole e piccoli fatti senza storia.
Albino
Guidi è l’invito a inquadrare l’esistenza nella storia; e a inquadrare la
storia nel mistero laico e scientifico dell’universo. Non per niente egli
dialoga e convive con gli dei.
Io
gli devo molto.
Penso,
con desiderio ingordo, a quali altri libri potrei scrivere, fonti di avventure
nello spazio e nel tempo: fantasy, storici, a sfondo sociale, con vicende
drammatiche… (per ragazzi no; non voglio più scrivere per ragazzi; è come
prendersi a martellate sulle dita).
Ma
poi ci ricasco. Le storie con Albino Guidi sono un porto conosciuto da cui
salpare per scoprire nuove terre. E quindi… il prossimo libro…
Non
lo so ancora. Penso di sistemare il quarto episodio degli ORRENDI, che ho già
scritto, se la Giunti non intende proseguire la serie (non so ancora niente); e
poi me lo pubblico per conto mio.
Vorrei
scrivere di teatro, dopo. E, insieme, cominciare un nuovo episodio con gli dei
dell’Olimpo.
In
questo terzo libro Albino fa di nuovo teatro. Teatro a Milano con Lupusagnus ("Canicani") e in paese con Il Teatro dei Passeri. Teatro libero, contro il quale si scatenano le forze infernali.
“Ma chi si credeva? Che diritto aveva di porre fine alle vite e alle cose in
un attimo, magari solo per un capriccio? Non era onnipotente! Nessuno lo era. L’avrebbe
digitato sulla tastiera, l’avrebbe scritto nero su bianco, l’avrebbe gridato
nel suo romanzo che Ade non era onnipotente, e che nella sua immaginazione poteva
anche farsi beffe di lui. Che provasse a spegnergliela, la sua immaginazione libera!”
Ecco la presentazione:
“L’intromissione degli dei nella vita di Albino Guidi si fa sempre più
pesante. Proprio quando si rifà vivo un
amico e regista milanese con una proposta entusiasmante, le Cariti gli
organizzano un gruppo di ragazzi con i quali mettere in scena un’arlecchinata.
La compagnia degli adulti deve fare i conti con Ade, risoluto a vendicare Ares
umiliato ed esiliato; il gruppo di ragazzi deve vedersela con mostri spaventosi
come l’Echidna e le Erinni. La battaglia finale vedrà schierati da una parte
maschi spietati e tirannici e dall’altra femmine irriducibili sostenute dalla
potenza di Eros. Nel mezzo, Albino. Una vera e propria discesa nel Tartaro, il
suo teatro.”
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