Che
ci fanno più di cento donne per le strade di Mezzomerico, un paese di 1200
abitanti? Tutte vestite di nero con un una squillante nota rossa? Perché
portano una sedia? Dove vanno? Vanno in piazza a fare “One Billion Rising –
Fermati a pensare, fermati a ballare”.
La
sedia è quella sulla quale per migliaia di anni le donne si sono sedute in
attesa degli uomini di casa, la cui vita era fuori. La sedia per pulire le
verdure, rammendare, allattare il neonato. La sedia per invecchiare. La sedia
per mangiare in un angolo, quasi di nascosto. Ma anche la sedia per scambiare
chiacchiere con le vicine sulle soglie o nel cortile. Ma non è pesante da
portare? Certo, ma le donne sono forti. Sono forti da migliaia di anni. Ecco,
raggiungono la piazza del municipio. Si siedono. Fanno un cerchio largo, così possono
guardarsi in faccia. Donne che guardano donne. Che cosa avranno da dirsi? Si
dicono il silenzio. C’è dentro tutto. Una musica ipnotica le trasporta in altri
luoghi, in altre epoche, in altri scenari… eppure ovunque si vada e in
qualunque tempo della storia ecco che questo silenzio ipnotico racconta le
stesse cose: stuprata ammazzata picchiata schernita insultata rifiutata
umiliata cacciata. Non sono belle cose. Quando una voce di uomo rompe il
silenzio, vuole esprimere una partecipazione: fermati a guardare il dolore
delle donne la paura e l’umiliazione la solitudine fermati e ascolta la
solitudine il dolore delle donne la paura e l’umiliazione fermati a pensare alla
paura e all’umiliazione alla solitudine al dolore delle donne fermati a
pensare.
Le
donne si alzano, lasciano la sedia vuota: via, via, bisogna muoversi, cambiare;
ma sulla sedia rimane un fazzoletto rosso, una ferita. Ci si scambia il posto,
io occupo la tua sedia e tu la mia, siamo donne, possiamo farlo, abbiamo una
storia comune. Di nuovo sedute. Chi si ferma a osservare cento donne sedute in
silenzio, nerovestite con una goccia di sangue, percepisce una potenza nascosta
che si esprime nella comprensione e nella pietà, nella condivisione e nell’ostinazione
a cercare la via della giustizia, e infine nella determinazione a ripetere agli
uomini: basta, basta.
E poi
esplode “Break the Chain”, ma è un’esplosione tenera e armonica. L’aria del
crepuscolo è accarezzata dai movimenti fluidi, cento donne ballano, il ritmo
aumenta, ci si passa una sensazione di vita che riaffiora comunque con l’energia
di un germoglio o di una fioritura nella palude della prepotenza bruta. Cento
donne ballano per dire sì alla vita, sì alla giustizia. Cento donne ballano in
tutto il mondo. Su tutto il pianeta milioni di donne ballano per rompere le
catene.
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