La tensione aumenta. Una
defezione per motivi di salute, lo spostamento della data di rappresentazione,
la memoria ancora da perfezionare, le assenze dovute a settimana bianca, gite,
influenze… Ogni anno mi auguro, di nascosto anche da me stesso, che sia l’ultimo.
Lavorare con i ragazzi è faticoso, soprattutto se si ha questa ambizione, forse
assurda, di non accontentarsi del genere brillante o fiabesco. Il testo è molto
difficile, l’opera è sempre più lunga di quanto ci si aspettava e pare di non
arrivare mai alla fine. O di arrivarci zoppicando.
Ne vale la pena? Sinceramente,
non lo so. Due rappresentazioni, una al mattino e una alla sera, e poi basta,
il lavoro di un anno muore lì, sull’unico palcoscenico riservatoci. Troppo
complicato portare in giro quattordici ragazzi per le repliche. In compenso, io
imparo molto, i ragazzi anche.

Se si giudica dalle foto, sembra
impossibile che da un’aula scolastica ingombra di tutto fino a diventare quasi
soffocante possa scaturire una rappresentazione pulita, perfino scarna nella
sua essenzialità, composti di momenti emotivi forti, di suoni e musiche
suggestivi, di parole parole parole che ci parlano di un intrico di sentimenti
forti.
Tante parole, è vero. Forse
troppe. Ma il mio è un teatro di parole, è ispirato dalla tragedia greca che
non prevedeva acrobazie ed effetti speciali, ma solo il suono e il significato
delle parole, così come le trattavano gli aedi di fronte a un uditorio che si incantava
grazie alla propria immaginazione. Parole e immaginazione, ecco che cosa propongo
ai ragazzi.
A volte li sgrido in modo secco e
perentorio perché giocano, si distraggono, disturbano… a volte invece vorrei
subissarli di complimenti tanto sono vivi e veri, efficaci e commoventi. Ma ho
sempre paura che poi se ne approfittino e misurino al ribasso l’impegno.
Mancano pochi incontri e poi si
va in scena. Al momento mi sembra impossibile, non sono pronti. Ma lo saranno.
Devono esserlo. Non si scappa. In scena si va quando si è pronti, e loro lo
saranno. Altrimenti, che senso ha tutta questa fatica?
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