venerdì 25 dicembre 2009

IL PENSIERO PRECOTTO


Ognuno di noi dovrebbe avvalersi della propria razionalità per sentirsi in ogni occasione individuo e non persona identica a mille altre, la cui originalità scompare nel branco. E invece la gente rifiuta l'unico protagonismo vero, quello di chi si prefigge di mettere a frutto l'esperienza e di indagare il mondo sempre e comunque a prescindere dalle ideologie e dal comune senso sociale.

La gente persegue altre forme di protagonismo, quelle più illusorie e più egotiche, legate al successo e alla notorietà.

In questi casi, il protagonismo è antitetico all'originalità. Esso prescinde dal concetto di individuo e promuove un IO massificato, fondato su modelli in competizione. Ai vincitori non spetta alcun premio di sostanza, dato che il processo che li mette a confronto nell'arena consuma ogni energia solo per mantenere se stesso e non concede nulla alle persone spersonalizzate.

E' un pensiero precotto, quello abbracciato dalla maggioranza; elaborato per secoli dal potere civile e da quello religioso, con un'attività incessante di perfezionamento.

Si tratta di una strategia volta a spegnere l'intelligenza e a impedire alla popolazione di dare valutazioni personali e originali di quello che succede.

Mediante il pensiero precotto, si rendono possibili svolte storiche improbabili, e in teoria addirittura impossibili, quali le dittature. Si rendono santi i criminali, si compiono genocidi o stragi con il plauso dei più, si fa amare un dittatore, si giustificano azioni odiose e contrarie alla morale naturale...

Ma chi confeziona il pensiero precotto?

Giornali, televisioni, politici, religiosi, insegnanti, genitori, scrittori, filosofi... la lista è molto lunga.

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