Enrico Bonavera.
"Enrico Bonavera è nato a Genova nel 1955. Da più di trenta anni lavora per il Teatro con una concezione completa del Mestiere e dell’Arte. Oltre che attore, infatti Bonavera è autore, regista e docente. Da attore ha lavorato con Compagnie Stabili, come il Piccolo Teatro di Milano (regie di Giorgio Strehler, Botho Strauss, Ferruccio Soleri, Carlo Battistoni), il Teatro Stabile di Genova (regie di Marco Sciaccaluga), il Teatro Stabile del Veneto (regie di Giulio Bosetti, Giuseppe Emiliani, Eugenio Allegri), il Teatro Comunale dell’Opera di Genova (regie di Gianni Amelio), il Teatro Comunale di Modena, il Teatro della Tosse (regie di Tonino Conte, Nicholas Brandon, Filippo Crivelli, Sergio Maifredi). Ha lavorato con Compagnie Private, come PRO.SA. di Roma (regie di Augusto Zucchi), Lexus di Roma, Teatro Carcano Milano (regie di Giulio Bosetti), Teatro dell’Archivolto Genova (regie di Giorgio Gallione), La Piccionaia-I Carrara di Vicenza (regie di Titino Carrara, Marcello Bartoli), Teatro Olmetto-Duende Milano, Gli Eccentrici Dadarò, Tag Teatro Venezia, Teatro del Tamburo Genova, Sosta Palmizi Arbalete, Teatro del Sole Milano, La Chiave di Campopisano, Il Capriccio di Genova. Ha girato due film, “Mozart und Daponte” Vienna 1988 regia Gernot Friedel e “Petri Tarar” Le lacrime di san Pietro, Stoccolma 1995 regia Eric Hortnagl. Nel 1996 è stato premiato al Festival di Borgio Verezzi come miglior attore per Arlecchino nei “Due gemelli veneziani” di Goldoni. Nel 2007 ha ricevuto l’Arlecchino d’Oro, che ha premiato la sua attività di attore, premio già assegnato a Dario Fo, Marcel Marceau, Ferruccio Soleri, Giorgio Albertazzi, Paolo Poli, La Fura dels Baus, Meredith Monk tra gli altri. Oggi la sua fama internazionale è dovuta ai ruoli di Brighella e Arlecchino nel celebrato “Servitore di due padroni”, lo spettacolo cult diretto da Strehler, che ancora vive grazie al Piccolo di Milano e al grande Ferruccio Soleri, di cui Bonavera è diventato l’erede naturale, quindi Enrico Bonavera è il nuovo Arlecchino nella Storia del Teatro. Ha calcato i palcoscenici del mondo intero, perchè le tournee di Arlecchino lo hanno portato, oltre che in tutta Europa, in Asia, America, Africa e Oceania. Da autore e regista ha scritto o adattato diversi spettacoli, come Amphiparnaso, Barba e baffi, Wanted, il segreto dell’attore mascherato, La spocchia di Fuagra, Ai vist lo loup, Insalata russa, Il testamento del capitano, Piuma e altro, oltre a fare la regia di “Don Giovanni di Moliere” per la Compagnia I Carrara di Vicenza. Le dimostrazioni di lavoro, che sono in realtà sempre lezioni e spettacoli, sono ideate e realizzate da lui stesso. Da docente vanta numerose docenze: Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova, Drammaturgia al DAMS di Imperia, Scuola Teatro all’Avogaria di Venezia, Scuola Europea di San Miniato, Centro Maschere Abano di Donato Sartori, Scuola Perfezionamento Stabile del Veneto, Mimo per Opere Carlo Felice di Genova, ENSATT, Lione (Francia), Studium Actoris, Fredrikstadt (Norvegia), collaborazione con Università di Genova, Pisa, Firenze, incontri didattici a Singapore, Giakarta, Surabaya, Dublino, Oguni, Kamakura, Tokio, San Paolo, Parigi, Cina, Egitto, Algeria, Austria, Germania, Inghilterra, Turchia, Spagna, ecc."
"Il percorso guidato di Enrico Bonavera è un incontro divertente e appassionato con i personaggi chiave di Zanni, Pantalone, Capitano, Brighella, Arlecchino, Pulcinella, il Dottore e con gli strumenti del mestiere di chi li interpreta. Una finestra sulle diverse realtà dell'uomo e sulle sue possibili rappresentazioni. - Dice Bonavera: se sono 'cascato' dentro alla Commedia dell'Arte lo devo alla maschera di Arlecchino, e se ci sono rimasto, é per la scoperta di un luogo immaginario e trasversale dove in passato si sono incontrate competenze e discipline artistiche diverse. La maschera mi ha fatto scoprire che esiste ancora oggi un bisogno di teatro di 'archetipi', in cui il pubblico possa ritrovare e riconoscere la rappresentazione degli aspetti più profondi e semplici dell'essere umano. Il Canovaccio - questa struttura non scritta - mi ha proposto una figura di attore autonomo, 'totale', capace di governare corpo, voce e mente, e di mettere tutti gli strumenti al servizio di una situazione drammatica, di un gruppo di colleghi ed, insieme, del proprio pubblico. Un teatro di grande rigore e di grande libertà, di realismo e di follia insieme. Non dunque uno 'stile' di teatro, ma un 'genere' omogeneo, unificato da un linguaggio immediato e semplice : il realismo stilizzato. Per me é importante pensare che quel linguaggio oggi appartiene anche a storie diverse: dall'Opera di Pechino, al teatro epico di Brecht, dalla farsa napoletana, alla crudeltà di Moliére, e che non si é fermato alla riproduzione, per altro superata nel suo nascere da Ruzante ed esaurita da Goldoni, della consueta trama degli Amanti. Dunque un linguaggio, che parte dai Buffoni del quattrocento, dai Ciarlatani e dagli affabulatori di piazza, per arrivare fino a noi, cambiato nei modi, ma sostanzialmente uguale nelle regole. Maschere, nasi finti, posticci, cartelli...tutto lavora per un continuo straniamento del gioco 'facciamo finta che'. La mimesi si compie e al tempo stesso guarda ed irride a sé stessa."
(http://www.teatrika.it/festival/dettaglio-programma/6-i-segreti-di-arlecchino.html)
I SEGRETI DI ARLECCHINO, Spazio Tertulliano.
Nel piccolo teatro il contatto con l'attore è un regalo prezioso, una magia che i grandi stabili non possono offrire. Enrico è lì, a due passi da me, e per più di un'ora dà voce e corpo a personaggi straordinari, usciti freschi freschi da un libro di fantasie senza confini, o da un sogno. E' narratore che presenta sé stesso e non è mai sé stesso, ma Pantalone, il Capitano, Arlecchino... perfino un inquietante pupazzo-Pulcinella più vivo di un vivo, attore di grande efficacia (che duetto indimenticabile! che verità, che tenerezza!). Enrico mi regala emozioni, ma non solo emozioni. Apre la porta su mondi, invita a curiosare, ad avventutarsi in altre esplorazioni. Signori, questo è l'attore. "L'Arlecchino servitore di due padroni" è fermo fino all'autunno. Un crimine. Siamo in una fase storica in cui i cittadini devono trasformarsi in sudditi, e tacere sempre. Ma ci sono cittadini particolari che non tacciono mai, e tra questi gli artisti. Sarà per questo che si vuole soffocare e distruggere quello che nel nostro paese c'è di bello, di unico, di invidiato nel mondo? Quel mondo che non capisce perché lasciamo crollare Pompei, perché non diamo spazi e incentivi agli artisti e agli intellettuali, perché ci stiamo riducendo a una mediocre e meschina repubblichetta da bieca e volgare osteria. Enrico Bonavera è un grande artista, ma chi osannano gli idioti che altri idioti hanno messo sul trono? Gli incapaci. Per forza, sono simili a loro. L'arte è ferita, ma a nessuno importa. Si celebrano solo gli eroi della violenza, o i santi della religione, ma non si celebra mai chi giorno dopo giorno si dedica con enorme fatica a difendere la bellezza e la verità. Non sono benvolute, nel nostro paese. Se chi comanda è brutto dentro e fuori, detesta la bellezza. Se chi comanda è falso e corrotto, detesta la verità. Grazie, Enrico.
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