domenica 10 luglio 2011

LE MELE DEL SILENZIO E GLI ORRENDI

giovedì 7 luglio 2011

Commento al libro: Orrendi per sempre e intervista all'autore

Quattro ragazzi, in parti diverse del mondo, combattono quotidianamente con l'ostilità e la diffidenza della gente a causa del loro essere "speciali". Morta è morta: spesso perde pezzi del proprio corpo decomposto e li riattacca con noncuranza; Macabro è costellato di ferite infette e sanguinanti, che non si rimarginano mai; Scossa lancia scariche elettriche potentissime quando prova qualsiasi emozione e Albein ha un'intelligenza spaventosa, ma non può usare le gambe. È una formidabile invenzione di Albein a farli incontrare e a trasformarli (non senza qualche disavventura!) negli Orrendi, un gruppo affiatato che grazie alle proprie "caratteristiche" riesce a portare aiuto ai bambini in difficoltà.
Orrendi per sempre è un libro che mi piacerebbe fosse letto da mio figlio, se mai ne avrò uno.
Orrendi per sempre è un libro che mi piacerebbe venisse letto un po' da tutti, a pensarci bene.
Perché? Beh, perché è un libro simpatico, divertente, triste, avventuroso, intelligente, coinvolgente... ma anche, e soprattutto, perché è un libro che parla della diversità, e quindi anche dell'unicità, delle persone, del fatto che non si può essere quello che non si è, solo per piacere agli altri. Siamo tutti diversi e, allo stesso tempo, siamo tutti uguali.

La storia è, almeno in apparenza, un horror, con creature tipiche del genere, quali una sorta di zombie, un altro bambino orrendo pieno di piaghe e ferite che non si rimarginano, una bambina che lancia scariche elettriche. Ma, allo stesso tempo, siamo in un romanzo sociale, che trae spunto anche da eventi catastrofici che si ripetono spesso nel nostro mondo, come i bombardamenti che subisce la città di Macabro. Siamo anche in un romanzo fantastico, indubbiamente, e in un romanzo d'avventura, perché di avventura, specialmente nella seconda parte della storia, ce ne sarà molta.
Ecco quindi delineato il contorno di un libro che non poteva non piacermi, vista la grande capacità di ben amalgamare i generi e di superare il confine della letteratura per ragazzi, diventando godibilissimo anche per un adulto.

L'autore ha saputo tessere un mondo fantasioso ma con solide basi reali. Con una scrittura fluida e dei personaggi simpatici e bizzarri ha portato in vita una storia originale e interessante, che trascina il lettore nel gruppo degli Orrendi per Sempre, facendolo sentire a casa. E durante il divertimento, le invenzioni geniali e le missioni di questi ragazzini 'speciali', ci viene fatto notare che essere diversi non è affatto semplice, ma essere tutti omologati è forse più difficile.

Un bellissimo libro, quindi, che si legge velocemente e con grande piacere. Si ride e si riflette allo stesso tempo e ci si sorprende dinanzi alle belle idee dell'autore!

Tra l'altro, vi segnalo con piacere che, sul blog di Chagall, si possono conoscere i protagonisti di queste avventure più da vicino.

E per non farci mancare assolutamente niente, abbiamo anche l'onore di avere Aquilino, l'autore del romanzo, ospite del blog. La sua presenza qui è graditissima e io lo ringrazio infinitamente per la sua gentilezza e la sua disponibilità.
Vi lascio alle domande.

Chi è Aquilino?
Profilo in bianco e nero: ex insegnante, conduttore di attività espressive e di sostegno psicologico con bambini e ragazzi, animatore di eventi, drammaturgo per “Lupusagnus” con esperienze di recitazione e regia, capocomico della compagnia di ragazzi “Il teatro dei passeri”, scrittore per ragazzi e adulti, lettore, hobby: giardinaggio e fotografia, un poco misantropo, animali: solo gli uccelli del giardino, politica: una sinistra ideale mai esistita, religione: no.

Come nasce “Orrendi per sempre”?
Da una scintilla. In essa, tre personaggi particolari, in apparenza appartenenti al genere horror, confluivano nella casa di un altro tipo speciale, un precoce genio anche lui vittima di emarginazione. Da lì, nel confronto con Maria Chiara Bettazzi, è nato il progetto di una trilogia e poi di una serie che travalicassero i limiti di genere di spazio, di tempo. Gli Orrendi agiscono negli ambienti più diversi, sia nel presente sia nel passato e poi magari nel futuro, e la narrazione è condotta con registri appartenenti al fantasy, allo storico, alla fantascienza, all’horror, al drammatico, al comico… Le possibilità di sviluppo sono quindi infinite e legate solo al piacere della scrittura e della lettura.

"Orrendi per sempre" è un po' un tributo al 'diverso'. Credi che siamo ancora molto restii al diverso? E come mai secondo te?
L’obiettivo di ogni sistema sociale, laico e religioso, è l’uniformazione. Dal piccolo gruppo di cortile-condominio alla comunità fino alla popolazione di uno stato, tutti invocano principi di omologazione: radici storico-religiose, figure eroiche, carte costituzionali, usi e costumi, gastronomia, linguaggio… Il simile rassicura, in base all’illusione che ciò che è riconoscibile e rapportabile a noi non possa farci del male. Il diverso, quindi, è minaccioso, mette in crisi un sistema rassicurante, apre scenari non riconducibili alle conoscenze acquisite. Il diverso è automaticamente: incomprensibile, pericoloso, distruttivo.

Allo stesso tempo è anche un bel tributo all'autoaccettazione, all'amarsi per come si è fatti. In questo siamo tutti un po' orrendi? Vorremmo un po' tutti essere diversi, secondo te?
Certo! Che cosa c’è di più orrendo di un divo del cinema? Eppure la gente lo adora e lo imita. La diversità dei ricchi e dei vip è accettata e anzi diventa un modello. Il transessuale di periferia è un’aberrazione, il cantante gay un originale. La gente si contraddice in continuazione, si trincera in un pensiero povero e manipolato dai media senza nemmeno averne coscienza.
In realtà, in ognuno di noi c’è la diversità come valore, altrimenti l’umanità sarebbe una collezione di soldatini. Può trattarsi di una diversità lieve, come quella d’opinione su questioni futili, o di una di diversità drammatica, come quella del disabile o del dissidente. In ogni caso, dentro di noi (se vogliamo accettarlo) ci sono tutte le diversità del mondo, come anche le omologazioni che ci consentono di capire, convivere e cooperare.

Cosa dobbiamo aspettarci dal seguito di "Orrendi per sempre", da poco nelle librerie?
Nel secondo volume, “I segreti di Blaad”, vediamo Morta affrontare i fantasmi del passato. Deve tornare nel proprio paese, da quelli che la volevano bruciare. Torna per salvare i figli dei suoi persecutori. Alla fine, ci sarà più comprensione sia da una parte sia dall’altra. Nel terzo volume si affronta il tema del fanatismo religioso e, appunto, della diversità dei perseguitati. Bambini con un aspetto particolare sono cacciati e schiavizzati dai fedeli del dio Tritan. Durante quest’avventura faremo la conoscenza con altri Orrendi. Nel secondo volume abbiamo incontrato Spavento, Tremore e Sobbalzo, i tre lupi morti. Ora, nel terzo, ci si presentano un nano molto simpatico e un cucciolo di drago: ambiente medievale, clima fantasy rivisitato. Nel quarto volume (sperando che la serie trovi lettori e possa continuare) toccherà a Macabro affrontare i propri fantasmi: siamo in un paese in guerra e la nuova Orrenda è una bambina tutto fuoco… e tutto ghiaccio.

Ho letto che hai fatto l'insegnante. Questo ha influito sulla tua scrittura, specialmente quella rivolta ai ragazzi?
No. Mi ha aiutato molto conoscere i ragazzi. Ci sono scrittori per ragazzi che non li hanno mai frequentati davvero e si riferiscono solo ai propri ricordi d’infanzia: brrr! La mia scrittura si sviluppa sulle esperienze teatrali, dalle letture, dalle esperienze di vita come le trasmetto nei libri per adulti. In conclusione, la scrittura è scrittura, non faccio differenza tra quella per ragazzi e quella per adulti. A un lettore bambino do lo stesso valore di un lettore adulto.

Ci parli dei libri per adulti che hai scritto, che mi sembrano molto interessanti?
Ho scritto “Le crociate dei Santi Innocenti” sulle crociate dei Bambini del 1212. L’ho scritto perché amo i libri a sfondo storico e mi affascina il medioevo; da lettore volevo diventare autore. Poi ho scritto “Un fauno in legnaia”, “D’Armonia, di sangue” e “Se muore un Arlecchino” (ancora inedito), tutti con Robin Edizioni (devo ringraziare Claudio Messina per aver creduto in me).
Cercavo il modo di scrivere per adulti, ed ero in crisi perché non sapevo che cosa raccontare. Parlare di me stesso? Ah, detesto parlare di me, anche se devo farlo come in questo caso. La mia vita mi è sempre parsa banale, niente che valesse la pena di essere romanzato. Scrivere un giallo? Una cronaca sociopolitica? Una storia d’amore? Per carità! Poi… quella straordinaria cosa che capita in un attimo felice. Immagino di incontrare Atena in carne e ossa. Con lei, entrano nella mia esistenza abbastanza piatta gli dei dell’Olimpo. Il mio alter ego, Albino Guidi, entra in crisi. Cambia vita, rinnegando le convenzioni sociali. Si dedica alla cura del giardino. Entra in confitto con il prete e la comunità dei fedeli più fanatici. Si scontra con Ares. Nel secondo volume viene indotto dalle Cariti a fare teatro. Contro di lui, Ade, il dio dell’oltretomba. Ma la libera espressione delle emozioni e del pensiero sulle scene avrà alla fine partita vinta. E così via. Da una parte l’umanità con le miserie e gli splendori, dall’altra gli dei e nel mezzo lui, Albino.

Progetti futuri?
Ho appena distribuito il copione per i miei Passeri (ragazzi dai dodici ai quindici anni): “L’angelo dei morti”. Un testo forte come quelli che scrivo per “Lupusagnus”, la compagnia di Milano diretta da Stefano de Luca. Ho in cantiere “Donne che amano i cani”, una specie di giallo con Albino Guidi aiutato da una ninfa in grado di trasformarsi come Proteo. Poi, magari, avvio la quinta avventura degli Orrendi. Nel frattempo, ci saremo chiariti le idee e scriverò la nuova opera di Lupusagnus. E poi… qualunque cosa sia, sarà comunque scrittura e tra scrivere e respirare la differenza è nulla.

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