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Aggiungo, come sempre, che una RECENSIONE è MOLTO GRADITA.
Aggiungo, come sempre, che una RECENSIONE è MOLTO GRADITA.
Ecco la presentazione:
Leo subisce una
metamorfosi improvvisa e devastante. Diventa un’Ombra.
Invisibile, perde ogni contatto con il mondo che conosce. Che cos’è,
l’ombra?
Solo una variazione di luce? O un destino a cui non si può sfuggire, che
fa
chiudere gli occhi su una stanchezza letale? Leo deve affrontare le Torce
e
soprattutto se stesso. Non può continuare a essere quello che non fa mai gol.
A
sostenerlo c’è la persona a cui è più affezionato: il padre defunto. Ma a
spingerlo a cercare la luce oltre l’ombra è Yuri, il suo piccolo amico,
un
amico da salvare.
“Né consolatorio né buonista né tradizionale. La famiglia come luogo
interiore
di Leo, mentale e affettivo. Il dolore è uno spegnersi silenzioso. E la
rabbia
brucia senza scaldare. Forma e contenuto sono note che si fondono in un
accordo
potente. Le emozioni scolpiscono il ritmo trascinante delle parole e il
linguaggio si piega, docile, a dipingere i sentimenti.
Il significato e la forza comunicativa del libro non sono riducibili alla
sfera infantile, se non nella metafora letteraria. Il percorso dei bambini d’
ombra non ha confini cronologici: penso alla sofferenza di chi si sente
incompreso (a qualsiasi età) e rifiutato, di chi perde un riferimento
affettivo, di chi cade in quello che è chiamato il disagio mentale.
Nel finale non c’è una famiglia che apre le braccia e dice, come nei
film,
andrà tutto bene. Leo si trova davanti il “fuori da sé” esattamente come lo
ha
lasciato, con le stesse difficoltà e durezze; ha attraversato l’ombra ed
è
riuscito a tornare indietro, ma la strada da percorrere è ancora tutta da
costruire, non facciamoci illusioni.
Sotto quel “cielo di ferro”, però, si accende una luce, perché Leo è
comunque
tornato, e non da solo. Egli non si sente più soltanto un io ma anche un noi;
e
il noi scalda, dà forza.
L’innocente può essere colpito con crudeltà, perché la vita è così, ma
vale
sempre la pena di cercare una via di salvezza, soprattutto quando il viaggio
si
fa in compagnia.” (Benedetta Bonacina)
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