IL RICCIO: informazioni varie prese dal web.
E' un Mammifero
appartenente alla famiglia degli Erinaceidi diffuso in tutta Europa e in gran
parte dell'Asia settentrionale.
Il suo habitat sono
campi, praterie, giardini e boschi sia in pianura che in montagna al di sotto
dei 1600m.
Misura una trentina di
centimetri in età adulta, ha il muso piccolo e appuntito, gli occhi sono
piccoli e scuri, le zampe brevi, e le lunghe dita armate di robusti artigli.
Tutto il dorso è
ricoperto da aculei duri, di colore grigio con la punta più chiara; le parti
inferiori del corpo sono invece rivestite di peli brunastri.
La femmina è più grande
del maschio.
Durante il giorno si
nasconde nella propria tana di paglia e foglie, nelle cavità dei tronchi, sotto
le rocce o nei cespugli per uscire durante la notte.
I ricci sono
essenzialmente creature solitarie, eccettuato il periodo dell'accoppiamento.
La femmina dà alla luce
i piccoli tra aprile e settembre che nascono con la pelle chiara e delle
macchioline, in corrispondenza delle quali crescono gli aculei inizialmente
radi e morbidi.
In Italia va in letargo
quando la temperatura scende sotto i 10°, mentre nei paesi più caldi resta
attivo per tutto l'anno.
La sua alimentazione è
costituita soprattutto da insetti (è assolutamente insensibile alle loro
punture) e altri invertebrati come lombrichi, ragni, lumache e millepiedi, ma
non disdegna piccoli uccelli, rane, rospi e rettili di varie specie, dei quali
divora preferibilmente il capo. Talvolta si nutre di vegetali tra i quali
predilige la frutta, soprattutto se matura e dolce, i funghi, le ghiande e le
bacche; mangia anche le carogne e adora il pesce stagionato. Nemico dichiarato
di topi e altri micromammiferi, dei quali distrugge i nidi, per tale motivo
viene spesso introdotto dall'uomo in stalle e granai. Molto resistente al
veleno di alcuni invertebrati, non è vero che sia immune da quello della
vipera, per la quale è tuttavia un vero "spauracchio". Infatti il
rettile difficilmente riesce a mordere il riccio, ben difeso dalla sua
"corazza" di aculei: solo se il morso della vipera viene inferto
sulla punta del muso, per il riccio non c'è niente da fare.
Animale prevalentemente
notturno, ama però il caldo e quindi non è raro che si soffermi al sole o, se
addomesticato, che scelga il suo angolo preferito vicino a un buon calorifero.
Predilige la vita solitaria e teme l'uomo, del quale rifugge la presenza,
assumendo subito la tipica posizione "a palla".
In aprile, al risveglio
dal letargo invernale, inizia l'epoca degli amori, che può durare fino a
luglio-agosto. Dopo un lungo corteggiamento, contraddistinto spesso da continui
rifiuti della femmina e da buffi e rumorosi inseguimenti del maschio, avviene
l'accoppiamento (quasi sempre di breve durata e subito ripetuto), non prima che
il maschio stesso abbia messo in fuga eventuali pretendenti: è stata ormai
smentita l'antica credenza che l'unione avvenga con la femmina distesa sul
dorso per evitare di ferire il partner con gli aculei. Dopo cinque-sei
settimane di gestazione il maschio viene allontanato dalla tana e nascono i piccoli
(da 3 a 6, talvolta fino a 10), subito leccati premurosamente. I parti
avvengono in genere da maggio a settembre, e possono verificarsi due volte,
all'inizio e alla fine di tale periodo.
I nuovi nati vengono
posti dalla madre sul ventre e allattati; si tratta di animaletti con orecchie
e occhi chiusi, dal ventre rosato e dal dorso grigio ma ancora privi di peli,
con aculei elastici e molli per evitare di ferire la femmina durante il parto.
Gli aculei bianchi cominciano già a spuntare il primo giorno di vita, e quelli
neri subito dopo; a tre settimane le orecchie e gli occhi sono finalmente
aperti e il rivestimento spinoso è completo.
Unico insettivoro che
va in letargo, è sensibile non soltanto alle variazioni climatiche che
preannunciano i primi freddi, ma anche a variazioni metaboliche stagionali che
lo avvertono quando è ora di ritirarsi. Infatti l'ipofisi, una ghiandola a
secrezione interna, stimola il pancreas a secernere in maggior quantità
l'insulina, un ormone che agisce sul tasso glicemico, favorendo la
trasformazione dei vari monosaccaridi presenti nel sangue in glicogeno;
quest'ultimo è un polisaccaride di riserva che garantisce al riccio la
sopravvivenza durante il lungo sonno invernale. Alla fine dell'autunno, dopo
essersi abbondantemente rimpinzato (non ha l'abitudine di accumulare
provviste), il riccio imbottisce il nido di erba e foglie secche e si ritira,
raggomitolato con gli aculei eretti, nel suo comodo giaciglio. Circa una volta
al mese il riccio si risveglia, ma può dormire anche per sei settimane
consecutive. In ogni caso tutti i processi metabolici vengono rallentati: gli
atti respiratori e le pulsazioni cardiache diminuiscono, la temperatura
corporea si abbassa fino a raggiungere quasi i valori esterni, ma se questi
sono troppo bassi un sistema di autoregolazione consente una leggera risalita
termica che evita il congelamento, oppure provoca il risveglio con conseguente
aumento del metabolismo che si era pericolosamente abbassato.
Mai dare al riccio:
latte, derivati del latte e tutti i prodotti con lattosio, mandorle e nocciole,
carne di maiali e salumi, dolci, farinacei (pasta, pane, biscotti, ecc.),
alimenti ricchi di amido (patate, riso, castagne, ecc.), alcolici, succhi di
frutta e altre bibite. Evitate anche di sottoporgli insetti o vermi prelevati
dal vostro giardino: il riccio ne è ghiotto, ma se è malato o debilitato c’è la
possibilità che insetti e vermi contengano parassiti, cosa che peggiorerà le
condizioni dello spinoso.
Fate attenzione alle
quantità di cibo da somministrare al riccio, perché è un vero mangione e non sa
controllarsi!! Ai ricci giovani già svezzati fino ai 200 grammi di peso, si può
dare al giorno una quantità di pappa (carne scottata, più poca frutta e qualche
croccantino) pari a 1/4 del loro peso; dai 200 grammi in su dare al massimo al
giorno 50 grammi di carne scottata, più poca frutta e croccantini.
Fornite al riccio anche
una ciotola d'acqua fresca: in natura tanti ricci d'estate rischiano di morire
per disidratazione! Scegliete un contenitore basso e pesante, perché il riccio
tende a rovesciarlo: l'ideale è un posacenere.