sabato 28 settembre 2013

RICCI

IL RICCIO: informazioni varie prese dal web.



E' un Mammifero appartenente alla famiglia degli Erinaceidi diffuso in tutta Europa e in gran parte dell'Asia settentrionale.
Il suo habitat sono campi, praterie, giardini e boschi sia in pianura che in montagna al di sotto dei 1600m.
Misura una trentina di centimetri in età adulta, ha il muso piccolo e appuntito, gli occhi sono piccoli e scuri, le zampe brevi, e le lunghe dita armate di robusti artigli.
Tutto il dorso è ricoperto da aculei duri, di colore grigio con la punta più chiara; le parti inferiori del corpo sono invece rivestite di peli brunastri.
La femmina è più grande del maschio.
Durante il giorno si nasconde nella propria tana di paglia e foglie, nelle cavità dei tronchi, sotto le rocce o nei cespugli per uscire durante la notte.
I ricci sono essenzialmente creature solitarie, eccettuato il periodo dell'accoppiamento.
La femmina dà alla luce i piccoli tra aprile e settembre che nascono con la pelle chiara e delle macchioline, in corrispondenza delle quali crescono gli aculei inizialmente radi e morbidi.
In Italia va in letargo quando la temperatura scende sotto i 10°, mentre nei paesi più caldi resta attivo per tutto l'anno.

La sua alimentazione è costituita soprattutto da insetti (è assolutamente insensibile alle loro punture) e altri invertebrati come lombrichi, ragni, lumache e millepiedi, ma non disdegna piccoli uccelli, rane, rospi e rettili di varie specie, dei quali divora preferibilmente il capo. Talvolta si nutre di vegetali tra i quali predilige la frutta, soprattutto se matura e dolce, i funghi, le ghiande e le bacche; mangia anche le carogne e adora il pesce stagionato. Nemico dichiarato di topi e altri micromammiferi, dei quali distrugge i nidi, per tale motivo viene spesso introdotto dall'uomo in stalle e granai. Molto resistente al veleno di alcuni invertebrati, non è vero che sia immune da quello della vipera, per la quale è tuttavia un vero "spauracchio". Infatti il rettile difficilmente riesce a mordere il riccio, ben difeso dalla sua "corazza" di aculei: solo se il morso della vipera viene inferto sulla punta del muso, per il riccio non c'è niente da fare.
Animale prevalentemente notturno, ama però il caldo e quindi non è raro che si soffermi al sole o, se addomesticato, che scelga il suo angolo preferito vicino a un buon calorifero. Predilige la vita solitaria e teme l'uomo, del quale rifugge la presenza, assumendo subito la tipica posizione "a palla".

In aprile, al risveglio dal letargo invernale, inizia l'epoca degli amori, che può durare fino a luglio-agosto. Dopo un lungo corteggiamento, contraddistinto spesso da continui rifiuti della femmina e da buffi e rumorosi inseguimenti del maschio, avviene l'accoppiamento (quasi sempre di breve durata e subito ripetuto), non prima che il maschio stesso abbia messo in fuga eventuali pretendenti: è stata ormai smentita l'antica credenza che l'unione avvenga con la femmina distesa sul dorso per evitare di ferire il partner con gli aculei. Dopo cinque-sei settimane di gestazione il maschio viene allontanato dalla tana e nascono i piccoli (da 3 a 6, talvolta fino a 10), subito leccati premurosamente. I parti avvengono in genere da maggio a settembre, e possono verificarsi due volte, all'inizio e alla fine di tale periodo.
I nuovi nati vengono posti dalla madre sul ventre e allattati; si tratta di animaletti con orecchie e occhi chiusi, dal ventre rosato e dal dorso grigio ma ancora privi di peli, con aculei elastici e molli per evitare di ferire la femmina durante il parto. Gli aculei bianchi cominciano già a spuntare il primo giorno di vita, e quelli neri subito dopo; a tre settimane le orecchie e gli occhi sono finalmente aperti e il rivestimento spinoso è completo.

Unico insettivoro che va in letargo, è sensibile non soltanto alle variazioni climatiche che preannunciano i primi freddi, ma anche a variazioni metaboliche stagionali che lo avvertono quando è ora di ritirarsi. Infatti l'ipofisi, una ghiandola a secrezione interna, stimola il pancreas a secernere in maggior quantità l'insulina, un ormone che agisce sul tasso glicemico, favorendo la trasformazione dei vari monosaccaridi presenti nel sangue in glicogeno; quest'ultimo è un polisaccaride di riserva che garantisce al riccio la sopravvivenza durante il lungo sonno invernale. Alla fine dell'autunno, dopo essersi abbondantemente rimpinzato (non ha l'abitudine di accumulare provviste), il riccio imbottisce il nido di erba e foglie secche e si ritira, raggomitolato con gli aculei eretti, nel suo comodo giaciglio. Circa una volta al mese il riccio si risveglia, ma può dormire anche per sei settimane consecutive. In ogni caso tutti i processi metabolici vengono rallentati: gli atti respiratori e le pulsazioni cardiache diminuiscono, la temperatura corporea si abbassa fino a raggiungere quasi i valori esterni, ma se questi sono troppo bassi un sistema di autoregolazione consente una leggera risalita termica che evita il congelamento, oppure provoca il risveglio con conseguente aumento del metabolismo che si era pericolosamente abbassato.

Mai dare al riccio: latte, derivati del latte e tutti i prodotti con lattosio, mandorle e nocciole, carne di maiali e salumi, dolci, farinacei (pasta, pane, biscotti, ecc.), alimenti ricchi di amido (patate, riso, castagne, ecc.), alcolici, succhi di frutta e altre bibite. Evitate anche di sottoporgli insetti o vermi prelevati dal vostro giardino: il riccio ne è ghiotto, ma se è malato o debilitato c’è la possibilità che insetti e vermi contengano parassiti, cosa che peggiorerà le condizioni dello spinoso.
Fate attenzione alle quantità di cibo da somministrare al riccio, perché è un vero mangione e non sa controllarsi!! Ai ricci giovani già svezzati fino ai 200 grammi di peso, si può dare al giorno una quantità di pappa (carne scottata, più poca frutta e qualche croccantino) pari a 1/4 del loro peso; dai 200 grammi in su dare al massimo al giorno 50 grammi di carne scottata, più poca frutta e croccantini.
Fornite al riccio anche una ciotola d'acqua fresca: in natura tanti ricci d'estate rischiano di morire per disidratazione! Scegliete un contenitore basso e pesante, perché il riccio tende a rovesciarlo: l'ideale è un posacenere.


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