Per tre giovedì sono impegnato in conferenze che sembrano accostare argomenti lontani tra loro, e che sono invece legati da quei fili che nella Storia dei banchi di scuola risultano invisibili. Il punto di partenza è la lettura di "Trachinie" di Sofocle, la tragedia poi ripresa da Seneca che racconta gli ultimi istanti di vita di Eracle. L'eroe muore per colpa inconsapevole della moglie Deianira, spinta a riconquistarne l'amore dalla gelosia per la prigioniera Iole che egli porta a Trachis in qualità di concubina.
Come si fa a leggere una tragedia su Eracle senza approfondire la conoscenza di un protagonista dell'età del bronzo tanto bistrattato da registi e cartoonist? L'hanno trasformato nell'Ercole-culturista capace solo di ammazzare mostri, ma i complessi miti elaborati su Eracle ci portano molto lontano e molto in profondità nelle vicende umane.
Eracle, nel bene e nel male, rappresenta il passaggio da un'età primitiva a una di "civilizzazione", dando a civiltà il senso inteso dalla maggioranza: organizzazione del suolo (bonifica, tecnica agricola, regolamentazione dei fiumi...), della società (la democrazia), dei rapporti tra stati (commercio)...
Questo, perlomeno, è il piano di Zeus. Per attuarlo, Eracle deve distruggere il passato, uccidendone i mostri. Ma è davvero convinto della bontà del piano divino? Oppure intravede un mondo diverso, di uguaglianza e giustizia sociale, e di rispetto dell'ambiente?
Come si fa anche a leggere una tragedia greca senza indagare sulla nascita del teatro, su Dioniso, sui tragediografi? La tragedia greca è ancora attuale dopo duemila cinquecento anni. Quali sono i suoi punti di forza? Davvero era solo propaganda politica e religiosa? Non era forse anche antipolitica e critica delle divinità olimpiche?
Come si fa, infine, a mettere in scena Eracle senza approfondire la conoscenza del tempo del mito, prima della guerra di Troia, durante la civiltà micenea. Micene ci porta a Creta e Creta ci ricorda il culto della Dea Madre e della società pacifista e matrilineare del Neolitico.
Le peregrinazioni di Eracle nel Peloponneso prima e nel Mediterraneo e oltre poi, ci portano alla civiltà megalitica e ai fasti di Atlantide. Un viaggio, quindi, meraviglioso e stimolante, sulle prime orme lasciate dall'uomo in luoghi come Stonehenge e in città come Gobleki Tepe e Catal Huyuk, e in santuari come Delfi.
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