mercoledì 19 ottobre 2016

IL DIARIO DI MEDEA (tre)

Arrivano i primi (ci vuole un quarto d’ora perché siano tutti presenti, avendo impegni e orari diversi) e avvio una conversazione sul sottotesto. Qui lo intendiamo come tutto ciò che si può scoprire a partire da una frase, indagando in due direzioni: la situazione e le circostanze. Definisco situazione come ciò che lo spettatore vede (faccio riferimento alla scena di un film) e che dà significato alla frase in oggetto (tipo “Io vado a Milano” o “Scusa il ritardo”). L’attore ha tuttavia bisogno di altre informazioni, altrimenti il personaggio rimane indefinito. Ecco le circostanze, ossia tutto ciò che possiamo reperire dentro (motivazioni, carattere, personalità, ricordi, abitudini, atteggiamenti…) e fuori il personaggio (partner, ambiente, tempo, luogo, storia pregressa…). Scrivo quindi sulla lavagna: sottotesto con tre rimandi situazione circostanze attivazioni. Nella fase delle attivazioni l’interprete affronta la messa in scena, attivando sé stesso nello spazio e nei rapporti con gli altri e con gli oggetti, con i tempi assegnati a ogni azione.

Ecco, ci sono tutti. Attenti, tranquilli, collaborativi. È un piacere lavorare con il gruppo. In cerchio. Devono lanciare la palla a un compagno di cui non ricordano il nome, scandendo prima il proprio appoggiato sulla finale (An-to-niò, I-la-rià…). Invito a dare sempre più energia alla voce, che deve essere secca e potente. Le ragazze hanno sempre problemi, all’inizio, a forzare. Come se fosse qualcosa che a loro non compete. Fanno più in fretta a liberare il corpo che la voce. Nei maschi, l’uso della voce è proporzionale al carattere. I più timidi o introversi ci giungono per gradi. Calcare sulle finali è essenziale perché nella conversazione quotidiana le parole sono a cuneo, si dissolvono nell’ultima sillaba; e così le frasi. Ci vuole tempo perché l’emissione vocale sia costante ed equilibrata fino alla fine.
Variante: senza la palla, sempre in cerchio, devono accogliere con un gesto il proprio nome scandito dal compagno di destra e ruotare pronunciando il nome del compagno a sinistra, passandoglielo sempre con un gesto. Invito ad andare più veloci. Qualche giro di prova, rimescolando le posizioni, e poi le eliminazioni per chi sbaglia. Altra variante: tagliare il cerchio in diagonale scambiando il posto con il compagno di cui si grida il nome, di corsa.

Torniamo alla lavagna.
Ripeto e approfondisco i concetti di sottotesto-situazione-circostanze, portando altri esempi. Scrivo il nome di Stanislavskij e invito i più volenterosi a dare un’occhiata in Wikipedia.
L’esercizio consiste nel portarsi al centro del semicerchio e dire “buongiorno” nel modo adeguato alla situazione immaginata. Io, poi, invito a considerare le circostanze e ad ampliare il raggio di conoscenza. Esercizio antico, contenuto nel libro di Antoine-François Riccoboni, L'art du théâtre, 1750.
Comincia Raffaele (di solito comincia sempre lui, è come il clown chiuso nella scatola; aprite le attività e… zac! lui balza fuori). Il suo buongiorno! è in stile: entertainer all’americana. Ma sotto c’è poca storia. Attraverso gli interventi, i concetti si chiariscono. Con Francesco S. abbiamo già una scena generata dal buongiorno. Un padre arrabbiato entra nella camera dei figli (quattro gemelli intenti ai videogiochi) allibiti (non ci entra mai!) e li squadra truce mostrando il diario con la nota. Seguono espressioni di imbarazzo, timore reverenziale, e tentativi di giustificazione. Basta così. Ora i nessi sono stabiliti: parola, situazione, circostanze. Ricaviamo anche qualche differenza di carattere tra i gemelli e osservazioni sul rapporto con il padre. Ci fermiamo qui, ma intendo riprendere la scena per affrontare: lo stacco da una situazione di gioco a una di ansia, le singole personalità, i tempi.

Invito a prendere i copioni.
I mediatori (chiedo ai ragazzi: preferite che li chiamiamo narratori o mediatori? unanimi: mediatori) dovevano essere tre, ma con Francesco D. ora sono quattro. Per riscrivere le parti voglio testare Francesco. Inizia, come sempre, Raffaele (è il mediatore n° 1), con un registro troppo brillante; glielo faccio notare e si modera, lui è quello che diffida di Medea e ne rimarca le colpe. Francesco ha il tono giusto per compatire invece la madre assassina e la resa emotiva è molto efficace. Bene, darò loro quattro sfumature diverse, in modo che non siano semplici intrattenitori di un teatro ludico, ma personaggi completi in una rappresentazione drammatica.

Per finire, spiego come va utilizzata la guida che ho preparato per quattro personaggi: Giasone, Medea, Creonte e Nutrice. Ogni battuta è preceduta da una azione testuale, che viene suggerita o ispirata dal testo; seguita poi da una azione psichica che è la risposta istintiva dell’interprete, come reazione corporea all’emozione percepita; essa dovrebbe però essere personale, e non frutto di stereotipi. Sembra una frammentazione eccessiva, ma solo procedendo per gradi, come per una segmentazione mimica, riesco a frenare i ragazzi e a farli riflettere e concentrare. In sintesi: lettura meccanica del testo; ricerca dei movimenti frutto di deduzione; espressione delle reazioni emotive e fisiche indagando in se stessi quale risposta risulti adeguata, coerente, originale, efficace.
Purtroppo, sono già le 17.45 e i genitori sono qui. Impostiamo la scena con Giulio e rimandiamo l’esecuzione a martedì prossimo. I ragazzi insistono per passare l’aspirapolvere e lavare il pavimento, ma rimando alla settimana prossima perché non ho avvisato i genitori.
E Cicerone? Anche oggi non ho fatto in tempo a leggerlo, deve aspettare.
Ecco una citazione:
“Quanto più la forza dell’eloquenza cresce, tanto più deve essere accompagnata dall’onestà e dalla saggezza. Se infatti avremo insegnato le tecniche della comunicazione a persone prive di tali virtù, non avremo creato degli oratori, ma affidato armi a dei pazzi.”

Invece di leggere “Orator”, “De oratore” e gli altri libri di Cicerone sull’eloquenza, ecco un'agile sintesi:
Cicerone, L’arte di comunicare, a cura di Paolo Marsich, Oscar Mondadori 2011.
Centinaia di esercizi da adattare alle vostre necessità:
Patrick Pezin, Il libro degli esercizi per attori, Dino Audino 2003.
Per l’interpretazione del personaggio e le azioni fisiche:
I due classici di Stanislavskij: “Il lavoro dell’attore su se stesso” e “Il lavoro dell’attore sul personaggio”, Laterza.
Sanford Meisner, La recitazione, Dino Audino 2007-
Anatolij Vasilev, “A un unico lettore. Colloqui sul teatro”, Bulzoni 2000.
Un fantastico libro sull’evoluzione dell’attore:
Claudio Vicentini, La teoria della recitazione. Dall’antichità al Settecento”, Marsilio 2012.
Prossimamente altri.

La foto fa riferimento a un ensemble kalon. Vedremo di che cosa si tratta.





Nessun commento: