Arrivano i primi (ci vuole un quarto d’ora perché siano tutti
presenti, avendo impegni e orari diversi) e avvio una conversazione sul
sottotesto. Qui lo intendiamo come tutto ciò che si può scoprire a partire da
una frase, indagando in due direzioni: la situazione e le circostanze.
Definisco situazione come ciò che lo spettatore vede (faccio riferimento alla
scena di un film) e che dà significato alla frase in oggetto (tipo “Io vado a
Milano” o “Scusa il ritardo”). L’attore ha tuttavia bisogno di altre informazioni,
altrimenti il personaggio rimane indefinito. Ecco le circostanze, ossia tutto
ciò che possiamo reperire dentro (motivazioni, carattere, personalità, ricordi,
abitudini, atteggiamenti…) e fuori il personaggio (partner, ambiente, tempo,
luogo, storia pregressa…). Scrivo quindi sulla lavagna: sottotesto con
tre rimandi situazione circostanze attivazioni. Nella fase delle
attivazioni l’interprete affronta la messa in scena, attivando sé stesso nello
spazio e nei rapporti con gli altri e con gli oggetti, con i tempi assegnati a
ogni azione.
Ecco, ci sono tutti. Attenti, tranquilli, collaborativi. È un piacere
lavorare con il gruppo. In cerchio. Devono lanciare la palla a un compagno di
cui non ricordano il nome, scandendo prima il proprio appoggiato sulla finale
(An-to-niò, I-la-rià…). Invito a dare sempre più energia alla voce, che deve
essere secca e potente. Le ragazze hanno sempre problemi, all’inizio, a
forzare. Come se fosse qualcosa che a loro non compete. Fanno più in fretta a
liberare il corpo che la voce. Nei maschi, l’uso della voce è proporzionale al
carattere. I più timidi o introversi ci giungono per gradi. Calcare sulle
finali è essenziale perché nella conversazione quotidiana le parole sono a
cuneo, si dissolvono nell’ultima sillaba; e così le frasi. Ci vuole tempo
perché l’emissione vocale sia costante ed equilibrata fino alla fine.
Variante: senza la palla, sempre in cerchio, devono accogliere con un
gesto il proprio nome scandito dal compagno di destra e ruotare pronunciando il
nome del compagno a sinistra, passandoglielo sempre con un gesto. Invito ad
andare più veloci. Qualche giro di prova, rimescolando le posizioni, e poi le
eliminazioni per chi sbaglia. Altra variante: tagliare il cerchio in diagonale
scambiando il posto con il compagno di cui si grida il nome, di corsa.
Torniamo alla lavagna.
Ripeto e approfondisco i concetti di sottotesto-situazione-circostanze,
portando altri esempi. Scrivo il nome di Stanislavskij e invito i più
volenterosi a dare un’occhiata in Wikipedia.
L’esercizio consiste nel portarsi al centro del semicerchio e dire “buongiorno”
nel modo adeguato alla situazione immaginata. Io, poi, invito a considerare le circostanze
e ad ampliare il raggio di conoscenza. Esercizio antico, contenuto nel libro di Antoine-François Riccoboni, L'art du théâtre, 1750.
Comincia Raffaele (di solito comincia sempre lui, è come il clown
chiuso nella scatola; aprite le attività e… zac! lui balza fuori). Il suo buongiorno!
è in stile: entertainer all’americana. Ma sotto c’è poca storia. Attraverso gli
interventi, i concetti si chiariscono. Con Francesco S. abbiamo già una scena
generata dal buongiorno. Un padre arrabbiato entra nella camera dei
figli (quattro gemelli intenti ai videogiochi) allibiti (non ci entra mai!) e
li squadra truce mostrando il diario con la nota. Seguono espressioni di imbarazzo,
timore reverenziale, e tentativi di giustificazione. Basta così. Ora i nessi
sono stabiliti: parola, situazione, circostanze. Ricaviamo anche qualche differenza
di carattere tra i gemelli e osservazioni sul rapporto con il padre. Ci
fermiamo qui, ma intendo riprendere la scena per affrontare: lo stacco da una
situazione di gioco a una di ansia, le singole personalità, i tempi.
Invito a prendere i copioni.
I mediatori (chiedo ai ragazzi: preferite che li chiamiamo narratori o
mediatori? unanimi: mediatori) dovevano essere tre, ma con Francesco D. ora
sono quattro. Per riscrivere le parti voglio testare Francesco. Inizia, come
sempre, Raffaele (è il mediatore n° 1), con un registro troppo brillante;
glielo faccio notare e si modera, lui è quello che diffida di Medea e ne
rimarca le colpe. Francesco ha il tono giusto per compatire invece la madre
assassina e la resa emotiva è molto efficace. Bene, darò loro quattro sfumature
diverse, in modo che non siano semplici intrattenitori di un teatro ludico, ma
personaggi completi in una rappresentazione drammatica.
Per finire, spiego come va utilizzata la guida che ho preparato per quattro
personaggi: Giasone, Medea, Creonte e Nutrice. Ogni battuta è preceduta da una azione
testuale, che viene suggerita o ispirata dal testo; seguita poi da una azione
psichica che è la risposta istintiva dell’interprete, come reazione
corporea all’emozione percepita; essa dovrebbe però essere personale, e non
frutto di stereotipi. Sembra una frammentazione eccessiva, ma solo procedendo
per gradi, come per una segmentazione mimica, riesco a frenare i ragazzi e a
farli riflettere e concentrare. In sintesi: lettura meccanica del testo;
ricerca dei movimenti frutto di deduzione; espressione delle reazioni emotive e
fisiche indagando in se stessi quale risposta risulti adeguata, coerente,
originale, efficace.
Purtroppo, sono già le 17.45 e i genitori sono qui. Impostiamo la
scena con Giulio e rimandiamo l’esecuzione a martedì prossimo. I ragazzi insistono
per passare l’aspirapolvere e lavare il pavimento, ma rimando alla settimana
prossima perché non ho avvisato i genitori.
E Cicerone? Anche oggi non ho fatto in tempo a leggerlo, deve
aspettare.
Ecco una citazione:
“Quanto più la forza dell’eloquenza cresce, tanto più deve essere
accompagnata dall’onestà e dalla saggezza. Se infatti avremo insegnato le
tecniche della comunicazione a persone prive di tali virtù, non avremo creato
degli oratori, ma affidato armi a dei pazzi.”
Invece di leggere “Orator”, “De oratore” e gli altri libri di
Cicerone sull’eloquenza, ecco un'agile sintesi:
Cicerone, L’arte di comunicare, a cura di Paolo Marsich, Oscar
Mondadori 2011.
Centinaia di esercizi da adattare alle vostre necessità:
Patrick Pezin, Il libro degli esercizi per attori, Dino Audino 2003.
Per l’interpretazione del personaggio e le azioni fisiche:
I due classici di Stanislavskij: “Il lavoro dell’attore su se stesso”
e “Il lavoro dell’attore sul personaggio”, Laterza.
Sanford Meisner, La recitazione, Dino Audino 2007-
Anatolij Vasilev, “A un unico lettore. Colloqui sul teatro”, Bulzoni 2000.
Un fantastico libro sull’evoluzione dell’attore:
Claudio Vicentini, La teoria della recitazione. Dall’antichità al
Settecento”, Marsilio 2012.
Prossimamente altri.
La foto fa riferimento a un ensemble kalon. Vedremo di che cosa si tratta.
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