Non ha ancora trent’anni, laureato, due anni di contratti a termine presso una grande azienda, licenziato e riassunto, bistrattato, sottopagato, nessun futuro prospettato, perfino molestato dalla capa… “Era meglio quando facevo i gelati. Ci guadagnavo anche di più.” “E adesso?” “Cina. Sono qui da un anno. Senza contratto. Abusivo. Mi hanno già portato dentro, i poliziotti mi hanno terrorizzato, messo nudo, provocato, poi un’amica del posto li ha convinti che non ero un contrabbandiere. Tu americano! gridavano. E io No, italiano! Bella roba essere italiani.” “E dopo?”
“Appunto. E dopo? Lascio questo posto, ho messo via qualche soldo, ma non è una situazione sostenibile. Ho trovato a Hong Kong, ma con quanto mi pagano non si riesce a vivere in una città così cara. Sono in contatto con un tour operator in Libia, e anche se i soldi sono pochi almeno sono vicino a casa.” “E in Italia?” “Sì, posso tornare a fare gelati. In nero.” “Uhm… vorresti qualcosa di meglio, però, vero?” “Vorrei una vita.” Non ha ancora trent’anni. Capace e onesto, affidabile e intraprendente, laborioso ed efficiente… ma è un precario e tutto il resto non conta.
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